1. - Clinica malattie apparato respiratorio
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3. ASPETTI EDUCAZIONALI DEL TRATTAMENTO DELLA BPCO<br />
nando l’erogatore di aerosol o polvere anche centinaia<br />
di volte in poco tempo allo scopo di svuotarlo.<br />
È evidente che, al di fuori di queste situazioni<br />
che auspicabilmente costituiscono un’eccezione,<br />
in ogni caso il paziente con BPCO, qualora<br />
assuma terapia inalatoria, necessita dello stesso<br />
tipo di informazioni al riguardo e delle stesse istruzioni<br />
pratiche che vengono ormai d’abitudine fornite<br />
all’asmatico. Vale anzi la pena di sottolineare<br />
che il paziente con BPCO è di età mediamente<br />
più avanzata rispetto all’asmatico e pertanto può<br />
più spesso avere problemi a utilizzare correttamente<br />
la terapia inalatoria, per esempio per artrite<br />
alle mani o difficoltà maggiori nel leggere correttamente<br />
le prescrizioni 9 .<br />
Alcuni studi non sembrano evidenziare un miglioramento<br />
dei risultati clinici in un gruppo di<br />
pazienti BPCO sottoposti a trattamento riabilitativo<br />
comprendente un intervento educazionale rispetto<br />
al gruppo di pazienti non trattati 10 .<br />
Altri autori hanno, per contro, dimostrato che un<br />
intervento educazionale specifico rivolto a pazienti<br />
BPCO può rivelarsi efficace in termini di miglioramento<br />
delle conoscenze della malattia, dell’utilizzo<br />
corretto dei farmaci e del PEF, nonché di<br />
ricorso ai servizi sanitari 11 .<br />
Non sempre tali studi hanno potuto dimostrare un<br />
rapporto costo/beneficio favorevole anche in termini<br />
economici, soprattutto perché una maggiore<br />
consapevolezza dei segni e sintomi di aggravamento<br />
della malattia può portare a un aumento di<br />
richieste di visite mediche e, in taluni casi, un aumento<br />
del ricorso al ricovero ospedaliero.<br />
Una metanalisi 12 condotta nell’intento di esaminare<br />
specificamente i risultati dell’educazione presa<br />
singolarmente nella BPCO conclude con la necessità<br />
di ulteriori ricerche, perché l’evidenza dell’efficacia<br />
dell’educazione esiste ma è piuttosto debole.<br />
Un punto a favore dell’educazione riguarda i rischi<br />
di ripetuti ricoveri ospedalieri che sono riconducibili<br />
anche a fattori che potrebbero essere modificati<br />
da un corretto intervento di educazione 13 . Sono<br />
interessanti i risultati di uno studio italiano 14 che ha<br />
messo a confronto l’efficacia di due interventi diversi<br />
nei confronti di pazienti con BPCO, assegnati<br />
a un programma educativo specifico oppure a un<br />
trattamento “standard”. I risultati dell’intervento di<br />
educazione e rinforzo motivazionale si sono tradotti<br />
in miglioramenti statisticamente significativi della<br />
qualità di vita e della capacità di performance.<br />
Mancano tuttora, e sono necessari, altri studi di lunga<br />
durata, per valutare l’efficacia di un intervento<br />
educazionale in sé sulla qualità della vita e la sopravvivenza<br />
a lungo termine del malato con BPCO.<br />
Ossigenoterapia a lungo termine<br />
La storia naturale della BPCO è caratterizzata dall’inarrestabile<br />
progressione del danno funzionale<br />
polmonare che esita in una franca alterazione degli<br />
scambi gassosi con stabile ipossiemia. Uno stato<br />
ipossiemico può però anche presentarsi transitoriamente<br />
nel corso degli episodi di riacutizzazione, situazione<br />
che può scompensare ulteriormente il paziente<br />
per le conseguenze della mancanza di ossigeno<br />
all’encefalo e al muscolo cardiaco.<br />
È dei primi anni ’80 l’acquisizione che la somministrazione<br />
di ossigeno a lungo termine (OLT) aumenta<br />
la sopravvivenza dei pazienti affetti da BP-<br />
CO di grado severo con ipossiemia a riposo e che<br />
tale effetto è più marcato quanto più la terapia viene<br />
condotta in modo regolare e continuativo 15 .I<br />
meccanismi fisiopatologici alla base dell’aumento<br />
della sopravvivenza, pur non del tutto chiariti, risiederebbero<br />
nella riduzione dello stato policitemico<br />
e ipertensivo polmonare e nell’incremento della<br />
funzionalità ventricolare.Altri effetti indotti dalla<br />
somministrazione di ossigeno, quali la riduzione<br />
della dispnea, il miglioramento delle funzioni cognitive<br />
e l’incremento della tolleranza allo sforzo<br />
fisico, generano poi importanti ripercussioni sulla<br />
qualità di vita, influenzando così la prognosi non<br />
solo quoad vitam, ma anche quoad valetudinem.<br />
L’intervento educazionale in tema di OLT è soprattutto<br />
finalizzato a convincere il paziente a rispettare<br />
le ore di somministrazione quotidiana prescritte<br />
e a curare soprattutto quei momenti, come<br />
il sonno e l’attività fisica, in cui è maggiore il rischio<br />
di ipossiemia. Purtroppo, questo presidio terapeutico<br />
è, da un lato, ancora utilizzato non correttamente<br />
da molti medici e, dall’altro, è accettato<br />
con difficoltà da parte di molti pazienti: ciò si traduce<br />
spesso in una scarsa compliance. Esistono alcune<br />
evidenze 16 che un intervento di informazione<br />
ed educazione, reiterato e approfondito, potrebbe<br />
ancora una volta essere la chiave per ottenere un<br />
aumento della compliance a questa fondamentale terapia.<br />
In questi lavori viene messa in luce la frequente<br />
carenza di informazioni sull’utilizzo corretto<br />
dell’ossigenoterapia da parte dei medici prescrittori<br />
che, per esempio, in più della metà di casi<br />
non informano il paziente della necessità di utilizzare<br />
l’ossigeno durante l’attività fisica. Solo un<br />
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