Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg
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GUIDA al LAVORO<br />
A PPROFONDIMENTI<br />
(Trib. Torino, 23 <strong>di</strong>cembre 1999<br />
e Trib. Savona, 20 febbraio<br />
2000, menzionate entrambe <strong>nel</strong><br />
numero <strong>Danno</strong> e Resp. sopracitato<br />
p. 1075).<br />
Quanto alla «vittima primaria»,<br />
in caso <strong>di</strong> decesso istantaneo od<br />
a brevissima <strong>di</strong>stanza dal commesso<br />
fatto illecito, in linea con<br />
i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> legittimità si ritiene<br />
impossibile azionare il <strong>di</strong>ritto al<br />
risarcimento (Corte Cost. n. 372<br />
del 27 ottobre 1994, cit.), che<br />
perciò non potrà essere dedotto<br />
dai congiunti.<br />
Qualora invece sia intercorso un<br />
certo periodo tra la lesione e la<br />
morte come ritenuto «trasmissibile»<br />
iure here<strong>di</strong>tatis il <strong>di</strong>ritto<br />
dell’ucciso <strong>di</strong> ottenere il risarcimento<br />
del danno: il problema<br />
semmai, riguarderà la delimitazione<br />
del periodo minimo <strong>di</strong> sopravvivenza<br />
che giustifichi, e legittimi,<br />
tale meccanismo successorio<br />
(la giurisprudenza nega tale<br />
<strong>di</strong>ritto se l’intervallo <strong>di</strong> tempi<br />
è <strong>di</strong> pochi giorni).<br />
È considerato invece trasmissibile<br />
il risarcimento del danno morale<br />
iure here<strong>di</strong>tatis a favore dei<br />
congiunti della vittima per quanto<br />
da questa patito <strong>nel</strong> periodo<br />
intercorrente tra il fatto illecito e<br />
la morte (Cass. n. 11169 del 27<br />
<strong>di</strong>cembre 1994; Trib. Como, 12<br />
marzo 2001 in <strong>Danno</strong> e Resp. n.<br />
11/2002).<br />
Quanto alle «vittime secondarie»,<br />
ovvero del <strong>di</strong>ritto dei congiunti<br />
o del convivente more uxorio<br />
ad ottenere «iure» proprio il<br />
risarcimento dell’eventuale danno<br />
alla salute patito a causa della<br />
morte del leso, la giurisprudenza<br />
riconosce - oltre il danno morale<br />
soggettivo - la risarcibilità subor<strong>di</strong>nandola<br />
alla prova rigorosa della<br />
sussistenza <strong>di</strong> una menomazione<br />
psichica e se permanente e <strong>di</strong><br />
concreta entità, stabilendo una linea<br />
<strong>di</strong> confine tra la malattia psichica<br />
e la sofferenza provocata<br />
dell’illecito, essendo il <strong>di</strong>ritto al<br />
<strong>rapporto</strong> parentale riconosciuto<br />
dalla Costituzione (art. 629) e<br />
protetto dall’articolo 2043 del co<strong>di</strong>ce<br />
civile.<br />
L’uccisione <strong>di</strong> un soggetto con<br />
parenti determina automaticamente<br />
in capo a questi ultimi un<br />
<strong>di</strong>ritto ex art. 2043 c.c. al risarcimento<br />
del danno (appunto, al <strong>rapporto</strong><br />
parentale) da quantificarsi<br />
- anche secondo la dottrina - in<br />
via equitativa (R. Caso, La lesione<br />
del <strong>di</strong>ritto parentale da uccisione<br />
in <strong>Danno</strong> e Resp., 2000,<br />
67; Trib. Milano, 31 maggio<br />
1999, in Repertorio 2000, Voce<br />
«Danni Civili», n. 176; Trib. Treviso,<br />
25 novembre 1998, in Repertorio<br />
2000, Voce «Danni Civili»,<br />
n. 180).<br />
Giurisprudenza recente della Suprema<br />
Corte in tema del danno<br />
da morte (Cass., sez. III civ., n.<br />
4783 del 2 aprile 2001, Pres. Favara,<br />
Est. Petti in Foro it. n. 11 -<br />
novembre 2001) ha ritenuto <strong>di</strong><br />
attribuire rilevanza essenzialmente<br />
all’«intensità» della sofferenza<br />
provata dalla vittima dell’illecito<br />
ed il cui risarcimento<br />
