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di gente, ch’i’ non averei creduto<br />
che morte tanta n’avesse disfatta.<br />
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,<br />
vidi e conobbi l’ombra di colui<br />
che fece per viltade il gran rifiuto.<br />
Chi è dunque l’innominato?<br />
La critica nel tempo ha accumulato una serie di interpretazioni, per dare un nome a un<br />
dannato che Dante non vuole nominare, non vuole rivelare. Molti commentatori sia<br />
antichi che contemporanei concordano nell’identificare il personaggio con Pietro da<br />
Morrone, il monaco che il 5 luglio 1294 fu eletto Papa con il nome di Celestino V e<br />
resse la Chiesa solo per cinque mesi, preferendo lasciare la carica per rifugi<strong>ars</strong>i nella<br />
solitudine dell’eremo. Al suo posto fu eletto il cardinale Pietro Benedetto Caetani che,<br />
anziché riformare la Chiesa, riaccese le lotte tra le varie fazioni politiche schierate o<br />
con gli Orsini o con i Colonna.<br />
Giovanni Villani nella “Cronica” racconta l’inganno teso dal cardinale Caetani<br />
all’ingenuo Papa, per indurlo a rinunciare alla carica.<br />
Gli antichi commentatori rifiutarono questa ipotesi, perché la vita di Pietro da<br />
Morrone fu esemplare e consacrata alla santità nel maggio del 1313, ma il Boccaccio,<br />
che era favorevole all’identificazione con Celestino V, controbatteva che quando<br />
Dante scrisse la Commedia, Pietro da Morrone non era stato ancora canonizzato.<br />
Altri nomi fatti in alternativa a quello di Celestino V sono: Esaù, Pilato e Giuliano<br />
l’Apostata; tuttavia essi sembrano meno plausibili, data la risonanza dell’abdicazione<br />
papale, avvenimento che non si era mai verificato prima.<br />
Per comprendere meglio il significato dell’elezione di un monaco eremita a Papa ed<br />
anche il rifiuto di rimanere Papa da parte del monaco eremita, conviene analizzare il<br />
retroscena politico di entrambi gli avvenimenti.<br />
Per due anni la cattedra pontificia era rimasta vacante a causa delle correnti, in cui si<br />
divideva la curia, e della contrapposizione che opponeva la curia alla nobiltà romana.<br />
Nel 1294 si giunse ad un compromesso con l’elezione del monaco eremita Pietro da<br />
Morrone, estraneo ai giochi politici.<br />
I minoriti lo salutarono con il nome di “Papa angelico”, entusiasti di un Papa che<br />
condivideva i loro ideali di vita religiosa.<br />
Celestino V, inesperto di politica, generò tra i cardinali il sospetto di fare il gioco del<br />
re di Napoli e di favorire eccessivamente i minoriti. Pressato da crescente ostilità e<br />
incapace di adatt<strong>ars</strong>i alle situazioni, annunziò le proprie dimissioni.<br />
Alla notizia che Celestino V lasciava il trono pontificio, il popolo napoletano, dai<br />
nobili al popolino, ai monaci, insorse per farlo recedere dalla decisione, ma fu tutto<br />
inutile: lasciò Roma e si mise in viaggio verso la Grecia. Mentre era sul punto<br />
d’imbarc<strong>ars</strong>i, fu raggiunto dagli emissari del nuovo Papa, Bonifacio VIII, che lo<br />
condussero al monastero di Fumone, dove in realtà fu tenuto prigioniero. Tentò di<br />
fuggire, ma fu ripreso e poco tempo dopo moriva, probabilmente assassinato.<br />
Si accesero nuove e più accanite dispute per impugnare la validità dell’elezione di