da se stesso innovazioni, tra le quali la diversificazione delle funzioni aziendali e la riconversioneverso produzioni di qualità e biologiche.Dal quadro generale del SER è emerso un rilevante calo dell’occupazione nell’agricoltura in lineacon il dato nazionale. A livello regionale, al 1996, la quota di occupati in agricoltura costituiva il10,2% con le sue 21000 unità. Di queste il 67% erano costituiti da lavoratori indipendenti, dato cheè rimasto, percentualmente, presso che stabile nel periodo indagato.Dall’andamento della produttività del lavoro agricolo nel decennio 1985-96 (per approfondimenticonsultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare la Tab. 19) emerge un primo segnaledel processo di estensivizzazione che interessa parte dell’agricoltura umbra.Questa produttività è stata, infatti, scomposta nelle sue due componenti: produttività della terra(VAa/SAU) e disponibilità di terra per unità lavorativa (SAU/ULA) 13 . La buona crescita mediaannua registrata per la produttività del lavoro (4,95%) è dovuta alla espulsione di manodopera dalsettore primario piuttosto che ad un aumento della produttività della terra. Mentre, infatti, ladisponibilità di terra per addetto è aumentata repentinamente nel decennio (4,4%) e sta a segnalareuna fase di aggiustamento intersettoriale ancora non del tutto esaurita, la produttività della terra(0,52%) è cresciuta meno della metà di quanto registratosi in Italia e nel Centro-Nord, indicandoquindi la prevalenza di ordinamenti produttivi di carattere estensivo ed a basso valore aggiunto.Il dato positivo relativo agli investimenti fissi lordi che si è discusso nell’ambito del SER non trovarispondenza nel comparto primario dove dal 1980 al 1995 si è verificato un continuo calo, a prezzicostanti (1990), che ha portato ad una perdita d’investimenti pari al 22% in 15 anni. Da notare chetale valore regionale è perfettamente in linea con il dato del centro Italia (-25%) e con il nazionale (-20%) ed evidenzia, quindi, il basso livello di innovazione che contraddistingue questo comparto(per approfondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare la tabella 20).La produzione agricolaAl 1996 la ripartizione della superficie regionale vedeva, rispetto al dato nazionale, una forteincidenza dei boschi (30%) in linea con il dato del centro Italia. Relativamente alla SAU sia la suaquota percentuale complessiva, sia la sua composizione interna rispecchiano l’andamento nazionalee del centro Italia.Scendendo nei dettagli la relativa vivacità nella crescita della PLV, dimostrata dal settore dellecoltivazioni industriali 14 , si accompagna ad una crescita della SAU investita nel periodo considerato(per approfondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare la tabella 21).Quest’ultimo incremento si distribuisce poi, tolte le aziende con SAU minore di un ettaro, in tutte leclassi di dimensione aziendale (per approfondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica,in particolare la tabella 22).Al contrario, la lieve crescita annua della PLV cerealicola (0,97%) si verifica in presenza di unadiminuzione della superficie investita. Tale diminuzione si verifica poi solo a carico delle aziendecon SAU minore di 20 ettari, mentre nelle aziende con SAU superiore a 20 ettari si assiste ad unincremento della superficie investita a cereali. Molto probabilmente il ruolo svolto dalla PAC inquesto settore sembra aver provocato molte meno distorsioni dal punto di vista strutturale, nel sensoche la superficie cerealicola si è ridistribuita tra le grandi aziende e ha visto aumentare, in una certamisura, la sua produttività.Vite ed olivo mantengono invece il loro carattere di coltivazioni della piccola azienda familiare, lamaggior parte della superficie investita rimane, infatti, sparsa tra le aziende di piccole dimensioni(1-20 ettari). Nell’ambito della viticoltura è da registrare l’aumento della superficie investita aDOC, che si concentra, al contrario del settore complessivo, nelle aziende di maggiori dimensioni.13 Ragionando in termini di tassi di crescita medi annui è bene ricordare che r (VAa/ULA) = r (VAa/SAU) +r(SAU/ULA)14 Si ricorda che tale incremento si è registrato soprattutto a carico del girasole.Pag. 28
