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quaderno n.3 - ars

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libertà al fine di poter raggiungere la deità, o nobiltà, o santità. Infatti è questo il motivo per<br />

cui Catone sarà il sapiente e severo custode anche della risalita delle anime verso la<br />

sommità del Purgatorio e quindi verso la deità, mentre, in rapporto a Dante, sarà anche in<br />

grado di perentoriamente indicare qual è il rito a cui dovrà essere sottoposto per rendersi<br />

docile, permeabile, all'Opera della Grazia divina ( Pur., I, 94-99 ). Sostiene Dante che come<br />

il giunco è docile, morbido, flessibile, al moto ondoso delle acque che circondano la<br />

montagna del Purgatorio, così lui dovrà essere sottomesso, f<strong>ars</strong>i docile, all'Opera della<br />

Grazia divina. Il moto ondoso dell'acqua simboleggia la Grazia operante proveniente da<br />

Dio; il giunco schietto che asseconda il moto ondoso dell'acqua è invece la Grazia<br />

cooperante dell'essere umano rettamente intenzionato, ovvero quanto dovrà diventare<br />

pienamente attivo in Dante. L'intesa fra le due forme di Grazia, operante e cooperante, è<br />

quanto è necessario a condurre le anime alla deità e di cui Catone ha scienza. Tenuto<br />

presente che nel Purgatorio, alla partenza di questa lenta crescita, il "direttore d'orchestra" è,<br />

appunto, Catone, una qualche basilare importanza, nel contesto della salvezza, questo<br />

pagano la dovrà pur avere. Io ritengo che l'esegesi dantesca tradizionale non abbia, sotto<br />

questo profilo, potuto afferrare la figura di Catone perchè, anche in questo caso, le sono<br />

mancate le basi astrologiche e liturgico-cristiane.<br />

Orbene, siccome Dante pone Crux a coronare e qualificare la testa di Catone, " Li raggi de<br />

le quattro luci sante / fregiavan sì la sua faccia di lume, / ch'i 'l vedea come 'l sol fosse<br />

davante " ( Pur., I, 37-39 ), è di tutta evidenza che egli intende far dipendere le predette ed<br />

eccelse qualità di Catone dalla stessa "virtuosior" Croce del sud. Ma se Dante si permette<br />

poi di paragonare gli influssi di Crux a quelli del Sole ( " ch'i ìl vedea come 'l sol fosse<br />

davante " ), dopo averci fatto sapere che nessuna cosa sensibile di questo mondo è più<br />

degna di assomigliare a Dio del Sole stesso ( Convivio, III, XII, 7 ), è di tutta evidenza che<br />

egli finisce per riconosce anche a Crux di poter essere paragonata a Dio e quindi di poter<br />

presiedere alla Nascita di Dio, cioè del Figlio, la seconda Persona della Santissima Trinità.<br />

Mi sembra anzi di poter dire che Crux, per Dante, abbia qualcosa in più da aggiungere al<br />

senso di Luce del Mondo e di Luce della Coscienza che l'astrologia e Dante attribuiscono<br />

allo stesso Sole e che sappiamo risolversi nello stato ontologico di Comunione.<br />

Probabilmente Crux riguarderebbe allora la Confermazione di quanto è già proprio al Sole<br />

stesso e, perciò, essa sarebbe inerente al martirio. Orbene se la divinità a cui inclina Crux<br />

conduce al martirio e il martirio è identificabile col candore, il suicidio di Catone dovrebbe<br />

corrispondere allora per Dante ad un genere di martirio. Ma se così, la vesta "chiara" con<br />

cui un giorno Catone stesso salirà in Paradiso dovrà intendersi nel senso che il suo corpo<br />

sarà candido come quello dei martiri. Recita Dante: " Tu 'l sai, che non ti fu per lei ( per<br />

la libertà ) amara / in Utica la morte ( martirio ), ove lasciasti / la vesta ch'al gran dì ( per<br />

aver subito il martirio ) sarà sì chiara ( ovvero, per me, candida ) " ( Pur., I, 73-75 ).<br />

Per inciso, se il candore è il segno distintivo dei martiri, allora quando la Beatrice<br />

personaggio appare a Dante nel Paradiso terrestre con la testa coperta da un velo candido,<br />

potrebbe anche voler significare che la Beatrice persona forse subì in vita un qualche<br />

genere di martirio: " sovra candido vel cinta d'uliva / donna m'apparve ... " ( Pur., XXX,<br />

31-32 ). Io ipotizzo che il suo martirio consista nel dover essere andata in sposa a Simone<br />

de' Bardi quando invece amava Dante e perciò fu sposa contro la sua volontà ( ? ). E' ovvio

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