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2.5. Il Campidanese dei cantadoris avvertito come il Campidanese di tutti.<br />
L’opera dei cantadoris: una formidabile azione unificatrice<br />
Se oggi esiste un Camp. letterario sovradialettale, cioè una produzione letteraria<br />
che tutti i Campidanesi capiscono, apprezzano e percepiscono come espressione<br />
loro, in forma e in sostanza letteraria, questo (come già detto nei paragrafi 1.1.4. e<br />
1.2.1.) è dovuto all’opera infaticabile e più che secolare dei cantadoris, che sono<br />
riusciti nell’opera ciclopica di creazione di una lingua, spianandone incessantemente<br />
le differenze dialettali.<br />
Sappiamo che il Camp., come tutte le macrovarietà dei sistemi linguistici, si<br />
presenta diviso in tante parlate, come, per citare qualche esempio, quella di Monserrato,<br />
Teulada, Uta, Cagliari, ecc., parlate che tecnicamente chiamiamo dialetti. Il<br />
dialetto è una parlata usata in un territorio piccolo e chiuso. In Sardegna, per essere<br />
ancora più chiari, ogni paese ha il <strong>su</strong>o dialetto, che comincia nel centro abitato e<br />
giunge fino alle campagne frequentate dai <strong>su</strong>oi abitanti.<br />
Sappiamo pure dalla storia che un dialetto, qualche volta, riesce, per motivazioni<br />
che <strong>po</strong>ssono essere <strong>po</strong>litiche e/o culturali a uscire dal ristretto luogo di origine e a<br />
diffondersi in un territorio più vasto divenendo così lingua.<br />
E <strong>po</strong>iché questo è accaduto, per quanto riguarda il Camp., grazie ai cantadoris, <strong>po</strong>ssiamo<br />
dire che alla base di una tale scelta vi sono motivazioni esclusivamente culturali.<br />
Ora, che il Camp. si <strong>po</strong>nga in una <strong>po</strong>sizione sovradialettale rispetto ai dialetti<br />
campidanesi non è solo un dato scientifico ma è pure convinzione del pubblico che<br />
ascolta i cantadoris. Da quello stesso pubblico capita spesso di sentire espressioni<br />
s<strong>po</strong>ntanee, a pro<strong>po</strong>sito delle cantadas, quali “i cantadoris cantano in campidanese”,<br />
“ho ascoltato la cantada campidanese”, “in campidanese si dice così”, “no, quella<br />
parola che hai detto non è del nostro paese, ma campidanese”, etc. Si tratta dunque di<br />
espressioni dalle quali emerge chiaramente che nella gente vi è la consapevolezza che<br />
il Camp. non è il dialetto di un villaggio o di una città bensì la parlata di un Territorio<br />
– la Sardegna del Ca<strong>po</strong> di Sotto – che comprende tutti i paesi e le città campidanesi<br />
e, comprendendoli, si <strong>po</strong>ne, rispetto ad essi, in una <strong>po</strong>sizione sovradialettale.<br />
Anche un altro aspetto com<strong>po</strong>rtamentale dei Campidanesi ci rivela di essere di<br />
fronte a una macrovarietà della lingua sarda, e cioè il fatto che, come per gli Italiani, i<br />
Francesi, i Tedeschi etc., che in prevalenza ascoltano (dai mass media) e leggono (dai<br />
libri e giornali) la loro lingua (italiana, francese e tedesca) ma raramente la parlano, in<br />
quanto per l’uso orale preferiscono tornare al loro dialetto, anche per i Campidanesi<br />
il rap<strong>po</strong>rto con il Camp. è limitato all’ascolto (delle cantadas) e alla lettura (di libri),<br />
mentre al momento dell’uso orale ritornano al dialetto del proprio villaggio.<br />
È vero che parlare in teoria di “standard” è molto più facile che realizzarli concretamente,<br />
ma è anche vero che altri prima di noi hanno già lavorato per arrivarci,<br />
come i cantadoris, sia campidanesi che logudoresi, che hanno, in un secolo e più<br />
impag. Nuovo 61<br />
9-03-2009, 19:07<br />
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