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1. - Clinica malattie apparato respiratorio

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IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 6<br />

L’approccio diagnostico<br />

Antonio Gerace<br />

La BPCO deve, in primo luogo, essere correttamente<br />

diagnosticata. Questo è necessario perché<br />

si avvii quel processo di contenimento cui si<br />

deve puntare, per evitare o, almeno, attenuare gli effetti<br />

devastanti che le proiezioni epidemiologiche<br />

preannunciano.<br />

In uno scenario assistenziale nel quale i farmaci in<br />

nostro possesso risultano poco efficaci nel condizionare<br />

la storia naturale e quindi l’evoluzione della malattia,<br />

è evidente come sia necessario intervenire attraverso<br />

un approccio globale, definendo un percorso<br />

assistenziale completo, che partendo da momenti<br />

di prevenzione, educazione sanitaria e counselling, attraversi<br />

tutti gli stadi della malattia, secondo i criteri<br />

codificati nell’ambito di linee guida accreditate 1,2 .<br />

In verità, l’approccio attuale sembra caratterizzato<br />

da numerosi fattori limitanti:<br />

● la BPCO è in larga parte legata a comportamenti<br />

individuali (fumo) o ambientali (inquinamento)<br />

su cui è difficile intervenire;<br />

● la conoscenza delle caratteristiche tipiche della<br />

malattia e dei fattori di rischio impone al MMG<br />

un’attenta “raccolta dati” secondo il criterio del<br />

“minimum data set”, preferibilmente non riferito<br />

solo alla BPCO, quant’anche agli elementi chiave<br />

che caratterizzano le <strong>malattie</strong> a più alto impatto<br />

sociosanitario;<br />

● relativamente all’approccio al paziente a rischio,<br />

così come a quello già affetto da BPCO, disponiamo<br />

di vaste conoscenze, purtroppo a tutt’oggi<br />

ancora in buona parte disattese. Semplici elementi<br />

che rientrano nell’ambito della fase osservazionale<br />

(tosse,dispnea,espettorazione,esposizione a fattori<br />

di rischio) dovrebbero rappresentare informazioni<br />

sufficienti per attivare il reclutamento del<br />

paziente nel senso di una valutazione clinica più<br />

approfondita, comprensiva di esame spirometrico<br />

(gold standard supportato da evidenze “A”);<br />

● il MMG dovrebbe essere formato in maniera<br />

specifica alla gestione delle patologie da dipendenza,<br />

potendo così sfruttare al massimo la sua<br />

posizione di conoscitore del paziente, del contesto<br />

lavorativo e familiare, oltre all’opportunità<br />

di una continuità assistenziale improponibile in<br />

altri ambienti sanitari;<br />

●<br />

●<br />

la diagnosi, molto spesso, viene posta in stadio<br />

avanzato, allorquando il paziente già necessita di<br />

interventi sanitari complessi a causa di un danno<br />

anatomopatologico di grado significativo, nel<br />

mentre i meccanismi che sottendono la “dipendenza<br />

tabagica” risultano già consolidati e sui<br />

quali è più difficile intervenire;<br />

è necessario che maturi un’elevata professionalità<br />

oltre a un congruo livello di competenza<br />

scientifica soprattutto per quanto riferibile alle<br />

capacità organizzative (management) e all’ integrazione<br />

professionale nel senso di una chiara<br />

definizione di ruoli in un percorso assistenziale<br />

globale, anche al fine di evitare sovrapposizioni<br />

e inutili ripetizioni di interventi.<br />

Un discreto grado di demotivazione, mista a scetticismo,<br />

accompagna gli operatori sanitari, allorquando<br />

si propongono momenti di consenso aventi per<br />

obiettivo strategie di prevenzione per la BPCO.<br />

Esiste il falso convincimento che la patologia bronchiale<br />

sia in buona parte una condizione auto-inflitta,su<br />

cui sia difficile intervenire proprio in quanto<br />

il paziente risulterebbe il principale e consapevole<br />

protagonista del proprio danno.<br />

Pur nel convincimento che il fumo di tabacco non<br />

costituisca l’unico fattore di rischio coinvolto nella<br />

patogenesi della BPCO 3 , esso stesso, indubbiamente,<br />

risulta quello meglio studiato e rappresenta,<br />

insieme all’inquinamento ambientale e lavorativo,<br />

un set di facile riscontro e acquisizione per il<br />

MMG.<br />

Le incertezze che traspaiono dalle evidenze scientifiche<br />

circa il ruolo dei vari fattori di rischio e/o<br />

la loro possibile combinazione nell’innesco del danno<br />

bronchiale devono tradursi in atti di concretezza,<br />

attuando strategie e interventi mirati se non altro<br />

verso quelle condizioni note, sulle quali è possibile<br />

proporre e apportare modifiche:<br />

● igiene ambientale;<br />

● interventi sullo stile di vita;<br />

● osservazione/prevenzione generica su possibili<br />

patologie broncopolmonari;<br />

● interventi sullo stato socioeconomico.<br />

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