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PIANO DI SVILUPPO RURALE PER L'UMBRIA 2000-2006 - Inea

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capacità d’uso del suolo, ovvero il suo potenziale utilizzo agricolo o silvo-pastorale in rapporto alrischio relativo che ne deriva, essa è maggiore per i suoli delle aree pianeggianti e tabulari, dove lerelative caratteristiche morfologiche e climatiche ne favoriscono lo sviluppo e la conservazione.All’opposto, tale capacità è scarsa per i suoli dei rilievi montuosi, dove la morfologia e il climaesercitano, invece, un’azione limitante. Tra i due estremi, si rileva una capacità intermedia per learee di bassa collina ed una più modesta per quelle altocollinari; in questi due ambiti, caratterizzatida un’elevata variabilità delle caratteristiche pedologiche, la capacità diminuisce sensibilmente conl’aumentare della pendenza e della componente argillosa.Uso del suolo.Per la rappresentazione più attuale dell’uso del suolo in Umbria si fa riferimento alla banca dati delprogetto “Corine Land Cover” (1993), la cui metodologia di rilevamento consiste nellafotointerpretazione computerizzata delle immagini indirizzate dal satellite Landsat, classificate nellevarie categorie previste dal progetto con l’ausilio di dati accessori (foto aeree e carte). Le 44 classid’uso previste dalla metodologia europea di classificazione vengono raggruppate in tre livelligerarchici, il primo dei quali prevede la suddivisione del territorio regionale in cinque tipologie:a) territori modellati artificialmente;b) territori agricoli;c) territori boscati e ambienti seminaturali;d) zone umide;e) corpi idrici.I territori agricoli, con il 51% di superficie occupata, superano quelli boscati e gli ambientiseminaturali, a quota 44%. Con il 2% e 3% chiudono l’ordine di classificazione, rispettivamente, icorpi idrici e i territori modellati artificialmente .Il secondo livello gerarchico individua tredici classi d’uso, tra cui ritroviamo le zone boscate con lamaggior estensione (36,6%), seguite dai seminativi (30%) e dalle zone agricole eterogenee (14%);le zone urbanizzate coprono appena il 2% del territorio.Rete idrografica, bacini naturali e artificiali.Il bacino idrografico del fiume Tevere, che attraversa la regione per circa 200 km in direzioneNord-Sud, comprende la gran parte del territorio regionale. Lungo il tratto umbro, caratterizzato dauna modesta pendenza, il Tevere ha numerosi affluenti, tra cui i principali sono Chiascio e Nera, insinistra idrografica, e Nestore e Paglia, in destra; il suo regime idraulico è decisamente influenzatodagli invasi di Montedoglio, in Toscana, e Corbara e Alviano, in territorio umbro.Il Lago Trasimeno è l’invaso naturale più esteso della regione ed il quarto in Italia, con un bacinoidrografico di 300 km 2 , comprensivo dello specchio lacustre, la cui estensione è di 124 km 2 . Il lagoè privo di emissari naturali, e pertanto si caratterizza per un regime idrologico fortemente irregolare.Attualmente il lago è collegato, mediante l’immissario artificiale dell’Anguillara costruito neglianni cinquanta, ai bacini idrografici dei torrenti Rigo Maggiore, Tresa, Moiano e Maranzano, conun aumento della superficie dell’intero bacino idrografico di quasi 100 km 2 . L’invaso si presentacon bassi fondali (profondità media 4,72 m, con un massimo di 6,3 m) e sponde dalle pendenzeminime.Il lago di Piediluco ha un bacino idrografico di circa 74 km 2 , che in parte si estende in territoriolaziale. La sua profondità media è di 11,46 m, con una variabilità, nella zona centrale, tra i 10 e i 22m; la pendenza delle rive raggiunge anche il 50%. Il lago, dotato di un immissario naturale, il RioFuscello, con una portata media stimata intorno ai 120 l/s, viene utilizzato a scopi idroelettrici,pertanto le sue caratteristiche idrologiche sono regolate artificialmente.Pag. 11

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