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PIANO DI SVILUPPO RURALE PER L'UMBRIA 2000-2006 - Inea

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Due aspetti vanno evidenziati in conclusione: l’agriturismo che conta al momento attuale suun’offerta di 359 aziende e 4693 posti letto, consistenze che appaiono insufficienti se le previsioniriguardanti i flussi turistici dei prossimi anni si riveleranno esatte.L’agricoltura biologica ha manifestato un forte dinamismo negli ultimi anni (1994-1998) vedendoinvestiti oltre 15 mila ettari. Complessivamente sono stati ammessi ai premi del Reg. CEE 2078/92,nel quinquennio, circa 900 aziende per complessivi 7729 Ha, di cui il 28% investiti a cereali, il 5%a girasole e ben 45% a foraggiere (per approfondimenti consultare le tabelle di analisisocioeconomica, in particolare la tabella 23).Il principale motivo del bassissimo contributo dato dagli allevamenti alla crescita della PLVregionale risiede nella contrazione del capitale bestiame umbro tra il 1985 ed il 1996 (perapprofondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, in particolare le Tabelle 24 e 25).Solo per gli ovini si registra un incremento del numero di aziende e di capi, mentre per gli avicoli lacontrazione del numero di aziende si accompagna all’aumento del numero di capi, segnalandoquindi un processo di concentrazione nel settore.Alla diminuzione di aziende e capi nel settore bovino è corrisposto un processo di ristrutturazionenon molto marcato, che ha visto l’aumento di medie aziende (numero di capi compreso tra 50 e 99)e la comparsa di 14 aziende con numero di capi superiore a 500.Notevole è stata invece la ristrutturazione delle aziende suinicole, dove una sensibile riduzione delnumero delle unità economiche si è verificata in tutte le classi dimensionali, tranne la maggiore:sono, infatti, comparse ben 79 aziende di oltre 1000 capi, che testimoniano della caratterizzazioneindustriale intrapresa da questo settore.La crescita reale della PLV regionale (prezzi1990) ha fatto registrare un tasso medio annuo, 1985-96, del 0,76%, valore che risulta intermedio tra il dato nazionale (0,69%) e quello del centro Italia(1,1%). Questo dato medio nasconde in ogni caso una grossa variabilità nella crescita annua deidiversi settori.Scendendo nel dettaglio, la scomposizione della PLV totale regionale fornisce indicazioni circal’importanza dei vari settori (per approfondimenti consultare le tabelle di analisi socioeconomica, inparticolare le tabelle 26 a, b e 27).L’incidenza media dei cereali (18%), delle colture industriali (17%), sulla PLV totale è stata neldecennio 1985-1996 di gran lunga superiore ai rispettivi valori medi dell’Italia e del Centro-Nord,rivelando una specializzazione nelle colture estensive. Anche l’incidenza media delle carni suine(21%) e l’evoluzione della struttura degli allevamenti rivela una progressiva industrializzazione delsettore.Ad un secondo livello di importanza si pongono la vite (8%), le carni bovine (7%) e le carni avicole(6%), mentre in coda troviamo l’incidenza dell’olivo (4%) e del latte (4%).Dal lato dei risultati positivi spicca l’olivicoltura, che pur mantenendo un peso contenuto, ha vistocrescere la sua PLV ad un tasso del 3% annuo.Altri valori positivi di crescita si sono registrati per le coltivazioni industriali (1,35%) ed i cereali(0,97%).Vi sono infine settori che pur mantenendo un peso sensibile sulla PLV umbra, hanno presentato unacrescita minima o negativa. Tra questi troviamo il settore delle carni bovine, con una diminuzionemedia annua del -0,73% e la viticoltura con una contrazione della sua PLV del -0,44%.Consumi intermedi, valore aggiunto e premi alla produzioneNel 1997, in Umbria, relativamente all’agricoltura, sono stati spesi circa 400 mld (prezzi correnti)in consumi intermedi, -acquisto mezzi tecnici- con un incremento del 40% rispetto al valore del1986. Tale andamento è comunque da imputare unicamente all’aumento dei prezzi in quanto ladinamica a prezzi costanti evidenzia una sostanziale stazionarietà di questi consumi nel periodo1986-97.Pag. 29

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