L’agroalimentare nel quadro strutturale dell’economia regionale 16L’analisi dei rapporti tra economia regionale nel suo complesso e sistema agroalimentare si devebasare sulla matrice di contabilità regionale –tavola input/output- che è l’unico strumento ufficialedisponibile che permette di ricavare dati che danno la misura di quale sia l'importanza specifica delDomanda finaleBranche Consumi Consumi Investimenti Esportazioni Totale Incidenza ImportSaldoEconomiche Intermedi Finali Italia estero risorse disp int/ris disp Italia estero Commercialea b c d e f=a+b+c+d+e a/f g h i=(d+e)-(g+h)Agricoltura silv. e pesca 983 295 1 564 33 1876 52,4% 282 226 89Carni fresche cons. e macellate 77 312 3 60 1 453 17,0% 27 76 -42Latte e trasformazione latte 76 144 5 60 0 285 26,7% 52 46 -38Altri prodotti alimentari 591 337 7 646 63 1644 35,9% 69 77 563Bevande alcoliche e non 66 42 8 40 0 156 42,3% 31 8 1Tabacchi e lavorati 1 124 0 7 0 132 0,8% 43 12 -48Alberghi e pubblici esercizi 94 716 0 0 0 810 11,6% 0 0 0Fonte: Bracalente Minuti Paniccià 1992.complesso agroalimentare nell'economia umbra.La tabella non evidenzia i settori specifici dell’agroalimentare per cui è necessario far riferimento abranche più generali, all’interno delle quali sono comprese, comunque, le principali produzioniregionali. Nel prospetto seguente sono evidenziate le branche che si possono ricondurre al sistemaagroalimentare.L'inserimento della branca "Alberghi e pubblici esercizi" nel complesso delle attività agroalimentariè stata suggerita dal fatto che ben il 58,3% dei suoi consumi intermedi provienedall'agricoltura e dalle industrie alimentare.Nel complesso queste branche concorrono nella misura del 13,65% alla formazione del ValoreAggiunto regionale al costo dei fattori (1.682 miliardi su 12.323, in lire 1987) e nella misura del16,38% a quello dei settori i cui beni e servizi sono destinati alla vendita.Il peso di gran lunga maggiore è quello di "Agricoltura, silvicoltura e pesca”, con il 6,43% (792miliardi), seguito da quelli di "Altri prodotti alimentari", con il 3,11% (384 miliardi) e "Alberghi epubblici esercizi", con il 3% (371 miliardi).D’interesse è anche la ripartizione delle risorse disponibili in ciascuna delle stesse branche, fraconsumi intermedi (i reimpieghi delle altre branche) e domanda finale (consumi, investimenti edesportazioni nel resto d'Italia o all'estero). L'agricoltura, in linea con le tendenze complessive alivello italiano, è in prevalenza un settore che produce fattori intermedi per gli altri (52,4% dellerisorse) e sostiene il ruolo di grande fulcro del sistema agro-alimentare.Altri settori con forte integrazione a valle sono quelli delle bevande (42,3% delle risorse) e degli"altri prodotti alimentari" (35,9%). Le altre branche, viceversa, hanno uno spiccato orientamentoalla domanda finale.I saldi commerciali (con il resto d'Italia e l'estero unitariamente considerati) registrano un nettoattivo per gli "altri prodotti alimentari" (+563 miliardi), e un attivo comunque sostanzioso per lastessa agricoltura (+89 miliardi). In passivo le "carni" (-42), il latte e derivati (-38) e "tabacchi elavorati (-48), mentre le bevande segnano un sostanziale pareggio (+1).16 La necessità di inquadrare organicamente le attività agro-alimentari nel complesso dell'economia regionale rendenecessario il ricorso alle informazioni ricavabili da una matrice input-output. In particolare la matrice cui si é fattoriferimento è quella relativa al 1987, realizzata con metodo semi-diretto nell'ambito dell'unica ricerca ad hoc che siastata condotta in proposito. Altre matrici sono disponibili per gli anni successivi, ma sono tutte ricostruite perderivazione da quella nazionale e quindi il vantaggio che possono contenere in termini di aggiornamento ècontrobilanciato dalla ben minore affidabilità delle stime. Senza contare che un ricorso a dati di oltre un decennio fa, intermini di relazioni "pesanti", come quelle strutturali, presentano inconvenienti meno seri di quanto non possa apparire aprima vista, data la lentezza con cui quel tipo di relazioni tende generalmente ad evolvere.Pag. 32
