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1. - Clinica malattie apparato respiratorio

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<strong>1.</strong> COME SI VALUTANO GLI EFFETTI DEL TRATTAMENTO DELLA BPCO<br />

Volume polmonare (%)<br />

100 10<br />

P<br />

95<br />

S<br />

8<br />

90<br />

VTI/CPT<br />

85<br />

Vt<br />

6<br />

80<br />

75<br />

70<br />

65<br />

V†<br />

Basale<br />

VTE/CPT<br />

MPE<br />

P<br />

S<br />

Punteggio Borg (a MPE)<br />

4<br />

2<br />

0<br />

Placebo<br />

Salbutamolo<br />

Figura <strong>1.</strong>4<br />

Confronto tra placebo (P) e salbutamolo (S) prima e al termine di un<br />

test da sforzo incrementale a massima potenza equivalente (MPE) in<br />

un gruppo di 13 pazienti con BPCO da moderata a severa. A sinistra,<br />

si osserva una riduzione del volume polmonare telespiratorio<br />

(VTE), misurato in rapporto alla capacità polmonare totale<br />

(VTE/CPT), già in condizioni basali dopo S. Ciò consente lo sviluppo<br />

di un maggior volume corrente (Vt) con un minor grado di iperinflazione<br />

dinamica (VTE/CPT) a MPE.A destra, il grado di dispnea<br />

a MPE misurato secondo la scala di Borg è minore dopo S nella<br />

maggioranza dei pazienti.VTI = volume polmonare teleinspiratorio<br />

(modificata da 35 ).<br />

aumenta a ogni minuto seguendo il ritmo acusticamente<br />

imposto da un metronomo. Il risultato del<br />

test si esprime o in metri o in tragitti percorsi 38 .<br />

Anche in questo caso FC, SaO 2 e dispnea possono<br />

essere misurate a intervalli regolari (di tempo o di<br />

percorso) e alla fine del test. Lo shuttle walking test,<br />

quando ben appreso, è riproducibile e si correla<br />

strettamente con misure più complesse quali il consumo<br />

massimo di ossigeno (V O 2 ,picco) 39 .<br />

Entrambi questi test si sono dimostrati sensibili a<br />

procedure di intervento terapeutico nei pazienti<br />

con BPCO e pertanto, conoscendone i vantaggi e<br />

i limiti, è possibile utilizzarli per giudicare anche<br />

l’effetto del trattamento farmacologico in base alla<br />

variazione della distanza finale percorsa e, soprattutto,alle<br />

modificazioni a iso-distanza della FC,della<br />

SaO 2 e della dispnea riferita.<br />

In laboratori più attrezzati esiste l’opportunità di<br />

eseguire test da sforzo cardio<strong>respiratorio</strong> più complessi,<br />

utilizzando cicloergometri o tappeti ruotanti,<br />

attualmente comandati da programmi computerizzati,<br />

mediante i quali poter eseguire con modalità<br />

strettamente standardizzate esercizi di tipo<br />

steady-state o incrementale.<br />

Misurando le concentrazioni inspiratorie ed espiratorie<br />

dei gas respiratori, il flusso aereo durante<br />

l’inspirazione e l’espirazione, insieme al tracciato<br />

ECG e alla pressione arteriosa, è possibile calcolare<br />

una serie di parametri (sia respiro per respiro, che<br />

mediati in un certo numero di respiri o in un dato<br />

tempo) utili per valutare la capacità di esercizio<br />

prima e dopo un intervento farmacologico.<br />

A tale scopo in pazienti con BPCO, nel corso di<br />

esercizio incrementale submassimale, limitato dai<br />

sintomi, particolare significato assume la determinazione<br />

della soglia anaerobica (AT) quando rilevabile,<br />

degli equivalenti respiratori per l’ossigeno e<br />

soprattutto per l’anidride carbonica (V E/V O 2 e<br />

VE/VCO 2 ), della massima ventilazione/minuto<br />

(VE,max) e delle sue componenti: frequenza respiratoria<br />

e volume corrente (Fr,max e Vt,max), del<br />

massimo consumo di ossigeno (V O 2 ,picco) e della<br />

massima potenza sostenibile (Watt,max). È inoltre<br />

importante valutare contemporaneamente l’andamento<br />

della SaO 2 e della dispnea e del distress dei<br />

muscoli scheletrici impegnati, riferiti a intervalli di<br />

tempo o di potenza prestabiliti.<br />

In questo modo si possono confrontare i parametri<br />

sopramenzionati non solo in termini di variazione<br />

massima, cioè in termini di incremento di<br />

prestazione assoluta, ma anche e sopratutto relativamente<br />

a uguali livelli di potenza (a iso-watt), fornendo<br />

elementi più indicativi di un’eventuale migliore<br />

tolleranza allo sforzo, sia funzionale sia sintomatica,<br />

indotta dai farmaci (figura <strong>1.</strong>4).<br />

In alternativa, disponendo della stessa strumentazione<br />

e rilevando gli stessi parametri, è possibile testare<br />

l’effetto di un trattamento farmacologico utilizzando<br />

una metodica di sforzo costante (steady state),<br />

che consiste nel fare esercitare i pazienti a un<br />

determinato carico, espresso in watt, deciso in base<br />

a una certa percentuale del V O 2 ,picco (sia teorico<br />

sia misurato nel singolo paziente) che è richiesta<br />

per eseguirlo.<br />

L’esercizio viene eseguito per un tempo determinato<br />

(di solito per 6 minuti), se richiede un V O 2<br />

inferiore alla AT, o per il tempo in cui è sostenibile,<br />

se il V O 2 è superiore alla AT.<br />

Questa metodica è meno stressante, più semplice<br />

da ripetere e più vicina all’entità dello sforzo normalmente<br />

richiesto nello svolgimento delle attività<br />

quotidiane. Due esempi di questo approccio dinamico<br />

sono riportati nelle figure <strong>1.</strong>5 e <strong>1.</strong>6 in cui<br />

vengono valutati, sulla base della differente relazione<br />

tra parametri funzionali e dispnea da sforzo, gli<br />

effetti di un trattamento broncodilatatore in pazienti<br />

con BPCO con ostruzione basale da moderata<br />

a grave, condotto rispettivamente con un farmaco<br />

anti-colinergico 36 ) e β 2 -agonista selettivo 37 .<br />

9

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