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1. - Clinica malattie apparato respiratorio

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IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 6<br />

terzo circa dei pazienti utilizza lo “stroller” portatile<br />

quando esce di casa: ancora una volta è fondamentale<br />

l’opera di educazione del medico di medicina<br />

generale che segue e conosce bene il paziente.<br />

Quest’opera di convincimento è spesso particolarmente<br />

difficile a causa del senso di disagio<br />

che i pazienti manifestano nella comune vita di relazione:<br />

può essere necessario coinvolgere l’entourage<br />

del malato, fornendo informazioni basilari sull’ossigenoterapia<br />

a tutti coloro che ne fanno parte.<br />

Educazione e BPCO<br />

in ventiloterapia domiciliare<br />

Negli ultimi anni il paziente affetto da BPCO in<br />

insufficienza respiratoria globale, in passato purtroppo<br />

considerato per definizione non suscettibile<br />

di intervento terapeutico di tipo ventilatorio,viene<br />

sempre più frequentemente avviato a ventiloterapia<br />

domiciliare, sia pur in alcuni casi selezionati<br />

(in particolare pazienti con severa ipossiemia notturna<br />

o segni di fatica dei muscoli respiratori) e soprattutto<br />

per via non invasiva 17 .<br />

La prescrizione di una protesi ventilatoria domiciliare<br />

comporta la necessità di affrontare e risolvere<br />

numerosi problemi pratici organizzativi e gestionali<br />

e molti problemi relazionali e psicologici che<br />

coinvolgono il paziente e tutta la sua famiglia, modificandone<br />

radicalmente l’impostazione della vita<br />

quotidiana. È evidente, pertanto, che va posta grandissima<br />

attenzione a fornire sia al paziente sia al suo<br />

gruppo familiare tutte le informazioni e le spiegazioni<br />

disponibili sulla necessità e finalità della ventiloterapia,<br />

nonché tutte le informazioni pratiche<br />

per la manutenzione quotidiana dell’apparecchiatura.<br />

Il paziente non potrà essere dimesso dall’ospedale<br />

se non dopo un adeguato training, che deve<br />

coinvolgere anche i suoi familiari, e dopo aver<br />

verificato l’accettazione e la comprensione di alcuni<br />

concetti fondamentali riguardanti questa particolare<br />

terapia. È parimenti molto importante fornire<br />

un supporto psicologico al paziente e alla famiglia<br />

e prevedere la possibilità di prolungare questo<br />

intervento anche dopo le dimissioni in occasione<br />

di controlli ambulatoriali o domiciliari.<br />

Abolizione del fumo<br />

Non sarà mai sottolineato abbastanza che il fumo<br />

di sigaretta costituisce il maggiore fattore di rischio<br />

della BPCO e che la sua sospensione è il solo intervento<br />

terapeutico (con l’OLT nelle fasi avanzate<br />

della malattia) che influenzi la sopravvivenza:<br />

questi dati, di fatto, impongono al medico il dovere<br />

di fare opera di educazione in proposito in ogni<br />

possibile occasione 18 .<br />

Come evidenziato dal Lung Health Study 5 , che negli<br />

USA ha arruolato più di cinquemila pazienti<br />

fumatori con segni di moderata ostruzione bronchiale<br />

indicativi di alto rischio di sviluppare una<br />

BPCO conclamata, un programma aggressivo di<br />

eradicazione dell’abitudine tabagica riduce significativamente<br />

il declino annuale del FEV 1 , fenomeno<br />

che comincia a manifestarsi già dopo un anno<br />

e che la terapia con broncodilatatori accentua solo<br />

in piccola parte. Nonostante questi risultati, è innegabile<br />

che lo sforzo richiesto sia il più delle volte<br />

estremamente oneroso. Sempre nel caso del Lung<br />

Health Study, i pazienti venivano infatti sottoposti<br />

a colloqui individuali con il medico e a successive<br />

frequenti sedute di gruppo (12 incontri in 10 settimane)<br />

guidate da opportune figure sanitarie; in<br />

tale programma venivano considerati anche l’eventuale<br />

instaurazione di un supporto farmacologico<br />

(terapia nicotinica sostitutiva) e un tentativo precoce<br />

“di salvataggio” in caso di ricaduta.<br />

Se quindi ogni iniziativa tesa a strutturare in centri<br />

selezionati unità di riferimento per la cosiddetta<br />

smoking cessation è certamente da considerarsi<br />

di grande utilità e impatto sociale, è pur vero<br />

che anche ogni contatto tra medico e paziente,<br />

dall’ambulatorio territoriale alla corsia ospedaliera,<br />

deve essere visto come un’occasione di intervento.<br />

Anche se i messaggi che si possono trasmettere<br />

sono spesso saltuari e di scarso effetto, essi<br />

hanno il vantaggio della semplicità, dell’economicità<br />

e della vasta quota di soggetti raggiungibili,<br />

per cui in una prospettiva globale i risultati derivabili<br />

non sono poi così inferiori rispetto a quelli<br />

di interventi maggiormente strutturati su piccoli<br />

gruppi di persone.<br />

Alcune considerazioni possono opportunamente<br />

guidare l’intervento di sensibilizzazione alla cessazione<br />

del fumo che il medico può esercitare nella<br />

sua pratica quotidiana.<br />

In primo luogo è evidente che i soggetti maggiormente<br />

motivati hanno le maggiori possibilità di<br />

smettere definitivamente di fumare; tuttavia, anche<br />

in coloro che manifestano le più serie intenzioni il<br />

cammino è spesso tortuoso e costellato di insuccessi<br />

e ricadute. Esistono poi situazioni temporanee<br />

in cui, per una particolare congiuntura psico-<br />

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