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1. - Clinica malattie apparato respiratorio

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4. MANAGEMENT CLINICO DELLA BPCO<br />

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patto che, come sarebbe civile che fosse, quest’ultima<br />

sia in grado di eseguire alcune semplici<br />

misure di funzione respiratoria. È stato detto<br />

e ridetto (ma mai abbastanza, sicché giova ripeterlo)<br />

“così come si misura la pressione arteriosa,<br />

la glicemia, il colesterolo… si dovrebbe misurare<br />

il FEV 1 ”: in questo modo la medicina interna<br />

avrebbe più opportunità di diagnosticarla<br />

in fase precoce.<br />

BPCO in fase stabile: entrambe le strutture (entrambe<br />

le professionalità) dovrebbero essere in<br />

grado di gestirla con eguale efficacia, ma con<br />

maggiore “intelligenza”degli eventi (e della conduzione<br />

della terapia) in ambito pneumologico.<br />

Tuttavia,la necessità di uno studio completo della<br />

funzione respiratoria (indispensabile anche a<br />

valutare gli effetti della terapia) può rendere opportuna,<br />

da parte dell’internista, la consultazione<br />

dello specialista.<br />

BPCO in fase di riacutizzazione: non abbiamo<br />

dubbi in proposito. Lo specialista pneumologo<br />

sa affrontare meglio (molto meglio) i problemi<br />

terapeutici che una simile condizione pone, che<br />

significa anche capire “prima e meglio” quando<br />

la malattia è da Intensive Care Unit.<br />

BPCO in fase avanzata: è la fase in cui, solitamente,<br />

la BPCO non è più solo una malattia<br />

polmonare ma piuttosto “cardiorespiratoria con<br />

manifestazioni sistemiche”. In teoria la medicina<br />

interna dovrebbe essere la sede più idonea se<br />

non avesse le ali tarpate dalla sua scarsa sensibilità<br />

(interesse) e ridotta aggressività terapeutica<br />

nei confronti delle <strong>malattie</strong> dell’<strong>apparato</strong> <strong>respiratorio</strong><br />

(MAR). Sicché, anche in questa fase, uno<br />

pneumologo accanto appare indispensabile.<br />

La risposta. La BPCO è una MAR; sarebbe augurabile<br />

che, in ugual misura, diventasse (con innesto<br />

dello specialista nelle fasi più cruciali) una malattia<br />

da reparto internistico. I dati della Regione Lombardia<br />

(e quelli della nostra piccola indagine locale)<br />

indicano la necessità e l’urgenza di diffondere in<br />

settori extrapneumologici la “cultura” della BPCO.<br />

Il confronto medicina interna-pneumologia è per<br />

molti versi stimolante e di pratica utilità (valutazione<br />

del consumo delle risorse-outcomes). Uno<br />

studio di pochi anni fa 6 , quantitativamente importante,<br />

di confronto tra specialisti (pneumologi)<br />

e generalisti (medici di medicina generale) giungeva<br />

alla conclusione che la scelta era indifferente:<br />

non comportava significative differenze. I confronti<br />

devono rispettare regole precise: per fornire<br />

informazioni vere devono essere omogenei. E<br />

questo ha tutta l’aria di non esserlo. Come è stato<br />

giustamente fatto notare (C. Giuntini) esistono<br />

delle soglie biologiche discriminanti tra il fare con<br />

buone possibilità di successo e il fare con scarse<br />

possibilità di successo. Se queste soglie non sono<br />

comparabili i confronti forniscono risultati distorcenti.<br />

Nello studio citato 6 , in effetti, i pazienti ricoverati<br />

in ambiente pneumologico avevano una riacutizzazione<br />

della BPCO più grave di quella dei pazienti ricoverati<br />

in ambiente internistico e ciò non consente di<br />

applicare i metodi statistici per aggiustare i dati (aggiustamento<br />

reso necessario dalla mancata randomizzazione)<br />

nell’analisi multivariata delle risorse consumate e<br />

della sopravvivenza.<br />

QUAL ÈILRUOLO<br />

DELLA MEDICINA INTERNA<br />

NELL’ETEROGENEO MONDO<br />

DELLA BPCO<br />

Come si è accennato, nella medicina del nostro<br />

paese non si è diffusa una cultura clinica respiratoria<br />

sicché essa (tranne poche eccezioni) non ha<br />

un ruolo attivo in questo settore della patologia.<br />

Lo scenario appare assai diverso da quello della geriatria:<br />

lo sviluppo di una medicina respiratoria in<br />

età geriatrica (grande merito dello studio Sa.R.A)<br />

ha contribuito a migliorare ed espandere le nostre<br />

conoscenze sulla BPCO. Non altrettanto ha fatto<br />

la medicina interna; forse perché la geriatria è una<br />

branca più giovane (e come tale più recettiva) e ha<br />

la volontà di affermare la sua identità. A sua volta<br />

la medicina respiratoria dovrebbe fare “di più e<br />

meglio” per catturare l’interesse della medicina interna,<br />

nel superiore interesse del progresso delle<br />

conoscenze. A nostro giudizio, settori nei quali la<br />

medicina interna è culturalmente attrezzata per<br />

fornire potenziali contributi sono quelli della diagnosi<br />

precoce, delle manifestazioni sistemiche, degli<br />

effetti extrarespiratori, della terapia e – di particolare<br />

importanza – quello della stadiazione della<br />

malattia.<br />

CONCLUSIONI<br />

Malattia “internistica” la BPCO lo è; il problema è<br />

farla diventare “malattia degli internisti”.<br />

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