Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg
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GUIDA al LAVORO<br />
A PPROFONDIMENTI<br />
reperire un’altra occupazione<br />
con mansioni equivalenti o equipollenti.<br />
Nel riconoscere la generale<br />
operatività dell’obbligo <strong>di</strong> repechage,<br />
si è pressoché ampliata<br />
la sfera <strong>di</strong> applicazione dell’articolo<br />
3 legge n. 604/1966 assimilando<br />
al concetto <strong>di</strong> giustificato<br />
motivo oggettivo anche la <strong>di</strong>versa<br />
ipotesi dell’impossibilità della<br />
prestazione, in cui il lavoratore si<br />
trova a non poter egli stesso offrire<br />
le prestazioni lavorative per<br />
fatto proprio, ancorché incolpevole,<br />
e non per oggettiva carenza<br />
delle funzioni assegnategli. In<br />
buona sostanza, la Cassazione assume<br />
la necessità per il giu<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> merito <strong>di</strong> attenersi al seguente<br />
principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto: «La sopravvenuta<br />
infermità permanente e la<br />
conseguente impossibilità della<br />
prestazione lavorativa, quale giustificato<br />
motivo <strong>di</strong> recesso del datore<br />
<strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> dal contratto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong><br />
subor<strong>di</strong>nato (articoli 1 e 31<br />
della legge n. 604/1966 e artt.<br />
1463, 1464 c.c.), non è ravvisabile<br />
<strong>nel</strong>la sola ineseguibilità dell’attività<br />
attualmente svolta dal prestatore,<br />
ma può essere esclusa<br />
dalla possibilità <strong>di</strong> altra attività<br />
riconducibile - alla stregua <strong>di</strong><br />
un’interpretazione del contratto<br />
secondo buona fede - alle mansioni<br />
attualmente assegnate o a quelle<br />
equivalenti (art. 2103 c.c.) o,<br />
se ciò è impossibile, a mansioni<br />
inferiori, purché essa attività sia<br />
utilizzabile <strong>nel</strong>l’impresa, secondo<br />
l’assetto organizzativo insindacabilmente<br />
stabilito dall’impren<strong>di</strong>tore».<br />
Con altra sentenza<br />
del 1˚ ottobre 1998, n. 9768 la<br />
Cassazione ha riba<strong>di</strong>to, in caso <strong>di</strong><br />
licenziamento per giustificato<br />
motivo oggettivo determinato<br />
dalla sopravvenuta possibilità<br />
della prestazione del lavoratore,<br />
l’obbligo del repechage con il<br />
quale si esprime l’obbligazione<br />
(ed il connesso onere probatorio)<br />
posta a carico del datore <strong>di</strong> a<strong>di</strong>bire<br />
il lavoratore licenziato in altre<br />
mansioni reperibili in azienda <strong>di</strong><br />
analogo livello professionale.<br />
Il lavoratore, dunque, insiste per<br />
la rimozione delle cause (e <strong>di</strong><br />
qualche soggetto-mobber) che<br />
hanno reso negativa la sua con<strong>di</strong>zione<br />
lavorativa e desidera vedersi<br />
reintegrato <strong>nel</strong>le sue mansioni<br />
e <strong>nel</strong> suo ruolo <strong>di</strong> competenza<br />
(perché, ci si chiede, non<br />
considerare l’adozione <strong>di</strong> interventi<br />
<strong>di</strong>sciplinari nei confronti<br />
del mobber se superiore gerarchico,<br />
preposto o collega!).<br />
Tutto ciò determina una forma<br />
<strong>di</strong> «resistenza» da parte del lavoratore<br />
che non rappresenta soltanto<br />
una questione <strong>di</strong> principio<br />
e <strong>di</strong> rispetto della propria persona,<br />
ma soprattutto la necessità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fendere la propria sussistenza<br />
e quella del proprio nucleo familiare,<br />
allo scopo <strong>di</strong> conservare il<br />
posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e con esso la relativa<br />
retribuzione, e pur <strong>nel</strong>la consapevolezza<br />
<strong>di</strong> una reintegrazione<br />
presumibilmente problematica<br />
e densa <strong>di</strong> incognite e rischi<br />
