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Danno biologico e mobbing nel rapporto di lavoro - Frareg

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GUIDA al LAVORO<br />

A PPROFONDIMENTI<br />

<strong>di</strong>ritto alla ragionevole durata<br />

del processo (art. 2, legge n.<br />

89/2001). In altra pronuncia della<br />

Suprema Corte (Cass. n.<br />

13440 del 29 novembre 1999) si<br />

rinviene una contestazione alla<br />

proposta della Consulta. Infatti<br />

si ammette che «il danno <strong>biologico</strong><br />

può sussistere non solo in presenza<br />

<strong>di</strong> una lesione <strong>di</strong> postumi<br />

permanenti, ma anche in presenza<br />

<strong>di</strong> lesioni che abbiano causato<br />

uno stress psicologico».<br />

Non a caso il Petti - noto giurista<br />

e Consigliere <strong>di</strong> Cassazione, al<br />

quale sicuramente va il merito <strong>di</strong><br />

avere tradotto il testo della Risoluzione<br />

del Consiglio d’Europa<br />

del 14 marzo 1975, <strong>di</strong> cui ancora<br />

<strong>di</strong> recente la Cassazione ha riaffermato<br />

la «valenza interpretativa»<br />

(Cass. sez. III, 11 gennaio<br />

1997, n. 3170) con la quale veniva<br />

formulata una proposta degli<br />

Stati membri in<strong>di</strong>cativa dei vari<br />

tipi <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi risarcibili e dei<br />

principi guida per la loro risoluzione)<br />

- mostra <strong>di</strong> non con<strong>di</strong>videre<br />

la contrapposizione fatta dalla<br />

Consulta <strong>nel</strong> 1994 tra danno morale<br />

e danno psichico (Evoluzione<br />

del danno psichico in Cassazione<br />

e le prospettive europee,<br />

in Tagete n. 2/2000).<br />

Ritenendo non coincidente la definizione<br />

del danno morale con<br />

quella europea, il Petti osservava,<br />

tuttavia, che la <strong>di</strong>sputa per la<br />

definizione del danno psichico è<br />

deputata alla scienza me<strong>di</strong>ca, e<br />

si soffermava su tre definizioni:<br />

a) danno <strong>biologico</strong> alla salute;<br />

b) danno psichico quale menomazione<br />

e lesione alla salute psichica;<br />

c) danno morale quale lesione<br />

della <strong>di</strong>gnità umana proveniente<br />

da reato, da lesione alla salute e<br />

da qualsiasi altra lesione dei <strong>di</strong>ritti<br />

della persona umana.<br />

In tale contesto interpretativo si<br />

colloca l’insistenza sulla valutazione<br />

equitativa che spetta al giu<strong>di</strong>ce,<br />

e il <strong>di</strong>ssenso dalla percentualizzazione<br />

secca dell’invali<strong>di</strong>tà.<br />

Questa opinione però non è con<strong>di</strong>visa<br />

da molti operatori del <strong>di</strong>ritto<br />

e ancor meno dalla me<strong>di</strong>cina<br />

legale.<br />

La Corte Costituzionale è stata<br />

chiamata più volte a pronunciarsi<br />

sulla legittimità <strong>di</strong> norme che, in<br />

modo <strong>di</strong>retto od in<strong>di</strong>retto, <strong>di</strong>sciplinavano<br />

la salute psichica e le<br />

conseguenze della sua lesione.<br />

Citiamo la sentenza n. 372/1994,<br />

sul danno da morte con la quale<br />

la Corte Costituzionale sembrò<br />

obliterare il principio affermato<br />

in precedenza, e cioè che la salute<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo oggetto <strong>di</strong> protezione<br />

