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quaderno n.3 - ars

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Sergio Lora<br />

Alegia Fieschi Malaspina nell’opera di Dante.<br />

Purtroppo le notizie pervenuteci dai vari commentatori storici, riferite a questa donna,<br />

sono poche e frammentarie, ma da alcuni di essi si possono riassumere note che ci<br />

permettono di tracciarne alcuni contorni, senza peraltro pretendere di disegnare un quadro<br />

esaustivo.<br />

Dante immortalò questa donna negli ultimi versi del XIX canto del purgatorio,<br />

quando nella quinta cornice, dove le anime degli avari giacciono bocconi a terra legate nelle<br />

mani e nei piedi, incontra l’ombra di Ottobono Gieschi che fu Papa col nome di Adriano V.<br />

Il Pontefice dopo aver rilevato al pellegrino la sua dignità di un tempo, confessa le<br />

proprie colpe, dichiarando però di essersi convertito subito dopo essere asceso alla cattedra<br />

di Pietro.<br />

Solo allora infatti comprese che nessun possesso terreno può placare la sete di<br />

conquista dell’uomo e che la vera felicità è data solo dai beni spirituali.<br />

Il poeta d fronte ad un tale Pontefice di sente rimordere la coscienza:<br />

….per vostra digitate<br />

mia coscienza dritto mi rimorse. V. 132<br />

e vorrebbe inginocchi<strong>ars</strong>i di fronte a lui.<br />

Ma il già superbo pontefice non lo consente più e i due protagonisti sembrano<br />

ricongiungersi in un’anima che il lettore attento non sente rivolti al solo Dante ma a tutti i<br />

popoli:<br />

<br />

rispose: non errar: conservo sono<br />

teco e con gli altri ad una protestate. V. 135<br />

Siamo tutti fratelli! Eleviamoci a Dio ed a Lui eleviamo gli altri con noi!<br />

Dopo queste parole il Pontefice licenzierebbe volentieri il poeta, vattene gli dice: “<br />

vattene ormai, segui tu la tua via come soldato della chiesa militante e lascia a me la mia<br />

parte nella chiesa purgante”.<br />

Siccome però il poeta gli si era offerto di ricordarlo tra i vivi, il pontefice ricerca nella<br />

sua memoria i volti dei parenti già tanto prediletti, ma non vede più che uomini travolti,<br />

sviati dalla folle ambizione della vita bugiarda.<br />

Ma ad un tratto, fra tutti quei mali esempi, in cui si riassume anche per noi l’antico<br />

stemma patrizio, rivede la diletta sembianza d’una santa nipote, le cui buone preghiere<br />

potranno accorciargli il tempio della sua permanenza in Purgatorio. Ed eccolo proferire il<br />

suo canto, che pur contenendo un bell’elogio per la buona nipote, lascia trasparire qualche<br />

riserva:<br />

Nipote ho io di là, c’ha nome Alagia V. 142<br />

buona da sé, purché la nostra casa<br />

non faccia di lei per esempio malvagia;

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