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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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Dal bello all’atmosferico<br />

Tra estetica e atmosferologia<br />

<strong>di</strong> Tonino Griffero<br />

1. L’esperienza atmosferica.<br />

Ma perché mai, stando alla pubblicità, si dovrebbe desiderare <strong>di</strong><br />

bere “il rum più bevuto nei peggiori bar <strong>di</strong> Caracas”, se non per l’impreve<strong>di</strong>bile<br />

atmosfera seducente generata dall’associazione puramente<br />

immaginativa tra la bevanda, l’esotismo della città e la supposizione<br />

del gusto per l’autenticità <strong>di</strong> certi suoi sor<strong>di</strong><strong>di</strong> locali? E perché mai,<br />

nonostante ogni rassicurazione statistica e il preve<strong>di</strong>bile incremento dei<br />

controlli, si ha più paura in un luogo pubblico subito dopo un attentato,<br />

se non per l’atmosfera inquietante generata dall’episo<strong>di</strong>o terroristico e<br />

normalmente invece sopita? In questi e in infiniti altri casi la qualità sensibile<br />

ed emozionale del nostro essere-nel-mondo sembra potentemente<br />

influenzata da atmosfere prevalenti, che, pur se impalpabili, impregnano<br />

potentemente l’“aria” che respiriamo.<br />

Proprio per questo si potrebbe azzardare che, dopo l’estetica, dovrebbe<br />

venire l’atmosferologia. Ma sarebbe una futile provocazione<br />

nei confronti della più che bicentenaria tra<strong>di</strong>zione dell’estetica come<br />

filosofia del bello e dell’arte, e, comunque, tanto superficiale quanto<br />

l’analoga pretesa <strong>di</strong> riconversione integrale dell’estetica in ermeneutica<br />

tentata (e non a caso fallita) qualche decennio or sono dagli epigoni <strong>di</strong><br />

Gadamer. Ciò che si suggerisce qui, dunque, è qualcosa <strong>di</strong> meno ra<strong>di</strong>cale<br />

e, proprio per questo, <strong>di</strong> ben più praticabile: e cioè che l’estetica<br />

– un termine alle cui occorrenze attribuiamo, a limine, esclusivamente<br />

una “somiglianza <strong>di</strong> famiglia”– torni a essere, più <strong>di</strong> quanto da anni<br />

si pretende, una teoria della percezione sensibile e, in questo senso,<br />

anche un’atmosferologia.<br />

Che l’estetica o estesiologia (o aistetica; Böhme 2001) fuoriesca dai<br />

confini tanto dell’arte, per <strong>di</strong> più automaticamente e ingiustificatamente<br />

identificata con la cosiddetta “grande” arte, quanto del bello, categoria<br />

ormai usurata sia per l’avvento delle arti-non-più-belle sia per la sua<br />

impossibile applicazione all’o<strong>di</strong>erna estetizzazione del mondo della vita.<br />

Le produzioni artistiche stesse, d’altronde, sempre più laconiche sotto il<br />

profilo semantico e sempre più orientate alla “comunicazione”, se non<br />

alla manipolazione dei sentimenti, paiono oggi effettivamente puntare<br />

più sul riorientamento qualitativo della situazione affettiva della fruizione<br />

che non sulla contemplazione <strong>di</strong>sinteressata e sul giu<strong>di</strong>zio riflessivo.<br />

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