può essere reclamato dagli ere<strong>di</strong><br />
della vittima, negando la risarcibilità<br />
in capo alla vittima per la<br />
per<strong>di</strong>ta della vita in caso <strong>di</strong> decesso<br />
avvenuto a breve <strong>di</strong>stanza dall’illecita<br />
lesione.<br />
I SUPPLEMENTI<br />
Il danno <strong>biologico</strong> del bambino e dell’anziano<br />
Nell’ampio <strong>di</strong>battito sul tema del danno alla persona occupa un posto <strong>di</strong> particolare rilievo la tutela del bambino<br />
- della sua <strong>di</strong>gnità e del suo sano sviluppo, poiché il bambino è la «ricchezza» <strong>di</strong> ogni società, sebbene spesso<br />
sia ridotto a destinatario <strong>di</strong> generiche tutele, ed è portatore <strong>di</strong> particolari profili <strong>di</strong> danno che la <strong>di</strong>sattenzione verso<br />
un soggetto debole per antonomasia può tendere a «non vedere» (S. Commodo, Il danno alla persona <strong>nel</strong><br />
bambino, Convegno Ispeg <strong>di</strong> Torino 1999 - nonché la tutela dell’anziano, sia pur per ragioni <strong>di</strong>fferenti.<br />
Bambino ed anziano sono categorie da proteggere e soggetti meritevoli <strong>di</strong> maggiore e particolare tutela sociale.<br />
Il nostro or<strong>di</strong>namento non riserva alcuna norma specifica in materia né, fino a pochi anni fa, la dottrina e la<br />
giurisprudenza si sono mostrate particolarmente sensibili al problema, tanto più che, per molto tempo, la<br />
centralità del danno alla persona era imperniata sulla lesione della capacità lavorativa («homo faber»): la svolta è<br />
avvenuta con la citata sentenza n. 184/1986 della Corte Costituzionale che ha sviluppato la teoria del danno alla<br />
salute come espressione del <strong>di</strong>ritto, cosituzionalmente garantito, <strong>di</strong> «ogni» in<strong>di</strong>viduo alla propria integrità psico-fisica,<br />
ed al risarcimento <strong>di</strong> ogni lesione <strong>di</strong> tale integrità, a prescindere da ogni riferimento red<strong>di</strong>tuale, <strong>di</strong> età, <strong>di</strong><br />
sesso. Tuttavia, per gli anziani è stato ritenuto utile ed opportuno prevedere un trattamento <strong>di</strong>fferenziato rispetto<br />
alle regole e prassi più <strong>di</strong>ffuse, per l’estrema variabilità della casistica e delle con<strong>di</strong>zioni socio-economiche e<br />
psico-fisiche. Per i minori la legge vigente e le normative nulla prevedono <strong>di</strong> specifico, e neppure le tra<strong>di</strong>zionali<br />
Guide della Me<strong>di</strong>cina Legale (Luvoni, Mangili e Bernar<strong>di</strong>, da una parte, e Bargagna, dall’altra). È certo che<br />
l’enorme sviluppo della circolazione stradale e <strong>di</strong> ogni altra attività (scolastica, lu<strong>di</strong>ca, sportiva) hanno contribuito<br />
ad «esporre» un gran numero <strong>di</strong> bambini alle lesioni della salute a causa dell’altrui fatto o comportamento<br />
colposo. Non <strong>di</strong> scarsa rilevanza, inoltre, è la casistica dell’ultimo decennio in materia <strong>di</strong> danni alla persona del<br />
bambino per errate <strong>di</strong>agnosi ed interventi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci ed ospedali (Trib. Milano n. 68/1997 e n. 2666/2000).<br />
Premesso che, da una parte, vanno evitate sperequazioni <strong>nel</strong> risarcimento del danno a favore del bambino, in<br />
eccesso e in <strong>di</strong>fetto, e così pure la duplicazione dei danni, dovrà essere più che mai accurato, in sede<br />
me<strong>di</strong>co-legale, l’esame sotto il profilo dei postumi invalidanti, allo scopo che non si creino confusioni tra quelli a<br />
lenta regressione con quelli <strong>di</strong> carattere effettivamente permanente.<br />
n. 2 - maggio 2003 43