in Flebologia - SIF
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6 - Varici reticolari e telangectasie<br />
non compensato, o, se vogliamo, stabile ed <strong>in</strong>stabile, dist<strong>in</strong>zione che condividiamo<br />
pienamente: il reflusso è un fenomeno d<strong>in</strong>amico ed <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione,<br />
e come tale per def<strong>in</strong>izione è <strong>in</strong>stabile e discont<strong>in</strong>uo.<br />
Tipo 1 - Reflusso dai segmenti venosi sotto ipodermici - Meccanismo Estr<strong>in</strong>seco<br />
L’ipoderma poggia sulla fascia sottocutanea fibroelastica al di sotto della quale<br />
giace il sistema venoso superficiale rappresentato pr<strong>in</strong>cipalmente dai circoli<br />
safenici ed extra safenici che, quando si <strong>in</strong>terfacciano con i piani più superficiali,<br />
realizzano una ricca rete venosa. Sotto il profilo terapeutico è cruciale<br />
<strong>in</strong>dividuare i reflussi più prossimali collegati <strong>in</strong> maniera diretta alle espressioni<br />
dilatative e la loro direzione ed orig<strong>in</strong>e, anche perché eventuali reflussi situati<br />
più a monte sono di pert<strong>in</strong>enza di assi venosi di maggior calibro suscettibili<br />
di una strategia terapeutica diversa. Un reflusso residente <strong>in</strong> un segmento del<br />
circolo superficiale, safenico o non safenico, può sicuramente forzare i rami<br />
venosi <strong>in</strong>terlobulari e poi espandersi nei plessi dermici e papillari, dando luogo<br />
alle telangectasie ed <strong>in</strong> questo caso si può supporre che l’effetto retrogrado si<br />
rifletta sia sulle strutture poligonali che su quelle <strong>in</strong>tra-poligonali. Il risultato<br />
è una telangectasia complessa <strong>in</strong> cui si ritrovano segmenti dilatatati di vario<br />
calibro che tendono ad assumere una configurazione che riproduce l’impianto<br />
orig<strong>in</strong>ario di tipo concentrico, e che talora è associata ad uno o più segmenti<br />
venosi rettil<strong>in</strong>ei di maggior calibro, situati <strong>in</strong> un piano più profondo. Questa<br />
descrizione è solo schematica perché una volta che un reflusso approda al piano<br />
dermo-ipodermico possono realizzarsi più soluzioni di eventi dilatativi dovuti<br />
a reflussi secondari. Non dobbiamo dimenticare <strong>in</strong>fatti che nei plessi sub papillari<br />
e dermici vi è un flusso pulsatile con valori pressori oscillanti tra gli 11 ed i<br />
50 mmHg che rappresentano un valido sbarramento a reflussi che provengono<br />
dai plessi più profondi, ma nello stesso momento questo sbarramento se da una<br />
parte può <strong>in</strong>dirizzare l’onda di reflusso <strong>in</strong> vario modo dall’altra può causare<br />
reflussi secondari che si ripercuotono sui plessi dermici.<br />
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6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia delle Telangectasie<br />
Tipo 2 - Reflusso generato da alterazione dello strato adiposo ipodermico<br />
- Meccanismo Intr<strong>in</strong>seco<br />
Si può dire che le vene per oltrepassare i lobuli devono percorrere una strettoia<br />
delimitata, oltre che dal grasso, dalle fibre collagene. È <strong>in</strong>tuitivo che una patologia<br />
strutturale dei lobuli adiposi può riflettersi sulle vene che li attraversano.<br />
Una patologia o una condizione degenerativa dei lobuli adiposi si può realizzare<br />
sia con un aspetto lipedematoso che lipodistrofico (fibro-sclerosi), o anche<br />
con un’associazione di entrambe. Il risultato è che la strettoia naturale dei setti<br />
<strong>in</strong>terlobulari si irrigidisce e/o si ipertrofizza causando uno stiramento ed una<br />
compressione sui segmenti venosi che li attraversano, e questo rappresenta una<br />
sorta di relativo ostacolo al naturale deflusso verso i piani profondi, cioè la premessa<br />
per un reflusso verso il piano dermico; può, <strong>in</strong>oltre, <strong>in</strong>fluenzare anche la<br />
rete venosa sottostante a cui viene a mancare la sp<strong>in</strong>ta di un flusso ortodromico,<br />
potendo sviluppare a sua volta un reflusso.<br />
Tipo 3 - Reflusso generato da alterazione delle strutture di sostegno dermoipodermiche<br />
- Meccanismo Intr<strong>in</strong>seco<br />
Le strutture di sostegno del complesso dermico ed ipodermico sono rappresentate<br />
sostanzialmente da fibre collagene. Ogni network venoso è dipendente,<br />
sotto il profilo c<strong>in</strong>etico, dalle strutture che lo circondano, e questo vale ad esempio<br />
per tutti i sistemi che si avvalgono di un impianto di pompa di tipo muscolofasciale:<br />
isolare il network venoso dal suo contesto c<strong>in</strong>etico equivale a sottrargli<br />
sia la sp<strong>in</strong>ta emod<strong>in</strong>amica sia il sistema di sostegno. Tra epiderma e derma vi<br />
sono due lam<strong>in</strong>e sovrapposte: la lam<strong>in</strong>a Lucida e la lam<strong>in</strong>a Densa o Reticolare,<br />
al di sotto delle quali si sviluppa la rete di sostegno rappresentata da Collagene<br />
di vario tipo. Il network venoso attraversa questa rete nel suo percorso dermico<br />
e a sua volta è la rete stessa a fungere da sostegno al network.<br />
Tuttavia la degradazione delle fibre collagene e delle fibre elastiche, turn over<br />
a parte, è un fenomeno consueto. In tal modo viene a dim<strong>in</strong>uire, <strong>in</strong> modo<br />
più o meno esteso, la funzione di sostegno producendo anche una riduzione<br />
dell’elasticità del tessuto. C’è da aggiungere che le vene dermiche sono ancorate<br />
all’ambiente circostante da fibrille collagene che hanno la funzione di<br />
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