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E il filosofo ARISTOTELE ne La Poetica (1499a), sostiene che l'origine del dramma<br />
greco del VI e V secolo a C, si può rintracciare nel culto del dio Diòniso (il Bacco della<br />
tradizione greco-romana). Ed il culto di Dioniso e le quattro feste che nel corso dell'anno<br />
erano a lui dedicate, derivavano od erano influenzate da forme religiose più o meno segrete,<br />
note complessivamente come i misteri di Dioniso.<br />
Dobbiamo dunque riconsiderare la complessa materia degli antichi misteri, ossia la natura<br />
e dimensione del sacro, nell'aspetto più intimo e segreto che nell'antichità in genere e nella<br />
Grecia arcaica e classica in particolare, caratterizzava l'istituzione dei Misteri<br />
dell'iniziazione.<br />
Prima però di affrontare l'analisi e l'approfondimento di questi temi è necessario fare<br />
alcune riflessioni sul termine "religione".<br />
Il fenomeno religioso si può presentare sotto molti aspetti che tuttavia possono essere<br />
raggruppati in due aree principali: 1) come manifestazioni esteriori e collettive di un culto<br />
pubblico, forma propria di qualsiasi religione istituzionalizzata; 2) come approccio<br />
personale, intimo o privato al divino, attraverso una partecipazione più diretta alla<br />
dimensione dell'Anima e dello Spirito. In quest'ultimo aspetto, soprattutto, si può dire che<br />
l'esperienza religiosa, del "sacro", sia nata addirittura con la comp<strong>ars</strong>a stessa dell'uomo sulla<br />
terra.<br />
Se consideriamo invece il fenomeno religioso in connessione con l'origine della nostra<br />
civiltà indoeuropea, possiamo osservare che almeno 3500 anni fa, la civiltà degli Arii, i<br />
"nobili", muovendosi a cavallo dalle steppe dell’Asia centrale, ha cominciato ad<br />
alimentare il flusso delle<br />
popolazioni indoeuropee verso sud e verso occidente. In questa preistoria di cui gli antichi<br />
sacri inni vedici in India, attorno al 1500 a C, segnano il termine, il mondo umano dei rishi -<br />
i poeti-veggenti ispiratori di tali inni - dei sacerdoti iniziati, degli eroi-guerrieri ed anche in<br />
parte dell'uomo comune, in apparenza non aveva soluzione di continuità col mondo divino.<br />
Le energie dello Spirito fluivano in gran parte in modo naturale e liberamente tra questi due<br />
poli e riempivano, vitalizzandolo beneficamente, lo spazio psichico dell'uomo - la sua anima<br />
- appagandone il desiderio di trascendenza.<br />
La dimensione, il mondo dell'anima e dello Spirito, ci è pervenuto soprattutto in forma di<br />
visione rivestita poeticamente, proprio attraverso gli inni vedici - i primi documenti scritti<br />
della civiltà Ariana a testimoniare di una tradizione orale forse millenaria che deve averli<br />
preceduti. Parallelamente, in Occidente, attraverso i poemi Omerici ed i miti Esioidei.<br />
Queste forme rappresentative sono soprattutto simboliche e costituiscono dei tentativi di<br />
descrivere le percezioni dei mondi interiori dell'Essere e di rapprentare stati di coscienza e<br />
funzioni di cui non si può parlare se non usando un linguaggio di simboli, fatto di allegorie<br />
e di similitudini.<br />
Veda è una parola che in sanscrito, la lingua degli Arii dell’India, significa conoscenza.<br />
Gli Inni che costituiscono i Veda, sono raccolte in versi di antichissime scritture sacre<br />
derivanti dalla contemplazione diretta di realtà sovrasensibili da parte di veggenti detti rishi.<br />
Un esempio dello straordinario livello di queste visioni interiori ci può essere offerto dal<br />
contenuto di due brevi testi della tradizione Aria. Il primo è un Inno facente parte della<br />
raccolta detta Rig Veda, chiamato Inno cosmogonico, risalente a più di tremila anni fa,