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sospiri e con quanti desideri dobbiamo aspettare nel nostro corpo di morte, nell'inferno di<br />
queste tenebre, l'Avvento del nostro Redentore, attendere che venga di frequente a<br />
consolarci in questo carcere, e alla fine venga per farcene uscire. Si deve infatti sapere, a<br />
proposito dei Santi Padri, anzi di tutti gli uomini, che prima dell'avvento di Cristo tutti,<br />
fossero buoni o cattivi, scendevano all'inferno, anche se erano collocati in luoghi molto<br />
diversi secondo la diversità dei loro meriti, e questo a causa della prevaricazione del primo<br />
uomo, che per aver gustato il frutto proibito fu esiliato dal paradiso…”<br />
“3.E' stato dunque affermato che a causa del peccato originale prima dell'avvento di Cristo<br />
tutti scendevano nell'inferno. Ma allo stesso modo, e altrettanto veracemente, si può dire<br />
che sia prima sia dopo il suo avvento non c'è uomo che non sia disceso all'inferno prima di<br />
salire al cielo. C'è infatti un triplice inferno. Uno è l'inferno della consunzione, dove c'è un<br />
verme che non muore mai e un fuoco che non si spegne mai: in questo non c'è alcuna<br />
redenzione. Un altro è l'inferno della espiazione, destinato alle anime che devono purific<strong>ars</strong>i<br />
dopo la morte. Un terzo è l'inferno dell'afflizione, cioè la povertà volontaria, con la quale,<br />
rinunciando al mondo, dobbiamo affliggere le nostre anime per poter guarire, così da non<br />
passare dalla morte al giudizio, ma dalla morte alla vita… Chi dunque non si cura, mentre è<br />
ancora in questa vita, di scendere in questo inferno, scenderà certamente in uno degli altri<br />
due, dove troverà a fatica una salvezza o non ne troverà affatto. Il primo inferno è quello<br />
dell'esazione, perché vi si esige fino all'ultimo spicciolo….Nel secondo… anche se prima o<br />
poi è rimessa la pena, mai però si rimette la colpa, ma solo ci si purifica da ciò che è già<br />
stato rimesso… Il terzo [ inferno] è quello della remissione, e in questo, dato che è<br />
volontario, è chiaro che spesso si rimette sia la pena che la colpa….”.<br />
Come chiarisce la nota 2 di pag. 635, "la meditazione sul purgatorio ci deve caricare di<br />
compassione per i fratelli che là si trovano, e che si traduce in preghiera per la loro<br />
liberazione".<br />
In questo lungo sermone viene ricordato ai monaci, ai quali esso è riservato, che "gli uomini<br />
di piacere che dimorano nel mondo" "hanno qui il loro inferno", anche se non se ne<br />
accorgono "perché dormono, ubriachi come sono di quel vino che è l'amore letale per il<br />
mondo".<br />
Le considerazioni di S. Bernardo sui regni oltremondani si allontanano in modo vertiginoso<br />
da quelle dei suoi predecessori e dei suoi contemporanei nel sermone XLII dei Sermoni<br />
diversi, che verte su "i cinque affari e le cinque regioni".<br />
Il sermone XLII è quello che più rende giustizia al pensiero di Bernardo, che nella<br />
Commedia sembra essere molto più che l'ultima guida di Dante ( come sembrano suggerire<br />
i versi 103-111 di Paradiso XXXI). In esso l'anima viene paragonata alla "nave di un<br />
mercante che porta di lontano le provviste" ( Pr.31,14), nave che permette al mercante di<br />
attraversare le regioni del Signore dove si può trafficare sicuri.<br />
“ Cinque sono le tue regioni percorse dai tuoi mercanti per il loro commercio, dove cercano<br />
te i tuoi eletti, dove ti trovano i tuoi diletti. La prima è la regione della dissomiglianza.<br />
L’uomo, quella nobile creatura fabbricata nella regione della somiglianza, perché fatta a<br />
immagine di Dio, nella "prosperità non comprese" (Sal 48,13), e dalla somiglianza discese<br />
alla dissomiglianza. Grande dissomiglianza davvero tra paradiso e inferno, dall'angelo al<br />
giumento, da Dio al diavolo! Esecrabile conversione mutare la gloria in miseria, la vita con