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CHINA TALKS
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Not everybody has been directly involved in both two of the
big events of the last century: the building of the atomic
bomb and the Chinese Cultural Revolution. The American
Joan Hinton has been involved in both of them. Hers is an
adventurous story, today unthinkable. She died two years
ago, leaving behind a great void. However, her death has
passed unnoticed in the West and has uncovered hidden resentments,
expressed in slightly spiteful obituaries published
on the main American newspapers. They have never forgiven
her for having chosen China, which in return has adopted
her. Han Chun (Joan’s Chinese name) was popular in her
adopted country, where she first arrived in 1948. She was a
nuclear physicist, coming from a family of intellectuals and
writers. She was warmly welcome, particularly by Enrico
Fermi and even if she was a woman, in the Manhattan
Project which led to the production of the atomic bomb. The
devastating effects and uses of their researches led her to
help people in the East and to embrace Maoist ideals.
In her country of origin, she was regarded as the Mata Hari
of the Cold War, but she did not care of insinuations and
kept on working at her dairy farm in China and as an editor
and translator, thus playing an active part in Chinese political
and cultural life. She firmly held her political convictions, but
at the same time she was able to update them. She never
stopped criticizing the US government, in particular during
the Bush administration, but her main occupation was her
dairy farm near Beijing. After all, as she ironically wrote, the
real concern of her life were the two hundred cows she had
to take care of. She was a woman who stood out from the
crowd, somebody we should have listened to and remember.
寒春
Han Chun
Non è da tutti essere stata tra i protagonisti di due grandi eventi
del secolo scorso: la creazione della bomba atomica e la
Rivoluzione Culturale cinese. Questo è accaduto all’americana
Joan Hinton. La sua storia è una grande avventura, impensabile
oggi. E’ scomparsa due anni fa lasciando un grande vuoto, inavvertito
in Occidente, e riportando in superficie anche antichi rancori
come hanno evidenziato i necrologi lievemente livorosi apparsi
sui principali quotidiani americani. Non le hanno mai perdonato
di aver scelto la Cina e di esserne stata adottata con grande
affetto, nonostante non avesse mai pensato di rimanervi così a
lungo. Han Chun (questo il suo nome cinese) era molto famosa
nel suo paese d’adozione, dove arrivò nel lontano 1948. Fisico
nucleare, proveniente da una famiglia di intellettuali e scrittori, fu
accolta (pur essendo una donna, ma voluta espressamente da
Enrico Fermi) nel Progetto Manhattan che portò alla realizzazione
della bomba atomica. Gli effetti devastanti e le applicazioni di
questi studi l’avevano portata a dirigere il suo sguardo verso
oriente per aiutarne la popolazione, riconoscendosi negli ideali
maoisti. Considerata in patria una Mata Hari della Guerra Fredda,
fu sempre al di sopra di ogni insinuazione, occupandosi della sua
azienda casearia in Cina e partecipando attivamente alla vita culturale
e politica cinese con il suo lavoro di redattrice e traduttrice.
Rimasta ideologicamente salda nelle sue convinzioni politiche,
tuttavia rinnovandole, non cessò negli ultimi anni di criticare l’amministrazione
americana (in particolare quella di Bush), pur continuando
ad avere come occupazione principale la “fattoria” fondata
nei pressi di Pechino. Perché in fondo, come scriveva ironicamente:
“l’unica vera preoccupazione della sua vita sono state le
duecento mucche da accudire”. Una voce fuori dal coro, da ascoltare
e ricordare.
Pier Giorgio Giraudo