particolare, a quella rilevata nel territorio umbro sia in termini di comuni che di mll (perapprofondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare la tabella 5).L’importanza di questa qualificazione del sistema produttivo risiede nel fatto che al suo aumentaresi registra un incremento delle capacità evolutive sia nei termini di potenziali percorsi di sviluppo,sia come dotazione di opportunità di scelta per ciascun agente economico che opera nell’ambitoindagato.Sotto questa prospettiva, tuttavia, sono da mettere in evidenza alcune specificità che si colleganoalla chiave interpretativa proposta.Quello che, di fatto, emerge è l’esistenza di una spinta varietà nell’ambito delle attivitàmanifatturiere nel loro complesso, evidenza che integra l’esame già svolto in ordine alla loroimportanza.La ridotta varietà delle attività terziarie, che caratterizza i mll più rurali e, infine, l’assenza di unlegame di dipendenza tra il livello di ruralità regionale e la varietà nel comparto agricolo,completano i risultati di natura settoriale.Trasversalmente a queste tre realtà ve n’è una quarta dalla quale emerge come la diversificazionedelle attività economiche si associa all’incremento delle unità produttive. Se, in rapporto al grado diruralità, si guarda alle attività manifatturiere nel loro complesso, si nota l’emergere di differentipercorsi di differenziazione. Le aree ad alta ruralità esibiscono la massima crescita dell’indice divarietà nell’intero periodo 1961-1991 e presentano un’evidente similitudine con le aree a bassogrado di ruralità. Sono le aree mediamente rurali che, viceversa, fanno registrare una riduzione dellanumerosità delle attività economiche presenti nel territorio.Le attività agroindustriali, ancora, offrono un esempio significativo di processi opposti a quelli orarichiamati: nello stesso periodo, mentre le aree umbre a bassa e media ruralità fanno registrare unincremento di varietà, per quelle ad alta ruralità si verifica una riduzione significativa.I tratti evolutivi sottolineati trovano conferma nel quadro complessivo della relazione tra varietàdell’attività economica e ruralità chiamando in causa il ruolo delle istituzioni economiche, come nelcaso dell’agroindustria in cui la semplificazione del sistema produttivo è supportata da quella delmercato delle materie prime ad opera dell’intervento europeo.Il contesto rurale umbro.Il contesto rurale regionale è nella realtà determinato, e caratterizzato, non solo da elementi dinatura demografica e socioeconomica ma anche da elementi paesaggistici, naturalistici, ambientali,storici e culturali, solo per citare i più importanti, delineandosi, quindi, come uno scenariocomplesso che rende qual si voglia criterio di classificazione non esaustivo.La stessa lettura della ruralità fornita da “Il futuro del mondo rurale” con le tre aree problema –periurbane sottoposte a pressione, marginali, in declino- pur trovando una buona corrispondenzacon la realtà umbra, risulta a tratti angusta perché l’idea di un rurale totalmente marginale o indeclino non comprende tutto il panorama regionale. Ambiti territoriali contraddistinti da vivacitàeconomica posti in situazioni orografiche favorevoli si caratterizzano per un notevole grado diruralità congiuntamente a mll prettamente montani con un tessuto produttivo specializzato su uno odue microsettori, evidenziando così la ricchezza dello scenario umbro.Le diversità esistenti all’interno dei tre gruppi di mll, ottenuti con l’indicatore composito IR (perapprofondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare la Tabella 2) sonoparzialmente spiegate con la presenza o meno, nella storia di ogni mll, di un periodo in cuil’industria è stato il settore prevalente 8 . Infatti, il prevalere della fase industriale, specialmente nellasua componente manifatturiera, determina il consolidamento della base economica di qual si vogliasistema poiché la presenza di una marcata fase di industrializzazione è indice di adeguate capacità8 La prevalenza è qui intesa come numero di attivi superiore a quello dell’agricoltura e dei sevizi.Pag. 22
