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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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negli anni Settanta, quando esso era ancora molto influente benché<br />

fosse stato formulato e riformulato nei due decenni precedenti come<br />

parte del primo attacco analitico all’essenzialismo estetico.<br />

Questi critici sostenevano che l’estetica tra<strong>di</strong>zionale fosse affètta<br />

da eccessiva vaghezza e da ripetute <strong>di</strong>storsioni poiché presumeva che<br />

arte, esperienza estetica, giu<strong>di</strong>zio estetico, significato e valore estetico,<br />

fondamentalmente fossero tutti per essenza la stessa cosa. Concezioni<br />

che erano valide per alcune arti o alcuni tipi <strong>di</strong> valore e significato<br />

estetico erano automaticamente applicate a tutta l’arte e a tutta l’esperienza<br />

estetica in generale, anche quando era facile vedere (volgendovi<br />

davvero lo sguardo) che tale applicazione era sbagliata o inappropriata.<br />

John Passmore, ad esempio, nel lamentare lo «squallore dell’estetica» 8<br />

asseriva anche che «la piattezza dell’estetica nasce proprio dal tentativo<br />

<strong>di</strong> inventare una materia unica dove forse invece non ne esiste<br />

alcuna», «che non vi è un’estetica e tuttavia vi sono principi <strong>di</strong> critica<br />

letteraria, principi <strong>di</strong> critica musicale, ecc.», e che tale estetica generale<br />

dovrebbe essere abbandonata a vantaggio <strong>di</strong> uno «stu<strong>di</strong>o intensivo e<br />

particolareggiato delle singole arti», <strong>di</strong> cui bisognerebbe rispettare le<br />

specifiche <strong>di</strong>fferenze.<br />

Questo argomento, malgrado tutto il suo valore, non implica che<br />

l’estetica è finita, ma solo che l’indagine estetica non andrebbe più<br />

condotta al livello più generale della teorizzazione che mira a rivelare<br />

presunti universali con<strong>di</strong>visi e peculiari e <strong>di</strong> fatto essenziali per tutti<br />

i fenomeni estetici o per tutta l’arte, ma andrebbe invece in<strong>di</strong>rizzata<br />

ad analizzare forme specifiche <strong>di</strong> espressione ed esperienza estetica e<br />

le varietà <strong>di</strong> pratiche estetiche. E infatti abbiamo testimoniato nella<br />

filosofia analitica che l’estetica ha evidentemente continuato ad esistere,<br />

e ha anzi prosperato, grazie a una teorizzazione più specifica, i<br />

cui risultati possono anche essere utilizzati come base per sviluppare<br />

teorie sempre più generali.<br />

In ogni caso, la filosofia analitica ha continuato a sfornare teorie<br />

generali dell’arte e teorie generali del valore estetico, e questa tendenza<br />

è <strong>di</strong>ventata molto più forte da quando la posizione anti-essenzialista<br />

wittgensteiniana ha perso il suo predominio. Quanto all’estetica pragmatista,<br />

il suo approccio pluralistico incoraggia specifiche esplorazioni<br />

delle arti in<strong>di</strong>viduali e delle logiche peculiari <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti pratiche<br />

estetiche al <strong>di</strong> là del regno artistico, ma scorge anche il valore della<br />

teorizzazione generale che pervade la nostra conoscenza <strong>di</strong> specifiche<br />

forme estetiche. Inoltre, essa riconosce che l’estetica ha a che fare non<br />

solamente con la teoria, ma anche con le pratiche estetiche del mondo<br />

reale. Fino a quando si produrranno e si godranno cose dotate <strong>di</strong><br />

bellezza, l’estetica sarà sempre con noi.<br />

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