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quaderno n.3 - ars

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Lo studio sull'ereditarietà andrà delineandosi ancor di più con il pales<strong>ars</strong>i de le monde des<br />

images: noi siamo perennemente abitati da immagini che sono strettamente legate al moi, la<br />

parte dominata dalla "continuità della famiglia". Oltre alle immagini verrà approfondita<br />

l'analisi del linguaggio, che già è stato protagonista di una complicata analisi ne l'Hérédo:<br />

infatti egli ricostruisce una grammatica ereditaria che attribuisce ad ogni parte della frase una<br />

derivazione atavica o propria del sé.<br />

Nel volume successivo analizzerà le immagini del "sogno sveglio": una sorta di semisonnambulismo<br />

di cui la componente atavica è responsabile; è proprio negli ultimi due<br />

capitoli di questo testo che egli identifica nella "ascensione meditativa dello spirito" la via<br />

regia della trascendenza dei vincoli ereditari, e del corpo. Lo scopo supremo è quello di<br />

"concepire" la figura del Redentore, una creazione interiore spirituale che apre le porte di<br />

ogni comprensione. Una delle tre vie regie verso la trascendenza è proprio la creazione<br />

letteraria e tutta la creazione artistica: le scorie ereditarie attraverso l'impulso della creazione<br />

divengono capolavori immortali, la Commedia ne è la massima dimostrazione.<br />

Daudet, come tanti degli autori dimenticati, appartiene a quel vastissimo ramo che Focault<br />

inscrive nella storia delle idee, sotto la denominazione di “archeologia del sapere”; si pone<br />

come una delle tante forme di “conoscenze imperfette”, che rimangono recluse nel loro<br />

tempo, non sopravvivendo al loro ideatore. Talvolta è proprio da queste forme dimenticate<br />

di scrittura, su questo "terreno friabile" che altri costruiscono opere che travalicano le<br />

epoche.<br />

Parte seconda: Sull'esegesi dantesca di Léon Daudet.<br />

All'interno della vasta opera di Léon Daudet è possibile rintracciare diversi riferimenti non<br />

tanto al testo, quanto alla valenza dei personaggi fondamentali della Commedia dantesca, e<br />

del "processo di preparazione" costituito da alcune delle poesie contenute nella Vita Nuova.<br />

Vale la pena di analizzare almeno qualcuna di queste interpretazioni, perché, inserite nel<br />

"sistema filosofico" e di lettura della realtà costruita da Daudet, si pongono, almeno in certa<br />

misura, in modo originale rispetto ad ogni precedente e contemporaneo sforzo esegetico<br />

dantesco.<br />

Quella che viene proposta è dunque una riflessione su di un'interpretazione non sistematica,<br />

ma anzi di un sistema facente parte, che si pone come una serie di spunti esegetici<br />

"extravaganti" rispetto alla critica "ufficiale", ma che pur offre interessanti stimoli e<br />

costituisce, in ogni caso, un tassello della storia secolare commento al poema dantesco<br />

ancora assolutamente non studiato.<br />

All'interno del volume L'Hérédo Daudet delinea uno dei concetti basilari del suo pensiero:<br />

la distinzione tra Moi e Soi.<br />

Denomina quindi Moi "l'insieme, fisico e morale, dell'individuo umano, che comprende gli<br />

apporti ereditari"; e Soi "l'essenza della personalità umana, liberata da questi apporti<br />

attraverso la loro eliminazione, il loro riequilibrio o la loro fusione, e costituisce un essere<br />

originale e nuovo, percepito come tale dalla coscienza".

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