di sfruttamento delle innovazioni, di abilità nell’acquisizione e trasferimento delle conoscenze e nonultimo di elevate capacità imprenditoriali e professionali.In generale la composizione settoriale della popolazione attiva, così come si è modificata dal 1951al 1991, costituisce una sorta di codice genetico del SER consentendo da un alto di qualificare lostadio di sviluppo dei diversi mll e dall’altro di indagarne le reali prospettive.Dall’analisi dell’importanza storica che i tre settori hanno avuto nell’evoluzione dei mll umbriemergono vari aspetti. In primo luogo è ulteriormente rafforzata la stretta relazione tra contestirurali e settore primario, in particolare (per approfondimenti consultare le tabelle di analisisocioeconomica, in particolare il grafico 1.) l'influenza che la persistenza storica di quest’ultimo haavuto nel determinare alti livelli di ruralità al 1991.Tali livelli, in effetti, scontano proprio il gradodi primarietà che ha pervaso la traiettoria di sviluppo dei mll dando luogo ad una corrispondenzadiretta.Al di la di questa conferma le dinamiche storiche, (per approfondimenti consultare le tabelle dianalisi socioeconomica, in particolare la figura 1), lasciano intravedere almeno quattro diversetipologie che, nell’ottica della prevalenza industriale, sono ridotte a due in funzione della presenzadi una fase industriale prevalente (C.i.p) o meno (S.i.p).In puri termini descrittivi la prima delle quattro può essere definita come situazione canonica. Taleappellativo gli è conferito dal fatto che propone le tradizionali fasi dello sviluppo del nostro Paesecon un’agricoltura, relativamente dominante, fino agli anni ’60 allorquando l’industria divienepreponderante per poi a sua volta cedere il primato al terziario nel decennio a cavallo il ’70 e l ’80.In tale situazione ricadono i mll di Assisi, Città di Castello, Gubbio, Perugia, Spoleto e Terni.La seconda situazione riscontrata ripropone la precedente con l’unica differenza che una o entrambele transizioni 9 sono ritardate nel tempo (situazione canonica ritardata). Questo secondo gruppoannovera Castiglione del Lago e Todi.La terza presentata si caratterizza per uno sviluppo senza la fase preminente da parte dell’industria,si passa cioè a cavallo degli anni ’70 e ’80 direttamente da una prevalenza del settore agricolo aquella del terziario. Tale dinamica è osservabile a Cascia, Fabro, Foligno, Norcia e Orvieto.In una certa misura antitetica alla terza è la quarta tipologia riscontrabile in Umbria connotata dauna netta preminenza della fase industriale che si protrae per il periodo compreso tra il censimentodel 1961 e l’ultimo. Tale vocazione industriale è presente a Gualdo Tadino, Marsciano e Umbertide.I due percorsi storici –C.i.p. e S.i.p.- desumibili dalle quattro tipologie si calano, nei diversi ambitirurali, con una certa regolarità. I mll più rurali sono prevalentemente caratterizzati da un percorsostorico che non ha visto quasi mai prevalere il settore industriale o anche se, quando ciò fosseavvenuto, è accaduto solo nell’ultimo ventennio. Questo non fa che confermare quanto già espostoinizialmente sulla connotazione agricola dei più alti livelli di ruralità. Ciò nonostante non vengonomeno casi di mll rurali contraddistinti da una forte prevalenza della fase industriale. Scendendolungo la scala di ruralità l’importanza storica della fase industriale diviene progressivamente semprepiù tangibile. I percorsi caratteristici dei mll a più contenuta ruralità sono quelli che comunquehanno registrato un’importante fase industriale sia essa ancora prevalente al 1991 o meno. Non vacomunque sottaciuta la presenza, anche in tale ambito, di situazioni caratterizzate dall’assenza diuna fase industriale prevalente.Il fatto che esista una più o meno piena rispondenza tra livello di ruralità e presenza/assenza di unafase industriale prevalente, evidentemente si traduce nel fatto che le caratteristiche di capacitàinnovativa e professionalità, associate a questa fase, si sono palesate prevalentemente nei sistemi(mll) meno rurali, in quanto storicamente caratterizzati dalla presenza di una fase industrialeprevalente. Quello che però bisogna qui sottolineare è che quest’ultima affermazione non si traduceautomaticamente nella necessaria assenza delle medesime caratteristiche nei mll a più spiccata9 Con il termine di transizione viene indicato il momento del passaggio da un settore prevalente ad un altro sempre neitermini del peso degli attivi di ciascun settore.Pag. 23
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