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quaderno n.3 - ars

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la minaccia sessuale, qui si supera il tormento indotto dalla libido sessuale, conditio sine<br />

qua non per il raggiungimento di Beatrice. D. è ben consapevole del fatto che la pulsione<br />

sessuale può essere controllata ma non soppressa e riemerge in sogno rielaborata in<br />

simboli accettabili: è allora il pianeta Venere che di foco d’amor par sempre ardente (Purg<br />

XXVII, 96), già definito lo bel pianeta che d’amar conforta (Purg I, 19).<br />

All’entrata del paradiso terrestre abbiamo una immagine simmetrica a quella di apertura<br />

della prima Cantica: una foresta, ma non spaventosa (Purg XXVIII, 1-3), un ostacolo, il<br />

Lete, ma non minaccioso (Purg XXVIII, 25-27), al di là del quale non vi è un altro Virgilio,<br />

ma una bella donna, Matelda (Purg XXVIII, 55-60). Ricordiamo che Virgilio si è già<br />

congedato da D., il suo ruolo di terapista che si appella alla ragione, in quella che ho<br />

definito un qualcosa di simile a una terapia cognitivo-comportamentale, è terminato. E’ ora<br />

presenza muta accanto a D., è in certo qual modo il terapista che il paziente ìsi porta dentroî,<br />

quando le sedute sono terminate. Perchè dunque ci ritroviamo dentro una foresta per la<br />

seconda volta? D. non è smarrito, ha trovato una direzione, ha acquistato coscienza di se<br />

stesso, ha riconosciuto negli altri il proprio male. Durante tutto questo tempo ha vissuto, ha<br />

parlato di poesia e di politica, ha incontrato gente nuova e ritrovato persone del passato, ha<br />

ricostruito la sua storia personale e quella del mondo in cui è vissuto fino ad allora. D. però<br />

non è guarito, dovrà superare altri ostacoli, avrà bisogno ancora di aiuto. Lo si capisce da<br />

come reagisce alla vista di Matelda: è subito preso dal desiderio, frustrato, di andare oltre il<br />

fiume per raggiungerla. E’ vero che Matelda si presenta come donna gentile e onesta, ma<br />

ciò che D. osserva è: non credo che splendesse tanto lume / sotto le ciglia a Venere (Purg<br />

XXVIII, 64-65) e la vede come una ninfa (Purg XXIX, 4). In altre parole, Matelda si serve<br />

della sua grazia, del suo aspetto e del canto, non della sensualità, giocando però sulla<br />

pulsione sessuale di D., per sedurlo a intraprendere la seconda fase della terapia. Una volta<br />

eccitato il desiderio di D., Matelda gli da un messaggio molto chiaro: beati quorum tecta<br />

sunt peccata (Purg XXIX, 3), che è, in fondo, un invito a cur<strong>ars</strong>i. Di fatto il Lete, in quanto<br />

barriera, è freno all’impulso dell’istinto e più avanti è simbolo della liberazione dal ricordo<br />

della colpa, rappresenta cioè la cessazione del ìsentirsi in colpaî, al termine della terapia.<br />

Il Canto XXIX è ricco di allegorie religiose e sarebbe assurdo forzare i ìsette doni dello<br />

spirito santoî o le ìquattro virtù cardinaliî in uno presupposto schema terapeutico. Si<br />

potrebbe anzi dire che i ìsette doniî (sapienza intelletto consiglio fortezza scienza pietà e<br />

timor di Dio) e le ìvirtùî ( giustizia fortezza temperanza prudenza) rappresentano un modello<br />

ideale, e chi fosse in possesso di tali qualità non avrebbe bisogno di nessuna forma di<br />

terapia. Un commento invece meritano le ìtre virtù teologaliî, (carità speranza e fede),<br />

rappresentate come tre donne danzanti (Purg XXIX, 121-129), dove la danza è guidata<br />

alternativamente dalla fede e dalla carità e i cui colori (rosso verde e bianco) sono parte della<br />

veste di Beatrice (Purg XXX, 31-33). Mi sembra accettabile affermare che tali ìvirtùî<br />

devono essere possedute dal terapeuta, dato che non si vede come si possa offrire una<br />

terapia in cui non si crede, senza speranza che abbia effetto e senza un atteggiamento<br />

quantomeno positivo, ìcaritatevoleî nei confronti del paziente. Si noti che l’importanza della<br />

ìcaritàî in terapia è riconosciuta, per esempio, da C. Rogers [C.R.Rogers, Client centred<br />

psychotherapy, 1951, Houghton Mifflin, Boston ] che identifica nell’accettazione<br />

incondizionata del paziente un fattore fondamentale per il successo dela terapia. Inoltre due

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