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in Flebologia - SIF

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vene varicose o “piaghe” delle gambe.<br />

In seguito, il papiro medico di Ebers risalente alla XVIII d<strong>in</strong>astia dedicò l’ottava<br />

di nove sezioni al cuore e ai vasi, sconsigliando però l’<strong>in</strong>tervento chirurgico<br />

sulle varici, nonostante la chirurgia avesse raggiunto notevoli traguardi.<br />

Dovremo attendere il IV secolo a.C. per trovare nell’antica Grecia una prima<br />

documentazione di “medic<strong>in</strong>a popolare” diffusa: ne è testimonianza un grande<br />

bassorilievo <strong>in</strong> marmo, ex-voto al Dio Asclepio, <strong>in</strong> cui è scolpita una grossa<br />

gamba con una safena varicosa. Questo bassorilievo può essere considerato<br />

come l’antesignano di tante altre testimonianze dip<strong>in</strong>te o <strong>in</strong>cise <strong>in</strong> metalli preziosi<br />

nell’antichità e conservate <strong>in</strong> vari musei.<br />

Mi piace ricordare che l’orig<strong>in</strong>e etimologica di “flebologia” e di “safena” proviene<br />

dal greco: flebes (vene, ma riferito anche alle arterie, senza dist<strong>in</strong>zione<br />

alcuna) e logos (studio) e ancora: safenés, che significa evidente, manifesta;<br />

def<strong>in</strong>ivano così, gli antichi greci, la più grande delle vene superficiali dell’arto<br />

<strong>in</strong>feriore.<br />

Nel 460 a.C. nasceva a Coos il grande medico Ippocrate che, a compendio<br />

di una vita spesa nell’attività di medico, studioso razionale e primo Maestro<br />

ufficiale della Medic<strong>in</strong>a, scrisse, <strong>in</strong>sieme ai suoi figli medici e altri allievi, il<br />

Corpus Hippocraticum.<br />

Nasceva così la “medic<strong>in</strong>a razionale”.<br />

Nel Corpus veniva compendiato tutto il sapere della medic<strong>in</strong>a antica f<strong>in</strong>o al V<br />

secolo a.C.; per quanto concerne la <strong>Flebologia</strong>, Ippocrate rifiutava l’<strong>in</strong>cisione<br />

delle vene varicose nel caso di gambe <strong>in</strong>fiammate o edematose, cosa peraltro<br />

già sconsigliata dall’antica medic<strong>in</strong>a egizia; preconizzava <strong>in</strong>vece punture<br />

ravvic<strong>in</strong>ate della vena, praticate lungo tutto il suo decorso varicoso, così da<br />

conseguirne la totale obliterazione, per effetto di trombosi <strong>in</strong>dotta dalla lesione<br />

dell’endotelio ( o anche per concomitante <strong>in</strong>fezione locale, aggiungeremmo<br />

oggi con le nostre conoscenze sull’asepsi).<br />

Venivano così proposti i primi germi della futura scleroterapia!<br />

Ippocrate aveva <strong>in</strong>oltre notato che gli Sciiti erano affetti da varici per il loro<br />

cont<strong>in</strong>uo stare a cavallo, con le gambe penzoloni e i piedi imbrigliati dalle<br />

staffe: si com<strong>in</strong>ciavano a formare le prime osservazioni sulla stasi.<br />

Nel trattato “de ulceribus”, Ippocrate oltre a dare <strong>in</strong>dicazioni quanto mai attuali<br />

sulle medicazioni (asciutte, non umide!) delle ulcere, sottol<strong>in</strong>ea l’importanza<br />

del bendaggio compressivo.<br />

Nel 150 d.C. Galeno, nativo di Pergamo, si trasferì a Roma e divenne il più<br />

famoso medico dell’epoca per la grande esperienza accumulata nell’assistenza<br />

medica dei gladiatori; tanta esperienza ebbe come frutto la produzione di 400<br />

trattati; <strong>in</strong> alcuni di questi venivano ampiamente descritte le vene e le arterie,<br />

la loro differente struttura di parete, nonché la differente qualità del contenuto,<br />

dist<strong>in</strong>guendo il sangue proveniente dal fegato come creatore di “spiriti naturali”,<br />

quello proveniente dai polmoni creatore di “spiriti vitali”, mentre quello<br />

proveniente dal cervello trasportava gli “spiriti animali”: commise così, il grave<br />

errore di asservire le proprie conoscenze ad un rigido dogmatismo teologico.<br />

Gli studi più importanti dal punto di vista flebologico verranno però descritti<br />

nel 400 da Oribasio di Pergamo che, s<strong>in</strong>tetizzando il sapere medico greco e romano<br />

<strong>in</strong> 70 volumi, descriveva con grande correttezza il suo <strong>in</strong>tervento chirurgico<br />

per le varici, dall’isolamento della vena alla legatura e sezione della stessa<br />

e delle sue collaterali.<br />

Nel VII secolo Aezio D’Amida, medico <strong>in</strong> Bisanzio, scrisse e pubblicò un compendio<br />

medico di 16 libri; <strong>in</strong> uno di questi, il Tetrabiblion, viene descritta con<br />

accuratezza e precisione la legatura delle varici; ed è proprio rifacendosi ad<br />

esso che Paolo di Egh<strong>in</strong>a, nel sesto dei suoi sette libri pubblicati con il titolo<br />

“Epitome medicae” , sottol<strong>in</strong>ea l’importanza del tronco safenico <strong>in</strong> rapporto<br />

alla evoluzione della malattia varicosa.<br />

Paolo praticava legature e resezioni a partire da qualche centimetro al di sotto<br />

della giunzione safeno-femorale e procedeva così:<br />

“ … Il procedimento aveva <strong>in</strong>izio con il lavaggio dell’arto, l’applicazione di<br />

un laccio alla radice della coscia e deambulazione; quando le varici com<strong>in</strong>ciavano<br />

a svuotarsi se ne segnava il percorso con <strong>in</strong>chiostro; poi, posizionando<br />

il paziente con la gamba sollevata, si poneva un altro laccio al g<strong>in</strong>occhio e<br />

si faceva un’<strong>in</strong>cisione con tagliente lungo il disegno precedentemente effettuato;<br />

si faceva attenzione a non praticare un’<strong>in</strong>cisione molto profonda per<br />

non tagliare sbadatamente il vaso; allargate le labbra della ferita con unc<strong>in</strong>i,<br />

con uno specillo curvo si dividevano le membrane apparse alla vista, così da<br />

evidenziare bene la vena e scollarla all’<strong>in</strong>terno. Si poteva sciogliere qu<strong>in</strong>di il<br />

laccio alla coscia e, sollevata la vena con unc<strong>in</strong>o, passarvi sotto un ago con doppio<br />

filo e tagliare poi l’ansa onde avere due fili; aperta la vena con una lancetta<br />

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