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Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg

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GUIDA al LAVORO<br />

A PPROFONDIMENTI<br />

secondo un criterio <strong>di</strong> preve<strong>di</strong>bilità<br />

che il danno si produrrà in<br />

futuro. Il risarcimento non è dovuto<br />

per i danni che il cre<strong>di</strong>tore<br />

avrebbe potuto evitare usando<br />

l’or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>ligenza (art. 1227,<br />

comma 2, c.c.).<br />

È previsto il risarcimento per la<br />

«per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> chances» (M. Pedrazzoli,<br />

<strong>Danno</strong> <strong>biologico</strong> e oltre,<br />

Giappichelli, Torino, 1995; M.<br />

Rossetti, Il danno da lesione della<br />

salute, Cedam, 2001), da comprovare,<br />

quale danno emergente<br />

e lucro cessante, oltre al rimborso<br />

delle spese sanitarie, future e<br />

perio<strong>di</strong>che.<br />

Rientrano, <strong>nel</strong>la liquidazione <strong>di</strong><br />

tale danno, ed in conseguenza<br />

della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to:<br />

a) inabilità temporanea totale;<br />

b) inabilità temporanea parziale.<br />

Tali voci sono liquidate sulla base<br />

<strong>di</strong> una misura me<strong>di</strong>a giornaliera<br />

<strong>di</strong> lire 70.000 (euro 36,15) al<br />

giorno, quale inabilità totale, e<br />

<strong>di</strong> conseguenza, verrà liquidata<br />

al 50% od in altre misure percentuali,<br />

l’inabilità parziale.<br />

Accertamento e sussistenza<br />

del nesso <strong>di</strong> causalità<br />

La risarcibilità deve fare leva -<br />

secondo la comune me<strong>di</strong>cina legale<br />

- sui seguenti elementi come<br />

nessi causali e cioè:<br />

1) evento - lesioni;<br />

2) lesioni e postumi invalidanti<br />

connessi all’evento;<br />

3) postumi invalidanti e riduzione<br />

od incapacità lavorativa.<br />

Il quesito me<strong>di</strong>co-legale dovrà<br />

essere preciso e specifico (Trib.<br />

Verona, 10 novembre 1989,<br />

AGCSS, 1991, 47; Trib. Treviso<br />

sent. n. 1029 del 25 gennaio<br />

1990, ine<strong>di</strong>ta; Trib. Reggio Calabria,<br />

sent. n. 50 del 8 febbraio<br />

1991, ine<strong>di</strong>ta; Trib. Lanciano 29<br />

maggio 1991, PQM, 1991, 46;<br />

Trib. Firenze 10 giugno 1991,<br />

AGCSS, 1991, 842; App. Venezia<br />

18 gennaio 1995, AGCSS,<br />

1995, 839).<br />

Il danno edonistico<br />

(Artt. 1223, 2043, 2056, 2059 c.c.<br />

e 185 c.p.)<br />

A parte i riflessi economici e il<br />

dolore per la scomparsa della<br />

persona cara, coloro che si trovano<br />

<strong>nel</strong>la posizione <strong>di</strong> coniugi, genitori<br />

e figli, soffrono per effetto<br />

della scomparsa del congiunto<br />

una menomazione propria perdendo<br />

- a causa dell’altrui fatto<br />

illecito - la stabilità <strong>di</strong> situazioni<br />

connesse alla loro posizione, riconosciuta<br />

anche legalmente<br />

con un insieme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e obblighi,<br />

nei confronti della vittima<br />

<strong>di</strong>retta.<br />

In simili casi la giurisprudenza<br />

ha già riconosciuto la lesione <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>ritto «proprio», la cui soppressione<br />

- <strong>nel</strong> <strong>rapporto</strong> <strong>di</strong> coniugio<br />