ex art. 32 Cost., è una soltanto,<br />

ed essa può essere lesa sia<br />

vulnerando il soma che la psiche,<br />

e l’or<strong>di</strong>nanza n. 293 del 22 luglio<br />

1996, scaturita dalla perplessità e<br />

dai dubbi <strong>di</strong> legittimità costituzionale<br />

sollevati da alcuni giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

merito, tra cui il Tribunale <strong>di</strong> Bologna,<br />

sull’art. 2059 c.c., riguardo<br />

ad alcune affermazioni contenute<br />

<strong>nel</strong>la motivazione della citata<br />

sentenza n. 372/1994. Tale or<strong>di</strong>nanza,<br />

però, non sod<strong>di</strong>sfaceva<br />

gli interpreti in quanto non precisava<br />

quale fosse l’esatta linea <strong>di</strong><br />

confine tra danno psichico e danno<br />

morale.<br />

Si può <strong>di</strong>re che dalla giurisprudenza<br />

della Corte Costituzionale<br />

si desumono due <strong>di</strong>fferenti atteggiamenti:<br />

a) da una parte, sul piano del<br />

«principio», l’equivalenza e la<br />

parificazione tra salute fisica e<br />

salute psichica;<br />

b) dall’altra, sul piano «risarcitorio»,<br />

la <strong>di</strong>fferenziazione tra i presupposti<br />

del risarcimento del<br />

danno alla salute fisica rispetto a<br />

quelli del danno alla salute psichica.<br />

Non vi è perciò alcun dubbio<br />

che il giu<strong>di</strong>ce delle leggi ha considerato<br />

«la salute psichica»,<br />

quantomeno sul piano teorico,<br />

«come espressione d’un <strong>di</strong>ritto<br />

soggettivo perfetto» fondato sull’art.<br />

32 Cost., al pari della salute<br />

fisica, poiché ciò si legge <strong>nel</strong>la<br />

sentenza n. 27 del 18 febbraio<br />

1975, con cui veniva <strong>di</strong>chiarato<br />

costituzionalmente illegittimo<br />

l’allora vigente articolo 546 c.p.<br />

<strong>nel</strong>la parte in cui non prevedeva<br />

che la gravidanza potesse essere<br />

interrotta quando l’ulteriore gestazione<br />

poteva comportare danno<br />

o pericolo per la salute della<br />

madre, al fine della conservazione<br />

del benessere fisico e dell’equilibrio<br />

psichico della madre;<br />

e così, analogicamente, pur<br />

riferito a fattispecie <strong>di</strong>versa (norme<br />

in materia <strong>di</strong> rettificazione <strong>di</strong><br />

attribuzioni <strong>di</strong> sesso <strong>nel</strong>la sentenza<br />

n. 161 del 24 maggio 1985,<br />

che in contrasto con la Cassazione,<br />

riteneva lecito e ammesso il<br />

mutamento <strong>di</strong> sesso se reso necessario<br />

dalla «tutela della salute<br />

psichica del transessuale»).<br />

Peraltro, si osserva che il problema<br />

della ipotetica <strong>di</strong>stinzione tra<br />

salute psichica e salute fisica<br />

non viene neppure sfiorato dalla<br />

Corte Costituzionale <strong>nel</strong>la nota<br />

sentenza n. 184 del 1986, dato<br />

che <strong>nel</strong>la motivazione si parla in<strong>di</strong>fferentemente,<br />

<strong>di</strong> «menomazione<br />

biopsichica», <strong>di</strong> salute in senso<br />

«fisio-psichico», <strong>di</strong> «integrità<br />

fisio-psichica» ovvero «biopsichica».<br />

Emerge chiaramente come la<br />

Corte Costituzionale, <strong>nel</strong>l’affermare<br />

la piena risarcibilità del<br />

danno alla salute, ha inteso evitare<br />

ogni <strong>di</strong>stinzione tra integrità<br />

fisica e integrità psichica, confermando<br />

tale orientamento anche<br />

<strong>nel</strong>la successiva sentenza n. 455<br />

del 16 ottobre 1990, ove si afferma<br />

il principio in virtù del quale<br />

il <strong>di</strong>ritto alla salute è un «<strong>di</strong>ritto<br />

erga omnes» garantito imme<strong>di</strong>atamente<br />

dalla Costituzione e come<br />

tale <strong>di</strong>rettamente tutelato e<br />

azionabile dai soggetti legittimati<br />

nei confronti degli autori dei<br />

comportamenti illeciti.<br />

Identicamente, la Corte Costituzionale<br />

si era pronunciata con<br />

I SUPPLEMENTI<br />

n. 2 - maggio 2003 29

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