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1. - Clinica malattie apparato respiratorio

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5. RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE NELLA GESTIONE DELLA BPCO<br />

li ceppi patogeni in causa: Haemophilus influenzae,<br />

Streptococcus pneumoniae, Moraxella catarrhalis.<br />

In presenza di BPCO riacutizzata è indicato l’uso<br />

di broncodilatatori, in prevalenza assunti per via<br />

inalatoria, o l’incremento della dose di quelli eventualmente<br />

già in terapia.<br />

I farmaci broncodilatatori prevalentemente utilizzati<br />

sono i β2-stimolanti e gli anticolinergici. Non è<br />

possibile affermare, a oggi, la superiorità di una categoria<br />

sull’altra. Spesso può essere utile un’associazione<br />

tra broncodilatatori diversi. Non vi è una documentata<br />

superiorità delle formulazioni in erogatori<br />

predosati rispetto alle formulazioni per aerosol.<br />

L‘utilizzo dell’aminofillina rimane controverso e<br />

sembra che la sua aggiunta a una terapia broncodilatatrice<br />

con β2-stimolanti e anticolinergici, correttamente<br />

condotta, non determini miglioramenti sostanziali.<br />

La somministrazione di steroidi sistemici, in<br />

presenza di esacerbazione di BPCO, migliora la respirazione<br />

e i sintomi del paziente,favorisce lo scambio<br />

dei gas, riduce il rischio di fallimento terapeutico<br />

e diminuisce la durata della degenza ospedaliera<br />

17 . La durata media del trattamento steroideo sistemico<br />

(per esempio, metilprednisolone 30 mg/die)<br />

varia da 5 a 10 giorni.<br />

IL PAZIENTE OSPEDALIZZATO:<br />

CRITERI DI STABILIZZAZIONE<br />

CLINICA E DI DIMISSIONE<br />

È auspicabile che il rapporto tra MMG e paziente<br />

non si interrompa durante il periodo di ricovero<br />

ospedaliero. Oltre a essere apprezzato dal paziente,<br />

questo consente di aumentare la conoscenza reciproca<br />

e lo scambio informativo con i colleghi ospedalieri.<br />

Può accadere, per esempio, che alcuni sintomi<br />

siano più facilmente colti o comunicati al<br />

MMG, che non al medico ospedaliero. Infatti, nonostante<br />

in ambiente ospedaliero si possa affrontare<br />

la riacutizzazione della BPCO in modo efficace,<br />

alcuni aspetti della malattia spesso non sono affrontati.<br />

Per esempio la “fatigue” del paziente, la facile<br />

esauribilità durante l’esercizio, la frequente depressione<br />

18 . Ma soprattutto questo contatto è importante<br />

quando si programma la dimissione del<br />

paziente. Mentre oggi la tendenza è di ridurre al<br />

minimo il periodo di degenza ospedaliera, sono ancora<br />

poco sviluppate le conoscenze che ci consentono<br />

di definire con precisione i criteri di stabilizzazione<br />

della malattia e i conseguenti margini di sicurezza<br />

per il paziente, dopo la dimissione.Va anche<br />

precisato che tale garanzia è strettamente dipendente<br />

dall’ambiente socioassistenziale in cui il<br />

paziente viene a trovarsi una volta dimesso: dalla tipologia<br />

abitativa, dalla struttura familiare, dalla presenza<br />

di personale infermieristico generico, del<br />

MMG, fino alla disponibilità di strutture complesse<br />

sul piano delle attrezzature e dell’assistenza per i<br />

pazienti particolarmente gravi. L’analisi di questi<br />

aspetti dovrebbe costituire argomento di approfondita<br />

valutazione tra MMG, colleghi ospedalieri ed<br />

eventuali altre figure assistenziali, con un anticipo<br />

sufficiente a consentire l’organizzazione necessaria<br />

ad accogliere il paziente al suo domicilio, senza interruzione<br />

della continuità assistenziale.<br />

Secondo alcuni studi, possono essere identificati alcuni<br />

indicatori capaci di predire il rischio di ricaduta<br />

del paziente dopo la dimissione, utili quindi<br />

nella programmazione del successivo follow-up. Le<br />

ricadute sembrano più frequenti nei pazienti che<br />

hanno mostrato una riduzione del FEV 1 pre-trattamento<br />

o post-trattamento, in quelli che hanno ricevuto<br />

un incremento della dose di steroidi o broncodilatatori<br />

in occasione della visita e in quelli che<br />

hanno un’anamnesi di frequenti precedenti ricadute<br />

19 . Un buon livello di comunicazione tra MMG<br />

e specialista può portare a concordare un modello<br />

di follow-up del paziente che punti a mettere in atto<br />

tutti gli interventi utili a procrastinare il più possibile<br />

l’eventuale ricaduta o in ogni caso a coglierne<br />

tempestivamente le manifestazioni precoci.<br />

ORGANIZZAZIONE<br />

DELL’ASSISTENZA DOMICILIARE<br />

Un intervento infermieristico regolare a domicilio<br />

di pazienti con recente ricovero per BPCO, volto<br />

a fornire educazione sanitaria e a monitorare il paziente,<br />

ha aumentato le conoscenze di quest’ultimo<br />

nei confronti della malattia e quindi la sua consapevolezza,<br />

ma non ha ridotto il numero di ricoveri<br />

successivi rispetto a un gruppo di controllo 20 .<br />

Probabilmente la struttura di modelli assistenziali di<br />

provata efficacia, al pari di quelli esistenti per altre<br />

patologie quali il diabete o lo scompenso cardiaco,<br />

non può essere automaticamente esportata nel<br />

campo della BPCO. Dovranno essere messi a punto<br />

piani di gestione specifici per il paziente BPCO,<br />

nei quali dovranno essere previste figure assistenziali<br />

diverse, infermieristiche, fisiatriche, pneumologiche,<br />

opportunamente coordinate.<br />

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