Due aspetti vanno evidenziati in conclusione: l’agriturismo che conta al momento attuale suun’offerta di 359 aziende e 4693 posti letto, consistenze che appaiono insufficienti se le previsioniriguardanti i flussi turistici dei prossimi anni si riveleranno esatte.L’agricoltura biologica ha manifestato un forte dinamismo negli ultimi anni (1994-1998) vedendoinvestiti oltre 15 mila ettari. Complessivamente sono stati ammessi ai premi del Reg. CEE 2078/92,nel quinquennio, circa 900 aziende per complessivi 7729 Ha, di cui il 28% investiti a cereali, il 5%a girasole e ben 45% a foraggiere (per approfondimenti consultare le tabelle di analisisocioeconomica, in particolare la tabella 23).Il principale motivo del bassissimo contributo dato dagli allevamenti alla crescita della PLVregionale risiede nella contrazione del capitale bestiame umbro tra il 1985 ed il 1996 (perapprofondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare le Tabelle 24 e 25).Solo per gli ovini si registra un incremento del numero di aziende e di capi, mentre per gli avicoli lacontrazione del numero di aziende si accompagna all’aumento del numero di capi, segnalandoquindi un processo di concentrazione nel settore.Alla diminuzione di aziende e capi nel settore bovino è corrisposto un processo di ristrutturazionenon molto marcato, che ha visto l’aumento di medie aziende (numero di capi compreso tra 50 e 99)e la comparsa di 14 aziende con numero di capi superiore a 500.Notevole è stata invece la ristrutturazione delle aziende suinicole, dove una sensibile riduzione delnumero delle unità economiche si è verificata in tutte le classi dimensionali, tranne la maggiore:sono, infatti, comparse ben 79 aziende di oltre 1000 capi, che testimoniano della caratterizzazioneindustriale intrapresa da questo settore.La crescita reale della PLV regionale (prezzi1990) ha fatto registrare un tasso medio annuo, 1985-96, del 0,76%, valore che risulta intermedio tra il dato nazionale (0,69%) e quello del centro Italia(1,1%). Questo dato medio nasconde in ogni caso una grossa variabilità nella crescita annua deidiversi settori.Scendendo nel dettaglio, la scomposizione della PLV totale regionale fornisce indicazioni circal’importanza dei vari settori (per approfondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, inparticolare le tabelle 26 a, b e 27).L’incidenza media dei cereali (18%), delle colture industriali (17%), sulla PLV totale è stata neldecennio 1985-1996 di gran lunga superiore ai rispettivi valori medi dell’Italia e del Centro-Nord,rivelando una specializzazione nelle colture estensive. Anche l’incidenza media delle carni suine(21%) e l’evoluzione della struttura degli allevamenti rivela una progressiva industrializzazione delsettore.Ad un secondo livello di importanza si pongono la vite (8%), le carni bovine (7%) e le carni avicole(6%), mentre in coda troviamo l’incidenza dell’olivo (4%) e del latte (4%).Dal lato dei risultati positivi spicca l’olivicoltura, che pur mantenendo un peso contenuto, ha vistocrescere la sua PLV ad un tasso del 3% annuo.Altri valori positivi di crescita si sono registrati per le coltivazioni industriali (1,35%) ed i cereali(0,97%).Vi sono infine settori che pur mantenendo un peso sensibile sulla PLV umbra, hanno presentato unacrescita minima o negativa. Tra questi troviamo il settore delle carni bovine, con una diminuzionemedia annua del -0,73% e la viticoltura con una contrazione della sua PLV del -0,44%.Consumi intermedi, valore aggiunto e premi alla produzioneNel 1997, in Umbria, relativamente all’agricoltura, sono stati spesi circa 400 mld (prezzi correnti)in consumi intermedi, -acquisto mezzi tecnici- con un incremento del 40% rispetto al valore del1986. Tale andamento è comunque da imputare unicamente all’aumento dei prezzi in quanto ladinamica a prezzi costanti evidenzia una sostanziale stazionarietà di questi consumi nel periodo1986-97.Pag. 29
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