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Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg

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GUIDA al LAVORO<br />

A PPROFONDIMENTI<br />

«gravose rinunce ad un facere»<br />

che il danno esistenziale comporta,<br />

come conseguenza del danno<br />

psichico, ed essendo inteso come<br />

danno a ciò che la persona<br />

«è» e non a ciò che la persona<br />

«ha», ne deriva che, trattandosi<br />

<strong>di</strong> un danno che comprime una o<br />

più attività non red<strong>di</strong>tuali realizzatrici<br />

della persona (e perciò lesivo<br />

d’un <strong>di</strong>ritto soggettivo della<br />

persona garantito costituzionalmente),<br />

è danno come tale risarcibile<br />

(ve<strong>di</strong> Cass. n. 1761 del 19<br />

febbraio 1998), senza per questo<br />

sovrapporsi al danno <strong>biologico</strong><br />

(danno-evento alla salute, tabellarmente<br />

quantificabile), al danno<br />

psichico (patologia me<strong>di</strong>ca suscettibile<br />

<strong>di</strong> accertamento e <strong>di</strong><br />

quantificazione me<strong>di</strong>co-legale)<br />

e al danno morale (praetium doloris).<br />

Proprio al fine <strong>di</strong> evitare confusioni<br />

e sovrapposizioni <strong>di</strong> figure<br />

<strong>di</strong> danno e in considerazione del<br />

possibile florilegio delle categorie<br />

<strong>di</strong> danno, in dottrina si è ravvisata<br />

(ve<strong>di</strong> Cendon-Ziviz, Il danno<br />

esistenziale, in Tagete n.<br />

1/2000 e n. 3/2000) la necessità<br />

<strong>di</strong> un coor<strong>di</strong>namento tra le tre<br />

figure <strong>di</strong> danno (<strong>biologico</strong> - morale<br />

- esistenziale) delle quali la<br />

prima figura è il danno-evento e<br />

le altre due sono danni-conseguenza,<br />

in virtù della sentenza<br />

della Corte Costituzionale n.<br />

184/1986: ovvero, il coor<strong>di</strong>namento<br />

tra gli artt. 2059 e 2043<br />

del co<strong>di</strong>ce civile.<br />

Il filo conduttore rimane, ed è,<br />

pur sempre il criterio dell’«ingiustizia<br />

del danno», posto che tra<br />

le due figure tra<strong>di</strong>zionali delle<br />

quali una, il danno <strong>biologico</strong>, ha<br />

sovrastato <strong>di</strong> gran lunga l’altra, il<br />

danno morale, che ne è uscito palesemente<br />

ri<strong>di</strong>mensionato (basti<br />

pensare al «limite» del pregiu<strong>di</strong>zio<br />

da reato), si è venuta a creare<br />

una specie <strong>di</strong> «zona interme<strong>di</strong>a»<br />

o «zona d’ombra», quella cioè<br />

dove ben può trovare alloggio la<br />

figura del danno esistenziale.<br />

Difatti, nulla pare cambiare se<br />

al posto dell’art. 2043 c.c. e dell’art.<br />

32 Cost. si mettono l’art.<br />

2043 c.c. e l’art. 29 Cost., essendo<br />

così sod<strong>di</strong>sfatto «per la lesione<br />

della serenità familiare» il requisito<br />

dell’ingiustizia del danno.<br />

In questo contesto giuri<strong>di</strong>co-normativo<br />

si colloca la figura del<br />

danno esistenziale, come conseguenza<br />

<strong>di</strong> una «lesione della personalità»,<br />

risarcibile in virtù del<br />

principio, accolto anche da altri<br />

sistemi giuri<strong>di</strong>ci, dell’id quod<br />

plerumque acci<strong>di</strong>t, ex art. 2043<br />

c.c., regola che consente la risarcibilità<br />

- secondo un’esigenza socialmente<br />

avvertita - dei danni<br />

da lesione della personalità.<br />

Grazie a questa tecnica la Cassazione<br />

a sezioni unite n. 500 del<br />

22 luglio 1999 (in Foro it., 1999,<br />

I, c. 2487) ha riconosciuto la natura<br />

dell’illecito aquiliano alla lesione<br />