Punti di forza e debolezza del Sistema Economico Regionale.In fase conclusiva quello che emerge è una situazione complessiva della ruralità umbra che si offre,potenzialmente, a molteplici azioni d’intervento sia per consolidare la presenza dei punti di forzaelencati, sia per rimuovere le debolezze e, non ultimo, per far esprimere le potenzialità latenti.Chiaramente un piano come il presente, pur essendo obbligato a far emergere, nella misuramaggiore possibile, tali situazioni strutturali, non può in nessun modo interessarsi a tutte leemergenze riscontrate né incentivare con esaustivi le valenze individuate, in virtù della limitatezzaoggettiva delle risorse finanziarie disponibili.Ciò premesso il compito di tale paragrafo conclusivo è unicamente quello di sintetizzare in manieraorganica i chiaro scuri emersi nel corso dell’analisi svolta (per approfondimenti consultare letabelle di analisi socioeconomica, in particolare le tabelle 30 a, b e c).La presenza di una ruralità marginale dal punto di vista sociale ed economico, fatti i debitidistinguo, sembra essere il tratto saliente dello scenario Umbro. In termini demografici sembrerebbeesserci una ripresa o quanto meno una tenuta dei flussi che però hanno caratterizzato in prevalenzaquel rurale connotato da una marcata attività industriale. Resta comunque necessario un chiarimentosulla natura di tale ripresa, se di matrice produttiva o residenziale, anche se l’unità territoriale diriferimento impiegata nell’analisi -mll- e la collocazione territoriale di tale ripresa -il rurale avocazione industriale- non dovrebbero lasciare dubbi sulla matrice di tipo produttivo. Vasottolineato, in ogni caso, che l’eventuale origine residenziale di tale ripresa, nelle aree a più altaruralità, costituisce comunque una valida carta per molteplici motivi che vanno dal rafforzamentodel saldo demografico, all'effetto indotto sul commercio al dettaglio locale, dalla ricostituzione diun tessuto sociale ampio e variegato all'aumento delle opportunità di riruralizzazione del compartoagricolo attraverso la multifunzionalità delle sue imprese caratterizzate, nella presente fase, da unincoraggiante processo di estensivizzazione. Particolarmente scoraggiante è invece lo spopolamentodei mll rurali del tipo S.i.p. poiché determina un aggravarsi delle condizioni. In tali mll anche solol’aumento della residenzialità estiva deve essere fortemente sostenuto per tutti gli effetti indotti cheesso determina.Se sugli altri aspetti sociali e demografici poco di più si può aggiungere rispetto a quanto già detto,la marginalità economica va necessariamente riaffrontata soprattutto per quanto concerne il pesoche l’agricoltura assume in questi ambiti.Abbiamo visto che tale comparto sia nei suoi segmenti della produzione primaria sia in quella di I eII trasformazione ha evidenziato apprezzabili elementi di forza che in taluni casi si sostanziano inun’effettiva compresenza geografica tra le due fasi anche se quest’ultima si registra per quellefiliere che pesano meno, in ambito regionale, in termini di PLV.Con riferimento ai succitati punti di forza va evidenziata la forte concentrazione che, nella secondafase della filiera, si riscontra per tutti i prodotti regionali con i quattro primi mll che si aggiudicanosempre più del 50% delle unità locali e più del 60 % degli addetti dando luogo ad un’apprezzabileconcentrazione tecnica che se non altro rende espliciti i referenti istituzionali.In estrema sintesi la regione Umbria sembrerebbe pervasa da uno strisciante dualismo nell’ambitodella ruralità che a sua volta ne racchiude un altro riguardante il settore primario.Il contesto rurale può essere utilmente risolto, seppur perdendo in varietà, in un rurale marginale indeclino che comunque ha in sé i germi della ripresa e dello sviluppo versus un rurale di matriceindustriale dinamico, attivo e propulsivo, capace di innovarsi e perpetuarsi evolvendosi.Il secondo dualismo è proprio del comparto primario, elemento fondamentale della ruralitàregionale, sta nella contrapposizione tra un rilevante processo di estensivizzazione, e un processo diforte industrializzazione in quei segmenti della zootecnia “senza terra”.Nella pagina seguente viene riportata una tabella sintetica di tipo SWOT.Pag. 33
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