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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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nei confronti del senso della realtà e delle ontologie che intenzionano,<br />

ma nient’affatto riducibile a queste, l’emergenza dell’estetico nel paesaggio<br />

umano assumerebbe così il valore <strong>di</strong> un passaggio al confine tra<br />

biologia e cultura, tra <strong>di</strong>sposizioni naturali e significazioni. Un passaggio<br />

estetico, appunto, che non sta soltanto alle nostre spalle, in quanto la<br />

virtuosità dei vincoli tra la nostra mente e il mondo attende <strong>di</strong> essere<br />

costantemente rinnovata. Sta appunto anche in ciò il motivo che ci fa<br />

concludere con una punta <strong>di</strong> ottimismo nei confronti della domanda <strong>di</strong><br />

cosa ci sia “<strong>Dopo</strong> l’estetica”. Dal momento che il suo oggetto coinvolge<br />

il senso stesso dell’identità umana e la possibilità <strong>di</strong> una sua fioritura,<br />

“dopo” – come si è anticipato (e probabilmente alle con<strong>di</strong>zioni che si<br />

è detto) – c’è ancora un’estetica.<br />

1 M. Moshagen e M. T. Thielsch, Facets of visual aesthetics, “International Journal of<br />

Human-Computer Stu<strong>di</strong>es”, vol. 68, issue 10 (ott. 2010), pp. 689-709.<br />

2 M. T. Thielsch, Ästhetik von Websites. Wahrnehmung von Ästhetik und deren Beziehung<br />

zu Inhalt, Usability, und Persönlichkeitsmerkmalen, MV Wissenschaft, Münster 2008.<br />

3 Cfr. F. Desideri, Del senso dell’estetica (e della sua non identità con la filosofia dell’arte),<br />

in <strong>di</strong> A. Di Bartolo e F. Forcignanò (a cura <strong>di</strong>), Estetica e filosofia dell’arte. Un’identità<br />

<strong>di</strong>fficile, Albo Versorio, Milano 2005, pp. 13-18.<br />

4 Naturalmente arte e letteratura sono argomenti degnissimi e irrinunciabili <strong>di</strong> una considerazione<br />

estetica, a con<strong>di</strong>zione, però, che non ne esauriscano l’oggetto, precostituendone<br />

i binari metodologici. La tesi che il nocciolo dell’estetica sia costituito dal problema dell’arte<br />

non è, certamente, un’esclusiva della filosofia <strong>di</strong> orientamento ermeneutico. Seppur declinata<br />

in maniera ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>versa, la convinzione che tutto quanto riguarda l’esperienza<br />

estetica nella sua quoti<strong>di</strong>anità sia semplicemente preparatorio all’analisi dell’opera d’arte è<br />

<strong>di</strong>fesa da un filosofo <strong>di</strong> orientamento analitico come Richard Wollheim. Si veda, al riguardo,<br />

R. Wollheim, The Core of Aesthetics, “Journal of Aesthetic Education”, vol. 25, n. 1, Special<br />

Issue: More Ways ofWorldmaking (Spring, 1991), pp. 37-45. Analizzo e <strong>di</strong>scuto estesamente<br />

la tesi contenuta nel breve saggio <strong>di</strong> Wollheim in un altro lavoro, <strong>di</strong> prossima pubblicazione.<br />

5 Cfr. J.-M. Schaeffer, L’arte dell’età moderna. Estetica e filosofia dell’arte dal xviii secolo<br />

ad oggi, tr. it. <strong>di</strong> S. Poggi, il Mulino, Bologna 1996, p. 94, e G. Génette, L’Opera dell’arte.<br />

La relazione estetica, a cura <strong>di</strong> F. Bollino tr. it. <strong>di</strong> R. Campi, Clueb, Bologna 1998, p. 80.<br />

6 Appunto in questa <strong>di</strong>rezione vanno gli importantissimi stu<strong>di</strong> – da Senso e paradosso<br />

(Laterza, Roma-Bari 1986) a Estetica. Uno sguardo-attraverso (Garzanti, Milano 1992) – <strong>di</strong><br />

Emilio Garroni, dove, attraverso una rinnovata e acutissima lettura della terza Critica kantiana,<br />

si perviene ad un trascendentalismo soft per il quale l’estetica anziché una filosofia speciale<br />

è una riflessione a valenza filosofica generale sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> senso dell’esperienza. Oltre<br />

il quadro <strong>di</strong> questa impostazione (e più vicino al senso <strong>di</strong> una meta-estetica che proporrò<br />

più avanti in questo saggio) mi pare, però, che vada l’ultimo notevolissimo libro <strong>di</strong> Garroni,<br />

Immagine, Linguaggio, Figura, Laterza, Roma-Bari 2005.<br />

7 Seppur non frequentissimo, nell’ambito della filosofia analitica è comunque presente<br />

l’uso del termine “meta-aesthetics”; si vedano solo a titolo <strong>di</strong> esempio M. Rose, Nature as<br />

Aesthetic Object: an Essay on Meta-aesthetics, “British Journal of Aesthetics”, 16, 1976, pp.<br />

3-12; Th. Heyd, Aesthetics and Rock Art: an Introduction in Th. Heyd e J. Clegg, Aesthetics<br />

and Rock Art, Ashgate Publishing, Aldershot 2005, p. 5; R. Stecker, Value in Art, in J.<br />

Levinson, The Oxfors Handbook of Aesthetics, Oxford University Press, Oxford 2005, p. 307.<br />

8 In questa <strong>di</strong>rezione muove il saggio <strong>di</strong> L. Bartalesi, La nascita dell’animale estetico.<br />

Indagine preliminare a una filogenesi della relazione estetica, in “Aesthetica Preprint. Supplementa”,<br />

23, aprile 2009, pp. 41-64.<br />

9 Alcuni passi in questa <strong>di</strong>rezione ho cercato <strong>di</strong> muoverli in alcuni miei recenti lavori;<br />

penso in particolare a: F. Desideri, Estetica e meta-estetica: vincoli percettivi, gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà,<br />

anticipazioni cognitive, in: F. Desideri, G. Matteucci, J. M. Schaeffer (a cura <strong>di</strong>), Il fatto esteti-<br />

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