<strong>nel</strong> rientro in un contesto ambientale<br />
in precedenza <strong>di</strong>mostratosi<br />
ostile. In secondo luogo, la rinuncia<br />
preventiva all’azione giu<strong>di</strong>ziaria<br />
<strong>di</strong> per sé impe<strong>di</strong>sce l’esercizio<br />
del <strong>di</strong>ritto da parte del lavoratore<br />
<strong>di</strong> tutelare la professionalità,<br />
la personalità morale e la <strong>di</strong>gnità<br />
(<strong>di</strong>ritti tutti costituzionalmente<br />
garantiti) e può comprimere<br />
ulteriormente il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />
dell’integrità psicofisica, a<br />
fronte della lesione subìta, - salvo<br />
i casi <strong>di</strong> estrema gravità per i<br />
quali gli stessi psicoterapeuti<br />
sconsigliano il conflitto giu<strong>di</strong>ziale<br />
- venendo paradossalmente a<br />
privare il «mobbizzato » del soccorso<br />
e della solidarietà necessaria<br />
per riportarne la con<strong>di</strong>zione<br />
lavorativa <strong>nel</strong> giusto equilibrio<br />
ed operatività e ripristinare il rispetto<br />
a suo favore come persona<br />
e come lavoratore (articolo 2<br />
della Costituzione: «<strong>di</strong>ritti inviolabili»,<br />
in relazione all’articolo<br />
32 della Costituzione).<br />
Bisogna infine considerare che<br />
le pretese risarcitorie introdotte<br />
in giu<strong>di</strong>zio, se comprensive <strong>di</strong><br />
varie voci <strong>di</strong> danno legittimamente<br />
vantate, portano ad irrigi<strong>di</strong>re<br />
la parte obbligata.<br />
Tuttavia a ciò si potrà ovviare<br />
con un’opzione ragionevole e<br />
ugualmente proficua riguardo ad<br />
alcune delle voci <strong>di</strong> danno richieste<br />
e fatto salvo il potere <strong>di</strong>screzionale<br />
del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> liquidarle<br />
in via equitativa, come si evince<br />
dalla giurisprudenza formatasi<br />
in materia. Occorre anche evitare<br />
che la causa <strong>di</strong>venga un «calvario»<br />
e che assuma tempi e costi<br />
<strong>di</strong> ogni genere spropositati.<br />
Pertanto, può costituire una buona<br />
conciliazione anche quella<br />
che privilegia la reintegrazione<br />
delle mansioni ad una elevata entità<br />
del risarcimento, contenendolo,<br />
dato il fine precipuo <strong>di</strong> conservare<br />
il posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e la professionalità.<br />
Il «danno» alla persona,<br />
comunque, dovrà essere riparato<br />
e risarcito, anche con il<br />
ricorso all’equità.<br />
Si ha fondato motivo <strong>di</strong> ritenere<br />
che il «timore» per la salute della<br />
vittima del <strong>mobbing</strong>, se inteso<br />
come preclusivo <strong>di</strong> idonee azioni<br />
giu<strong>di</strong>ziarie, comporterebbe un<br />
peggioramento ulteriore e ancorpiù<br />
pregiu<strong>di</strong>zievole per la salute<br />
dello stesso e lo collocherebbe<br />
in una posizione contrattuale <strong>di</strong><br />
maggior debolezza e a rischio<br />
della conservazione del posto <strong>di</strong><br />
<strong>lavoro</strong>, specialmente se privo<br />
del sostegno e della solidarietà<br />
sindacali. L’ingiustizia del danno<br />
patito sarebbe, perciò, doppia.<br />
Pur risultando l’esito della<br />
controversia molto con<strong>di</strong>zionato,<br />
e subor<strong>di</strong>nato, all’onere della<br />
prova - sussistono numerosi strumenti<br />
processuali che consentono<br />
<strong>di</strong> superare almeno in parte le<br />
<strong>di</strong>fficoltà che vi si frappongono<br />
e cioè: a) iniziative e contestazioni<br />
scritte sulle azioni negative,<br />
con precisazioni <strong>di</strong> date, eventi,<br />
e personale presente al fatto; b)<br />
prove testimoniali acquisite potendo<br />
contare anche sulla solidarietà<br />
<strong>di</strong> colleghi e funzionari sindacali;<br />
c) Ctu me<strong>di</strong>co-legale;<br />
I SUPPLEMENTI<br />
n. 2 - maggio 2003 71