You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
voci alte e fioche, e suon di man con elle<br />
facevano un tumulto, il qual s'aggira<br />
sempre in quell'aura sanza tempo tinta,<br />
come la rena quando turbo spira.<br />
Subito dopo, in rapida sequenza, si profila lo scorcio del fiume infernale, sulla cui<br />
sponda si ammassano le anime (....la trista riviera d'Acheronte). Una eccezione è il nobile<br />
castello del Limbo, che costituisce una parentesi di serenità nell'angoscia: il prato di fresca<br />
verdura, il verde smalto su cui passeggiano, conversando soavemente, i saggi dell'antichità,<br />
risalta con evidenza proprio per la sua eccezionalità, per il contrasto con la cupezza e con il<br />
buio, interrotto e percorso solo dai lampi funesti di fuochi punitivi. Si inseriscono nel<br />
paesaggio negativo la bufera dei lussuriosi del canto V, la greve pioggia, mista di grandine<br />
e fango, dei golosi del canto VI, la giostra tra i sassi degli avari e prodighi, la palude<br />
fangosa degli accidiosi. Si tratta, fino al canto VIII, di paesaggi abnormi e paurosi, ma<br />
inseribili ancora nella tipologia di luoghi terreni (boschi, fiumi, paludi, tempeste di vento e<br />
di pioggia). Dalle mura della città di Dite in poi prevale invece quella "innaturalità" di cui si<br />
diceva: costruzioni ed architetture inusuali (mura di ferro arroventate, dighe gigantesche,<br />
tombe infuocate, fiumi di sangue, piogge di fuoco, foreste in cui gli alberi sono uomini...).<br />
Proprio l'aspetto delle costruzioni, delle architetture appare caratteristico della prima cantica,<br />
e Dante lascia il lettore nel dubbio su chi sia l'artefice delle crudeli (o giuste?) macchine di<br />
tortura. Nel canto XV, dopo aver paragonato gli argini del Flegetonte a dighe sul Brenta o<br />
nei Paesi Bassi, prosegue:<br />
a tale imagine eran fatti quelli,<br />
tutto che né sì alti né sì grossi,<br />
qual che si fosse, lo maestro felli.<br />
L'autore lascia il dubbio sul realizzatore, sul "maestro", demoniaco o divino o forse più<br />
probabilmente, esecutore diabolico obbligato a seguire un preciso disegno della giustizia<br />
divina. L'"ordigno" delle Malebolge, con la sua struttura geometrica, con i fossati ed i ponti,<br />
porta il segno di una lucida ingegneristica progettazione; ma all'interno di ogni fossa si<br />
riproduce la natura innaturale di cui si diceva: dalla strada a due corsie dei ruffiani e<br />
seduttori, al fondo di fogna degli adulatori, al terreno traforato di pozzi infuocati dei<br />
simoniaci, dalla pece bollente in cui continuano a pescare nel torbido i barattieri, al deserto<br />
sabbioso delle metamorfosi dei ladri fino al lazzaretto delle schifose malattie dei falsari... I<br />
paesaggi offrono un senso di antinatura, un mondo artificiale, senza cielo e senza luce,<br />
senza prati e senz'acqua, ove i fiumi sono di sangue bollente, come quello in cui sono<br />
immersi i violenti contro il prossimo; di sterco, come nel caso degli adulatori; di pece, come<br />
nella bolgia dei barattieri. Si giunge poi alla distesa ghiacciata del cerchio IX, custodita dai<br />
giganti ed abitata dai traditori, in cui il paesaggio livido ed immoto simboleggia l'assenza<br />
definitiva di qualsiasi residuo del fuoco della carità e rappresenta l'assoluto della<br />
disperazione. Il canto finale, con la narrazione della discesa lungo il fianco peloso di<br />
Lucifero (materia bruta) e l'inizio dell'ascesa dal centro della terra ove il traditore di Dio è<br />
stato scagliato in seguito alla sua ribellione, si chiude con il ritorno al paesaggio terreno,<br />
quasi ad anticipare gli sviluppi della seconda cantica. Una visione di cielo saluta l'emergere