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Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg

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APPROFONDIMENTI<br />

GUIDA al LAVORO<br />

I SUPPLEMENTI<br />

25/2000) ha riconosciuto ai congiunti<br />

della vittima il risarcimento<br />

del «danno edonistico», quale<br />

riconoscimento in via autonoma,<br />

potendosi ben inserire questo<br />

concetto <strong>nel</strong>la categoria dei danni<br />

alla vita <strong>di</strong> relazione e quin<strong>di</strong><br />

<strong>nel</strong>la più ampia categoria del<br />

danno <strong>biologico</strong> universalmente<br />

riconosciuta.<br />

In virtù <strong>di</strong> tale assunto, anche la<br />

giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità, ancora<br />

<strong>di</strong> recente con la sentenza n.<br />

256 del 12 gennaio 1999, ha <strong>di</strong>sposto<br />

che il giu<strong>di</strong>ce deve tenere<br />

conto, <strong>nel</strong>la liquidazione del danno<br />

alla salute, non solo delle possibili<br />

lesioni dell’«integrità fisica,<br />

ma anche dei risvolti pregiu<strong>di</strong>zievoli<br />

della menomazione subita<br />

dal soggetto, «al fine <strong>di</strong> assicurare<br />

il corretto ed integrale risarcimento<br />

dell’effettivo pregiu<strong>di</strong>zio<br />

subito dalla vittima».<br />

Così inquadrata concettualmente,<br />

la figura del danno edonistico<br />

risulterà più facilmente accoglibile.<br />

La liquidazione<br />

del danno edonistico<br />

Naturalmente è impossibile un sicuro<br />

metro <strong>di</strong> valutazione, non essendo<br />

compensabile in alcun modo<br />

la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una situazione come<br />

quella <strong>di</strong> venir privato <strong>di</strong> un<br />

figlio. Ad esempio, si potrà comunque<br />

far ricorso anche all’equità,<br />

tenendo conto dell’età<br />

dei genitori e dello stato <strong>di</strong> convivenza<br />

e sotto il profilo dell’«id<br />

quod plerumque acci<strong>di</strong>t», dovendo<br />

considerare usuale almeno sotto<br />

il profilo della convivenza che<br />

un giovane si <strong>di</strong>stacchi, dopo una<br />

certa età, dai genitori, cosicché il<br />

<strong>rapporto</strong> non può essere equiparato<br />

a quello che lega anche giuri<strong>di</strong>camente<br />

due coniugi.<br />

La sentenza della Cassazione succitata<br />

si muove <strong>nel</strong>la scia <strong>di</strong> quanto<br />

avvenuto in Usa (Alessandra<br />

Costantini, Il danno edonistico<br />

come per<strong>di</strong>ta dello status parentale,<br />

filiale e <strong>di</strong> coniugio,inInfogiuri<strong>di</strong>ca<br />

Jei-Jus, a cura <strong>di</strong> Gianluigi<br />

Ciacci), sotto il profilo del <strong>di</strong>ritto<br />

vivente, stabilendo che il decesso<br />

<strong>di</strong> un congiunto per fatto illecito<br />

legittima i parenti, che abbiano<br />

avuto uno stretto legame (convivenza)<br />

con il de cuius, a richiedere<br />

ed ottenere il risarcimento<br />

<strong>di</strong> quel danno «che attiene alla<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> status connesso<br />

al particolare <strong>rapporto</strong> che<br />

lega il soggetto con la persona<br />

colpita dall’evento dannoso: così<br />

il coniuge per effetto della per<strong>di</strong>ta<br />

o grave menomazione dell’altro<br />

coniuge, i genitori per la per<strong>di</strong>ta<br />

del figlio o comunque viceversa,<br />

trattandosi della sparizione<br />

<strong>di</strong> quell’insieme <strong>di</strong> rapporti<br />

connessi al coniugio in un caso, e<br />

<strong>nel</strong>l’altro della con<strong>di</strong>zione parentale-filiale».<br />

