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Renzo Guerci<br />
Gli angeli nella Divina Commedia<br />
Gli angeli, o più esattamente le gerarchie angeliche, occupano nella visione<br />
cosmologica dantesca una posizione di rilievo. L’opera in cui ne viene esposto l’aspetto<br />
dottrinale è certamente il Convivio. Nel Trattato Secondo, allorché inizia ad affrontare gli<br />
argomenti trattati nella prima canzone “Voi che intendendo il terzo ciel movete”, Dante,<br />
dopo aver illustrato l’ordine gerarchico dei dieci cieli, dalla Luna all’Empireo, afferma: « E’<br />
adunque da sapere primamente che li movitori di quelli ( i cieli ) sono sustanze separate da<br />
materia, cioè intelligenze, le quali la volgare gente chiamano angeli ». E prosegue<br />
analizzando gli ordini angelici, secondo tre gerarchie, ciascun ordine attribuito ad un cielo,<br />
da quello della Luna sino al Primo Mobile. Vedremo come questa gerarchizzazione sarà<br />
ripresa nel Paradiso, con una rettifica circa il posizionamento dei Principati e dei Troni. E’<br />
ancora dal Convivio che noi sappiamo come le gerarchie angeliche siano in relazione con le<br />
tre persone della Trinità, quale sia il loro compito di diffusori tra gli uomini dei doni dello<br />
Spirito Santo nonché la loro funzione cosmogonica di creatori, o meglio di plasmatori, dei<br />
regni della natura, ad eccezione dell’uomo, direttamente creato, come gli angeli da Dio e<br />
pertanto, come questi, incorruttibile e come tale destinato alla resurrezione della carne ed alla<br />
vita eterna.<br />
Se nel Convivio gli angeli sono di fatto una categoria filosofica e simbolica, nella<br />
Divina Commedia essi appaiono come concrete presenze lungo il difficile percorso<br />
iniziatico di Dante e la loro apparizione, nelle tre cantiche, è connotata in modo strettamente<br />
coerente con l’ambiente.<br />
Nell’Inferno, comunque lo si voglia intendere, come regno del male e del peccato, o<br />
regno dei profani o espressione allegorica del mondo del divenire e della materia, gli angeli<br />
non sono presenti.<br />
O meglio in esso troviamo angeli che hanno perduto la loro originaria connotazione di<br />
perfezione spirituale. Dante in realtà, quando utilizza il termine ‘angelo’ nell’Inferno, lo fa<br />
associandolo quasi sempre ad un aggettivo che ne determini questo aspetto: angeli rei,<br />
angeli neri, neri cherubini.<br />
Il tema della ‘caduta’ degli angeli Dante lo aveva sinteticamente, ma potentemente,<br />
enunciato nel Convivio: nel secondo Trattato, quasi a margine della descrizione dei rapporti<br />
tra le gerarchie angeliche e le Tre Persone della Trinità, Dante annota: « E non è qui da<br />
tacere una parola. Dico che di tutti questi ordini si perderono alquanti tosto che furono<br />
creati, forse in numero de la decima parte; a la quale restaurare fu l’umana natura poi creata