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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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Ferraris 11 ) o non si deve piuttosto parlare, soprattutto a proposito <strong>di</strong><br />

quanto viene identificato come arte, <strong>di</strong> oggetti che incorporano una<br />

peculiare intenzionalità (secondo la nota tesi <strong>di</strong> Alfred Gell 12 )? E, in<br />

appen<strong>di</strong>ce a questo problema, la stessa possibilità <strong>di</strong> pensare l’opera<br />

d’arte nei termini <strong>di</strong> una ontologia <strong>di</strong>namica 13 ha delle conseguenze<br />

rilevanti per una <strong>di</strong>fferenziazione dell’ontologia secondo livelli e strati<br />

(alla Hartmann, tanto per intendersi)?<br />

Sottolineare il carattere aperto e internamente mosso <strong>di</strong> questo modo<br />

<strong>di</strong> intendere una meta-estetica (premessa necessaria a un’estetica che<br />

pur nella fedeltà alla sua origine illuministica 14 sia capace <strong>di</strong> una nuova<br />

configurazione 15 adeguata alle sfide del contemporaneo) non deve<br />

tuttavia dare l’impressione <strong>di</strong> una in<strong>di</strong>fferenza alla teoria che si spinge<br />

fino all’anything goes. Decisiva, al riguardo, è la coerenza e la fecon<strong>di</strong>tà<br />

dell’idea <strong>di</strong> partenza, la tesi <strong>di</strong> sfondo che dovrebbe funzionare da filo<br />

conduttore alla pluralità <strong>di</strong> vie in cui si tenta la ricerca. Per questo non<br />

basta più un’impostazione <strong>di</strong> tipo trascendentale o quasi-trascendentale<br />

e può essere accolto, cum grano salis, anche quel programma <strong>di</strong> naturalizzazione<br />

della fenomenologia (e la connessa idea <strong>di</strong> una “cognizione<br />

incarnata”) avviato qualche anno fa, insieme a <strong>di</strong>versi altri, da Jean<br />

Petitot e Francisco J. Varela 16 . Ma soprattutto è necessario riprendere<br />

l’idea cara a Wilfrid Sellars che tra i compiti della filosofia vi è anche<br />

quello <strong>di</strong> formulare ipotesi e fingere modelli (la filosofia, <strong>di</strong>ce appunto,<br />

Sellars «può forse essere la casta musa della chiarezza, ma è anche la<br />

madre delle ipotesi» 17 ) senza <strong>di</strong>menticare che ipotesi e modelli vanno<br />

messi alla prova 18 . Inevitabilmente l’ipotesi <strong>di</strong> partenza circa la genesi e<br />

la natura dell’estetico deve riguardare anche il suo rapporto con quanto,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista delle funzioni e degli atteggiamenti umani, appartiene<br />

a campi semantico-concettuali <strong>di</strong>fferenti.<br />

L’ipotesi-guida dell’idea <strong>di</strong> meta-estetica che propongo qui come<br />

un obiettivo da perseguire riguarda anzitutto il carattere attivamente<br />

anticipante dell’estetico (dell’esercizio <strong>di</strong> un’attitu<strong>di</strong>ne estetica) nei<br />

confronti tanto del cognitivo quanto dell’etico. Si tratta <strong>di</strong> una tesi che<br />

trae liberamente spunto da quanto Kant sostiene nella Critica della<br />

facoltà <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio a proposito del giu<strong>di</strong>zio estetico come anticipazione<br />

della forma <strong>di</strong> una conoscenza in generale. L’idea, esposta più <strong>di</strong>stesamente<br />

in altri miei lavori 19 , muove dalla preoccupazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />

il valore generale dell’estetico e il suo carattere meta-funzionale appunto<br />

nella forma <strong>di</strong> un’attitu<strong>di</strong>ne umana nei confronti del mondo che si<br />

presenta strutturalmente costante (non <strong>di</strong>pendente, cioè, da contesti<br />

culturali, epocali o da fasi dello sviluppo in<strong>di</strong>viduale). Il nucleo generativo<br />

<strong>di</strong> tale idea è offerto da un’analisi della percezione come <strong>di</strong>namica<br />

che si innesta in (e nello stesso tempo alimenta) una trama memoriale<br />

inscritta in una corporeità non idealizzata in “carne”, ma comunque<br />

vissuta. In questa <strong>di</strong>namica, la <strong>di</strong>fferenziazione tra il tenore emotivo e<br />

l’aspetto cognitivo è da considerarsi come successiva al loro presentarsi<br />

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