Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg
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GUIDA al LAVORO<br />
A PPROFONDIMENTI<br />
volte fors’anche irreparabile ai<br />
soggetti lesi, occorre porre rime<strong>di</strong>o<br />
al più presto; si tratta <strong>di</strong> una<br />
necessità dettata da un principio<br />
<strong>di</strong> giustizia, cioè quella <strong>di</strong> fare<br />
in modo che il danno <strong>biologico</strong><br />
venga liquidato <strong>nel</strong>la identica<br />
misura a Milano, a Bologna, a<br />
Pisa, come a Roma o a Lecce, e<br />
così via, dal momento che il «valore-salute»<br />
non è e non può essere<br />
<strong>di</strong>fferente - <strong>nel</strong>la sua concezione<br />
e identificazione - a seconda<br />
del luogo in cui si verifica il<br />
danno-evento. Ciò porta oltretutto<br />
ad incrementare squilibri sociali<br />
ed anche a fomentare tensioni<br />
tra Nord e Sud che non hanno<br />
alcuna ragion d’essere in un<br />
Paese civile, <strong>di</strong>scriminando il<br />
citta<strong>di</strong>no (quale soggetto leso)<br />
in modo illogico e pregiu<strong>di</strong>zievole<br />
e vanificando la stessa portata<br />
innovativa che è alla base<br />
del concetto <strong>di</strong> danno <strong>biologico</strong><br />
ovvero <strong>di</strong> danno alla salute che<br />
la Corte Costituzionale ha stabilito<br />
<strong>di</strong> tutelare prioritariamente,<br />
non essendo pensabile che la salute<br />
«valga» in misura <strong>di</strong>versa<br />
in relazione al luogo e alla persona.<br />
Orbene - nonostante la Corte<br />
Costituzionale, con la nota sentenza<br />
n. 184 del 1986, avesse<br />
in<strong>di</strong>viduato il criterio liquidativo<br />
come «rispondente», da un<br />
lato, ad «un’uniformità pecuniaria<br />
<strong>di</strong> base» (lo stesso tipo <strong>di</strong> lesione<br />
non può essere valutata in<br />
maniera del tutto <strong>di</strong>versa da soggetto<br />
a soggetto), dall’altro, ad<br />
«elasticità» e «flessibilità», per<br />
adeguare la liquidazione del caso<br />
<strong>di</strong> specie all’effettiva incidenza<br />
dell’accertata menomazione<br />
sulle attività della vita quoti<strong>di</strong>ana<br />
attraverso le quali, in concreto,<br />
si manifesta l’efficienza psico-fisica<br />
del soggetto danneggiato<br />
- la dottrina e la giurisprudenza<br />
si sono <strong>di</strong>vise <strong>nel</strong> corso degli<br />
anni, cosicché ne è derivato un<br />
insieme <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> liquidare<br />
il danno <strong>biologico</strong> in Italia<br />
come abbiamo già avuto modo<br />
<strong>di</strong> analizzare che si possono così<br />
riassumere, e cioè: a) la liquidazione<br />
equitativa; b) il metodo genovese;<br />
c) il metodo pisano; d)<br />
il metodo del punto tabellare utilizzato<br />
dal Tribunale <strong>di</strong> Milano<br />
e da altri Tribunali. La conseguenza<br />
<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> liquidazione<br />
del danno <strong>biologico</strong><br />
«trascina» <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé con effetti<br />
negativi una liquidazione proporzionalmente<br />
<strong>di</strong>fferente - ed<br />
in molti casi inferiore - anche<br />
del danno morale, a seguito dell’evento-danno<br />
e dell’illecito<br />
(cfr. Cass. civ., sez. III, n. 4631<br />
e n. 5530 del 1997).<br />
È facile intuire quale pregiu<strong>di</strong>zio<br />
economico derivi al soggetto leso<br />
dal minor ristoro sia del danno<br />
<strong>biologico</strong> che del danno morale,<br />
sua conseguenza <strong>di</strong>retta (il cosiddetto<br />
«danno morale puro»,<br />
come riconosciuto in tante pronunce<br />