- menomando la persona del<br />

coniuge <strong>nel</strong> suo modo <strong>di</strong> essere e<br />

<strong>nel</strong> suo svolgimento <strong>nel</strong>la famiglia,<br />

comporta un danno che, senza<br />

essere né patrimoniale (art.<br />

2056 c.c. in relazione all’art.<br />

1223 c.c.), né non patrimoniale<br />

(art. 2059 c.c. in relazione all’art.<br />

185 c.p.) rientra comunque<br />

<strong>nel</strong>la previsione dell’art. 2043<br />

c.c. ed è <strong>di</strong> per sé risarcibile<br />

(Cass., sez. III, n. 4671 del 21<br />

maggio 1996; Cass. n. 6607 dell’11<br />

novembre 1986).<br />

Accogliendo la premessa <strong>di</strong> una<br />

lesione impropria <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto<br />

del coniuge per effetto della lesione<br />

alla sfera sessuale a seguito<br />

della menomazione <strong>di</strong> tale sfera<br />

dell’altro coniuge, «a fortiori»,<br />

tale lesione deve essere riconosciuta<br />

<strong>nel</strong> caso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta ad<strong>di</strong>rittura<br />

della vita dell’altro coniuge<br />

poiché viene meno ogni <strong>rapporto</strong><br />

riferibile al coniugio.<br />

Analogamente ciò vale per altre<br />

strettissime relazioni come quelle<br />

parentale e filiale.<br />

Questi principi sono stati affermati<br />

anche <strong>di</strong> recente dalla giurisprudenza<br />

<strong>di</strong> merito (Trib. Milano<br />

n. 5270 del 31 maggio 1999)<br />

che, pur riconoscendo trattarsi<br />

<strong>di</strong> danno riflesso, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

una persona legata da vincoli coniugali<br />

o parentali priva sicuramente<br />

il superstite in modo irreparabile<br />

<strong>di</strong> un riferimento o <strong>di</strong><br />

una porzione della vita, ovvero<br />

<strong>di</strong> un patrimonio importante anche<br />

in senso giuri<strong>di</strong>co.<br />

Integra pertanto il danno edonistico<br />

la per<strong>di</strong>ta dello status connesso<br />

al particolare <strong>rapporto</strong> coniugale,<br />

ovvero parentale e filiale<br />

che lega il soggetto alla persona<br />

colpita dall’evento dannoso.<br />

Tale danno non si identifica, ma<br />

si assomma al «praetium doloris»<br />

conseguente alla per<strong>di</strong>ta del<br />

congiunto che attiene alla sfera<br />

affettiva cioè al dolore che quella<br />

per<strong>di</strong>ta gli ha provocato, dovendosi<br />

risarcire - per quanto<br />

possibile - la privazione <strong>di</strong> quel<br />

patrimonio anche giuri<strong>di</strong>camente<br />

tutelato conseguente all’altrui<br />

fatto illecito (non è dato comprendere<br />

perché tale concetto<br />

debba essere riconosciuto in caso<br />

<strong>di</strong> lesioni, ma non <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta<br />

della stessa vita, della vittima<br />

dell’illecito).<br />

Il problema analogo si è posto<br />

per la risarcibilità nei confronti<br />

dei congiunti del soggetto leso<br />

(non deceduto) «iure proprio» e<br />

parte della giurisprudenza ha ritenuto<br />

che ai genitori della vittima<br />

delle lesioni colpose quali prossimi<br />

congiunti spetti anche il risarcimento<br />

del danno morale<br />

(Cass., sez. III, n. 4186 del 23<br />

aprile 1998; Trib. Varese n. 4<br />

marzo 1999, «iure here<strong>di</strong>tatis»).<br />

Ciò è possibile trattandosi <strong>di</strong><br />

«danno imme<strong>di</strong>ato e <strong>di</strong>retto» secondo<br />

quanto stabilito dall’art.<br />

1223 c.c., anche se l’atto illecito<br />

ha colpito un altro soggetto che<br />

però si trovi <strong>nel</strong>la strettissima posizione<br />

suin<strong>di</strong>cata nei confronti<br />

del cre<strong>di</strong>tore.<br />

Secondo questa logica giuri<strong>di</strong>ca,<br />

il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> merito (Trib. Firenze<br />

24 febbraio 2000, n. 451, Benetton<br />

e altri c/Compagnia <strong>di</strong> Assicurazioni<br />

Liguria Spa, in Guida<br />

al Diritto - Il Sole 24 ore n.<br />

I SUPPLEMENTI<br />

n. 2 - maggio 2003 39

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