Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg
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GUIDA al LAVORO<br />
A PPROFONDIMENTI<br />
te Costituzionale in occasione<br />
della pronuncia <strong>di</strong> incostituzionalità<br />
circa la limitazione temporale<br />
(e il conseguente <strong>di</strong>niego<br />
d’equo indennizzo) a favore dei<br />
soggetti danneggiati da complicanze<br />
<strong>di</strong> tipo irreversibile a causa<br />
<strong>di</strong> vaccinazioni obbligatorie,<br />
trasfusioni e somministrazioni<br />
<strong>di</strong> emoderivati.<br />
Per un principio <strong>di</strong> solidarietà sociale,<br />
la collettività ha il dovere<br />
<strong>di</strong> aiutare chiunque si trova in<br />
<strong>di</strong>fficoltà, e ha anche l’obbligo<br />
<strong>di</strong> ripagare il sacrificio che taluno<br />
si trova a subire per un beneficio<br />
atteso dall’intera collettività.<br />
Sarebbe palesemente contrario<br />
al principio <strong>di</strong> giustizia, come risultante<br />
dall’articolo 32 della Costituzione<br />
alla luce del «dovere<br />
<strong>di</strong> solidarietà» stabilito dall’art.<br />
2 Cost., che il soggetto colpito<br />
venisse abbandonato alla sua sorte<br />
e alle sue sole risorse ritenendolo<br />
risolvibile con l’assistenza<br />
pubblica.<br />
Se si tratta, come <strong>nel</strong> caso del<br />
danno psichico da <strong>mobbing</strong>, <strong>di</strong><br />
palese e grave danno alla salute,<br />
la menomazione della stessa deve<br />
necessariamente determinare:<br />
1) il <strong>di</strong>ritto al risarcimento pieno<br />
del danno riconosciuto dall’art.<br />
2043 c.c. in relazione all’art.<br />
185 c.p., in caso <strong>di</strong> comportamenti<br />
colpevoli, per violazione<br />
dell’art. 2087 c.c., nonché degli<br />
artt. 2, 3, 32, 35, 37, 38 e 41,<br />
comma 2, Cost., del Titolo I e<br />
dell’art. 15 St. lav. <strong>nel</strong> «<strong>di</strong>vieto<br />
<strong>di</strong> atti <strong>di</strong>scriminatori»;<br />
2) il <strong>di</strong>ritto a un equo indennizzo<br />
<strong>di</strong>scendente dall’art. 32 Cost. in<br />
collegamento con l’art. 2 Cost.<br />
se il danno è stato subìto in conseguenza<br />
dell’adempimento <strong>di</strong><br />
un obbligo legale, quale può essere<br />
la prestazione sanitaria e<br />
quale può essere rappresentato<br />
dalla prestazione <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> in sé;<br />
3) il <strong>di</strong>ritto, a norma degli artt.<br />
38 e 2 Cost., a misure <strong>di</strong> sostegno<br />
assistenziale <strong>di</strong>sposte dal legislatore<br />
<strong>nel</strong>l’ambito dell’esercizio<br />
costituzionalmente legittimo<br />
dei suoi poteri <strong>di</strong>screzionali.<br />
Non è <strong>di</strong>fatti pensabile che i soggetti<br />
colpiti alla mente dagli effetti<br />
più negativi del <strong>mobbing</strong><br />
possano essere ulteriormente <strong>di</strong>scriminati,<br />
o considerati una categoria<br />
speciale <strong>di</strong> lavoratori malati<br />
da cui conviene «stare alla<br />
larga» <strong>nel</strong> timore <strong>di</strong> essere a propria<br />
volta mobbizzati! Essi non<br />
possono essere abbandonati a sé<br />
stessi e la società civile se ne deve<br />
fare carico. È perciò auspicabile<br />
una legge che, alla pari e<br />
sulla scia della legge n. 210 del<br />
1992, operi a favore <strong>di</strong> questi<br />
soggetti la cui malattia mentale<br />
assume a volte proporzioni <strong>di</strong><br />
estrema gravità e, comunque,<br />
sempre preoccupanti, indennizzandoli<br />
oltre il risarcimento del<br />
danno <strong>biologico</strong>, ben potendo<br />
sussistere il (necessario) collegamento<br />