della giurisprudenza <strong>di</strong><br />
merito, anche al lavoratore <strong>di</strong>pendente<br />
per infortunio «in itinere»<br />
(ovvero in strada), <strong>nel</strong> recarsi<br />
sul luogo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e per ritornare<br />
alla propria abitazione, oppure<br />
a seguito <strong>di</strong> infortunio sul<br />
<strong>lavoro</strong> (Cass. civ., sez. lav., n.<br />
3516 del 15 aprile 1996; Pret.<br />
Torino n. 40 del 27 gennaio<br />
1994; Corte Cost. n. 37 del 17<br />
febbraio 1994).<br />
La dottrina, <strong>nel</strong> tentativo <strong>di</strong> definire<br />
i criteri <strong>di</strong> liquidazione del<br />
danno <strong>biologico</strong> (cfr. Monetti,<br />
Pellegrino, Jannarelli; per contro,<br />
in senso critico, Bus<strong>nel</strong>li e<br />
Breccia, Diritto alla salute e tutela<br />
risarcitoria, Milano, 1978) ha<br />
stabilito in passato che l’ammontare<br />
del danno <strong>biologico</strong> doveva<br />
calcolarsi «come se» la lesione<br />
«influisse negativamente sull’ammontare<br />
<strong>di</strong> una ren<strong>di</strong>ta vitalizia<br />
con annualità pari al red<strong>di</strong>to<br />
nazionale pro-capite».<br />
Seppure ispirata da un «afflato<br />
egualitarista», come osserva<br />
Pier Giuseppe Monateri <strong>nel</strong><br />
Commento alla Voce «<strong>Danno</strong> alla<br />
persona» del Digesto, Discipline<br />
Privatistiche, ci pare che tale<br />
corrente dottrinaria si sia poggiata<br />
su <strong>di</strong> una ipotesi astratta, e,<br />
perciò, abbia rappresentato una<br />
«fictio» costituendo una mera<br />
astrazione l’in<strong>di</strong>viduazione del<br />
red<strong>di</strong>to nazionale pro-capite e<br />
tantopiù una lesione basata su <strong>di</strong><br />
una ren<strong>di</strong>ta vitalizia non effettiva.<br />
Vi è stato anche qualche autore<br />
(Para<strong>di</strong>so, Il danno alla persona,<br />
Milano, 1984) che ha persino<br />
cercato <strong>di</strong> determinare il<br />
quantum dell’assegnazione risarcitoria<br />
in funzione della spesa<br />
pubblica per beni o servizi che<br />
non vengono offerti ad un vero<br />
prezzo <strong>di</strong> mercato, criterio forse<br />
suscettibile d’interesse per il legislatore,<br />
ma non per fondare la<br />
sentenza <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce, come precisa<br />
il Monateri <strong>nel</strong>l’opera sopra<br />
citata. Altri, infine, traendo un<br />
principio generale da alcuni<br />
spunti normativi, hanno in<strong>di</strong>viduato<br />
il risarcimento del danno<br />
alla salute in misura pari al minimo<br />
della pensione sociale moltiplicato<br />
per tre.<br />
Copiosa è stata la giurisprudenza<br />
uniformatasi a tale vecchio in<strong>di</strong>rizzo<br />
dottrinario (Trib. Aosta,<br />
n. 387 del 1983; Trib. Bologna,<br />
n. 2300 del 1984; Trib. Roma, n.<br />
3243 del 1985). Appare evidente<br />
che questo criterio, «inventato»<br />
senza precisi dati empirici e riferimenti<br />
a <strong>di</strong>sposizione, non poteva<br />
consolidarsi, risultando fittizio<br />
e pure alquanto arbitrario. Tale<br />
<strong>di</strong>somogeneità rende quanto<br />
mai impellente l’introduzione <strong>di</strong><br />
una Tabella unica del danno <strong>biologico</strong><br />
su scala nazionale, da tempo<br />
allo stu<strong>di</strong>o per l’auspicata riforma<br />
del danno alla persona.<br />
La prospettiva <strong>di</strong> una tabella<br />
unica nazionale<br />
È certo che, per pervenire ad un<br />
sistema più equo <strong>nel</strong>la risarcibilità<br />
del danno <strong>biologico</strong>, occorre<br />
fare tesoro delle «raccomandazioni»<br />
formulate dalla Cassazio-<br />
I SUPPLEMENTI<br />
n. 2 - maggio 2003 21