Il cosiddetto danno edonistico è<br />

stato riconosciuto dalla Corte <strong>di</strong><br />

merito toscana <strong>nel</strong>l’ambito <strong>di</strong> un<br />

proce<strong>di</strong>mento per il risarcimento<br />

dei danni derivanti dalla commissione<br />

del fatto illecito altrui. In<br />

particolare, la sezione stralcio si<br />

è pronunciata sulla domanda <strong>di</strong><br />

risarcimento presentata dai congiunti<br />

delle vittime <strong>di</strong> un incidente<br />

stradale, in cui si è rinvenuta<br />

la piena ed esclusiva responsabilità<br />

del convenuto proprietario e<br />

guidatore dell’autovettura, che<br />

usciva <strong>di</strong> strada e cagionava la<br />

morte dei trasportati. La giurisprudenza<br />

ha considerato il danno<br />

edonistico come espressione<br />

del danno esistenziale, <strong>nel</strong>l’ambito<br />

del danno <strong>biologico</strong>.<br />

Il Tribunale toscano ha giustificato<br />

la creazione pretoria affermando<br />

che «pur mancando ogni<br />

riferimento <strong>di</strong> legge a questa nuova<br />

voce <strong>di</strong> danno, allorché si controverte<br />

<strong>di</strong> danno alla persona,<br />

vale pur sempre, in ogni sua sfaccettatura,<br />

il principio fondamentale<br />

del «neminem laedere» che,<br />

espressamente sancito dall’art.<br />

2043 c.c., va rapportato a tutti i<br />

<strong>di</strong>ritti stabiliti dalla legge, lesi<br />

dall’altrui atto illecito, ed in primis<br />

a quelli costituzionali. Il <strong>di</strong>ritto<br />

al risarcimento è riconosciuto<br />

quale conseguenza della privazione<br />

«<strong>di</strong> quella stabilità <strong>di</strong> situazioni<br />

che compongono lo status<br />

parentale». La morte per fatto illecito,<br />

infatti, causa anche la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> quello status <strong>di</strong> parentela,<br />

<strong>di</strong> coniugio o <strong>di</strong> filiazione, costituito<br />

da una serie <strong>di</strong> rapporti morali,<br />

giuri<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong>ritti, doveri che<br />

afferiscono <strong>di</strong>rettamente alla persona.<br />

Peraltro, il <strong>di</strong>ritto vivente<br />

ha già riconosciuto in casi similari<br />

la lesione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto proprio<br />

(Cass. sez. III, n. 6607 dell’11<br />

novembre 1986), al risarcimento<br />

del danno derivante dal comportamento<br />

doloso o colposo del terzo,<br />

che cagiona ad una persona<br />

coniugata l’impossibilità <strong>di</strong> rapporti<br />

sessuali. La dottrina, da parte<br />

sua, aveva già affermato che il<br />

vero danno da uccisione consiste<br />

<strong>nel</strong>la per<strong>di</strong>ta della presenza e del<br />

go<strong>di</strong>mento della persona cara,<br />

ma il danno edonistico non costituisce,<br />

tuttavia, come sostenuto<br />

da alcuni, una versione nordamericana<br />

del danno alla salute. Il<br />

riconoscimento in via autonoma<br />

del concetto <strong>di</strong> danno edonistico<br />

rimane <strong>nel</strong> rispetto della tripartizione<br />

operata dalla Corte Costituzionale<br />

(sent. n. 184/1986), potendosi<br />

questo concetto inserire<br />

<strong>nel</strong>l’ambito dei danni alla vita <strong>di</strong><br />

relazione, e quin<strong>di</strong> <strong>nel</strong>l’ampia categoria<br />

del danno <strong>biologico</strong>.<br />

Il danno alla vita <strong>di</strong> relazione<br />

(Artt. 1226, 2043, 2059 c.c.)<br />

È il danno che il soggetto subisce<br />

in conseguenza della lesione<br />

della sua integrità psico-fisica.<br />

Questa voce <strong>di</strong> danno consiste<br />

<strong>nel</strong>la <strong>di</strong>minuzione e riduzione<br />

della possibilità <strong>di</strong> svolgere appieno<br />

e normalmente tutte le attività<br />

che rappresentano l’esplicazione<br />

dei suoi interessi e della<br />

sua personalità, <strong>nel</strong>l’ambito sociale<br />

e della sua vita privata e<br />

familiare (cfr. in dottrina: Bian-<br />

40 n. 2 - maggio 2003

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