d’interessi legittimi.<br />

Lesione da provare, certamente<br />

non attraverso una perizia me<strong>di</strong>co-legale,<br />

utile rectius necessaria<br />

per la malattia psichica, e perciò<br />

liquidabile in via equitativa.<br />

Il tutto finalizzato, evidentemente,<br />

ad un ideale <strong>di</strong> risarcimento<br />

integrale del danno alla persona,<br />

il che spiega anche l’ampliamento<br />

dei soggetti legittimati al risarcimento<br />

del danno morale anche<br />

nei casi in cui la vittima <strong>di</strong>retta<br />

dell’illecito sia sopravvissuta<br />

(Cass, sez. unite 1˚ luglio 2002,<br />

n. 9556, in Guida al Diritto n.<br />

29/2002, p. 46).<br />

Il danno esistenziale entra<br />

<strong>nel</strong>la giurisprudenza attuale<br />

Premesso che il danno esistenziale<br />

non ha matrice me<strong>di</strong>co-legale<br />

e pertanto può essere liquidato<br />

solo con il ricorso al criterio dell’equità<br />

(artt. 1226 e 2056 c.c.)<br />

si constata tra gli operatori del<br />

<strong>di</strong>ritto la lievitazione delle sentenze<br />

sul danno esistenziale in<br />

vari ambiti che <strong>di</strong> seguito illustriamo.<br />

1) Famiglia<br />

Il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> legittimità (Cass., n.<br />

7713 del 7 giugno 2000, in Foro<br />

it. n. 1/ 2001) chiamato a decidere<br />

sul pregiu<strong>di</strong>zio da risarcire al<br />

minore per gli squilibri ed i turbamenti<br />

emotivi derivatigli dal ritardato<br />

adempimento degli obblighi<br />

paterni riguardo alla corresponsione<br />

degli alimenti, fuori<br />

dai limiti dell’art. 2059 c.c. (ma<br />

da non lasciare privo <strong>di</strong> tutela<br />

risarcitoria trattandosi <strong>di</strong> normali<br />

attività realizzatrici della persona<br />

umana, e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> posizioni<br />

soggettive primarie e costituzionalmente<br />

garantite), ha riconosciuto<br />

il <strong>di</strong>ritto al risarcimento<br />

del danno in via equitativa quale<br />

«danno esistenziale», ex articolo<br />

2043 del co<strong>di</strong>ce civile.<br />

La Corte aderisce in tal modo<br />

all’opinione dominante circa la<br />

natura della previsione <strong>di</strong> cui all’art.<br />

2043 c.c. che non sanzionerebbe<br />

illeciti altrove già tipicamente<br />

<strong>di</strong>sciplinati, bensì attribuirebbe<br />

al Giu<strong>di</strong>ce il potere <strong>di</strong>screzionale<br />

<strong>di</strong> qualificare ingiusto un<br />

danno, in base a valori e principi<br />

che trovano citta<strong>di</strong>nanza <strong>nel</strong> nostro<br />

or<strong>di</strong>namento, il tutto ovviamente<br />

collegato alla sussistenza<br />

<strong>di</strong> una condotta lesiva (S. Rodotà,<br />

Il problema della responsabilità<br />

civile, Milano, 1964, spec.<br />

84 e 127; G. Alpa, Il problema<br />

dell’atipicità dell’illecito, Napoli,<br />

1979, 245; M. Libertini, Nuove<br />

riflessioni in tema <strong>di</strong> tutela<br />

civile inibitoria e <strong>di</strong> risarcimento<br />

del danno, inRiv. Crit. Dir.<br />

Priv., 1995, 404).<br />

2) Infortunistica stradale<br />

La materia del pregiu<strong>di</strong>zio non<br />

patrimoniale ad interessi della<br />

persona è stata <strong>di</strong> recente oggetto<br />

<strong>di</strong> una approfon<strong>di</strong>ta rime<strong>di</strong>tazione<br />

da parte della giurisprudenza<br />

<strong>di</strong> merito (cfr. Trib. Napoli,<br />

sez. V, stralcio, 12 febbraio<br />

2002, n. 2048, in Guida al Diritto,<br />

n. 22/2002, p. 29) anche <strong>nel</strong><br />

I SUPPLEMENTI<br />

n. 2 - maggio 2003 37

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