- come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> legittimità<br />
costituzionale - tra la previsione<br />
legislativa e il <strong>di</strong>ritto all’integrità<br />
psichica.<br />
Del resto, non si può fare a meno<br />
<strong>di</strong> ricordare che la Corte Costituzionale<br />
ha operato un’altra svolta<br />
<strong>di</strong> grande rilievo dopo quella<br />
realizzata con la citata sentenza<br />
n. 184 del 1986, <strong>nel</strong> sistema <strong>di</strong><br />
tutela previdenziale dei lavoratori<br />
nei confronti delle malattie<br />
professionali, compiendo il passaggio<br />
- me<strong>di</strong>ante la citata sentenza<br />
n. 179 del 1988 - da un<br />
sistema <strong>di</strong> copertura assicurativa<br />
fondata sulla predeterminazione<br />
con elenchi tassativi <strong>di</strong> malattie<br />
tipiche e <strong>di</strong> lavorazioni morbigene<br />
(il cosiddetto «sistema tabellare»)<br />
a un nuovo sistema «misto»<br />
od «extratabellare» in cui i lavoratori<br />
continuano a fruire dei vantaggi<br />
del sistema tabellare (se<br />
colpiti da malattie tipiche) ma sono<br />
anche ammessi a provare la<br />
natura e l’eziologia professionale<br />
<strong>di</strong> malattie tipiche, «acquisendo<br />
il <strong>di</strong>ritto all’indennizzo per<br />
tutte le malattie delle quali sia<br />
comunque provata la causa <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>».<br />
È evidente che la Corte<br />
Costituzionale ha considerato<br />
inadeguato un sistema <strong>di</strong> tutela<br />
assicurativa basato su <strong>di</strong> una<br />
elencazione tassativa delle malattie<br />
e lavorazioni, in un’epoca <strong>di</strong><br />
profonde trasformazioni tecnologiche<br />
e anche del «rischio tecnopatico»,<br />
così come ha ritenuto in<br />
contrasto con il precetto costituzionale<br />
consacrato <strong>nel</strong>l’art. 38,<br />
comma 2, Cost. il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> accertamento<br />
della causa professionale<br />
<strong>di</strong> malattie non tipiche (come<br />
è il «<strong>mobbing</strong>»).<br />
Potranno essere sollevate, al riguardo,<br />
obiezioni circa le <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> stabilire fino a qual punto,<br />
ed in quale misura, il danno<br />
accertato - e accertabile - possa<br />
costituire effettivamente una<br />
«tecnopatia», in or<strong>di</strong>ne alla sua<br />
esatta durata e configurazione, e<br />
non sussistendo alcuna tabella<br />
valutativa come avviene, ad<br />
esempio, per le otopatie professionale,<br />
in virtù del Protocollo<br />
d’intesa con le forze sociali siglato<br />
dall’Inail (all’uopo, cfr. la circolare<br />
dell’Istituto n. 17 del 31<br />
marzo 1992, preceduta dall’accordo<br />
12 <strong>di</strong>cembre 1991 sui criteri<br />
valutativi dell’ipoacusia professionale).<br />
Si tratta <strong>di</strong> un vuoto legislativo<br />
sicuramente da colmare, a tutela<br />
della salute e del <strong>di</strong>ritto alla sua<br />
integrità.<br />
Si ritiene altresì che, trattandosi<br />
<strong>di</strong> menomazione che inficia la libera<br />
esplicazione della personalità<br />
umana, il danno psichico da<br />
<strong>mobbing</strong>, da qualcuno definito<br />
«dapista» (depressione-ansia-panico),<br />
assume una valenza prioritaria<br />
rispetto pure alle prestazioni<br />
assicurative erogate ex art. 38<br />
Cost., all’interno della nozione<br />
<strong>di</strong> «sicurezza sociale», maggiormente<br />
rilevando le situazioni<br />
soggettive essenziali per lo svolgimento<br />
della persona umana, al<br />
fine, precisamente, della «effettività<br />
dei <strong>di</strong>ritti sociali» e <strong>di</strong> garantire<br />
la «libertà dal bisogno».<br />
I SUPPLEMENTI<br />
n. 2 - maggio 2003 61