Facciamoci sorprendere - Blue Liguria - Sagep

lue
IPresìdi Slow Food italiani sono oggi
circa 200 e coinvolgono oltre 1300
piccoli produttori: contadini, pescatori,
norcini, pastori, casari, fornai, pasticceri.
Sono esempi concreti e virtuosi di un
nuovo modello di agricoltura, basata
sulla qualità, sul recupero dei saperi, sul
rispetto delle stagioni, sul benessere
animale. In Liguria abbiamo 13 presidi
progetti di tutela dei prodotti e delle
tradizioni. Sono cultura intesa come
identificazione della comunità, sono
gusto e quindi anche biodiversità.
Questa ci auguriamo che sia la nuova
strada del marketing, in grado di
affascinare anche il consumatore.
A cosa si contrappone questa
visione? A ciò che oggi ci appare tanto
scontato da sembrare irrinunciabile
ossia l’economia di mercato. La
competizione di mercato sarebbe la
variante del darwinismo biologico, ove è
il più capace o il più forte che si afferma
a detrimento dei più deboli; ovviamente
il darwinismo del mercato semplifica al
massimo il problema ed ignora che
l’evoluzione della specie non si basa
sulla logica del più forte ma su quella
del più adatto ossia, di chi è in sinergia
con l’ambiente. In questa fase della
globalizzazione il mercato è al centro
dell’operare umano, si produce solo
cosa, si vende con lo scopo ultimo di
generare moneta: ma la moneta, come
appare chiaro ai paesi del sud del
mondo, non si mangia. Questa logica
assurda si è trasmessa anche al nostro
sistema agricolo per cui il “contadino”
oggi produce senza la coscienza di
quanto ricaverà; sarà cioè il mercato a
dirlo. La perdita di ruolo da questo
punto di vista mette chi produce in
condizione di difesa con effetti
disastrosi sulla qualità del cibo e
dell’ambiente. In sintesi appare chiaro
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slow
Il contadino non darwinista
The Non-Darwinist Farmer
The Slow Food Italian Presidiums
today number approximately 200,
and cover over 1,300 small
producers. Farmers and fishermen,
shepherds and dairymen, butchers,
bakers, and pastry-makers. Concrete
and virtuous examples of a new
model of agriculture based on
quality, taste, seasonal produce, and
the well-being of animals. In Liguria
we have 13 presidium projects to
protect products and traditions.
Culture is seen as a means to identify
the community; it is taste, it is
biodiversity. We are hoping that this
can become a new marketing
strategy; something that is able to
fascinate and involve the consumer.
What are you up against? We are
up against something that in
appearance just can’t be renounced,
and namely the market economy.
This term comes up often in any sort
of economic discussion related to
production and distribution.
Competition on the market seems to
be a variation on Darwinism, survival
of the fittest, whose success is
achieved in detriment to the weak.
Obviously market Darwinism is a
simplification of the problem, which
ignores that in the evolution of
species, it is not necessarily the
strongest who wins, but the most
adaptable, the species that best
adapts to the environment, that is in
synergy with its environment. With
globalization, it’s the “market” who
decides. The Market is at the center
of all human operations, it sells only
to turn a profit, to make money.
Money becomes the be all and end
all of the whole process, more than
human relationships, more than
food.
come al mercato nulla importi di cibo
buono, pulito e tanto meno giusto. Il
problema pare quindi riconducibile al
modello di crescita che va diversificato e
misurato sul territorio con modelli di
produzione definiti integrati, perché
tengono conto degli scarti ed hanno
bassi livelli di consumo energetico, sono
legati alle tradizioni e quindi rispettano
la paternità del prodotto, creano inoltre
rete e scambi sociali e onorano la
dignità di chi lavora.
Ma dalla parte dei consumi, che cosa
sta succedendo? Possiamo dire oggi
che il consumatore sta diventando
co- produttore e con i suoi acquisti e
il suo modo di vivere è artefice di
questa qualità?
Siamo ancora distanti nonostante i
mercati contadini, le varie applicazioni
del km zero ed altri esempi virtuosi di
economia locale. I consumi, e non solo
quelli alimentari, sono stravolti, in
pratica si autogenerano spinti da una
corsa infinita all’emulazione e non
generati da bisogni concreti né tanto
meno da livelli di soddisfazione
spontanei. Questo è talmente reale che
a volte lo constatiamo osservando
anche i consumi di certi prodotti
agroalimentari definiti “di nicchia” e
consumati da taluni solo ed unicamente
per questo motivo, esattamente come
avveniva un tempo nel mondo della
moda per le pellicce ed oggi per i
telefonini. Chi ha visto “terra madre”,
questa grande rete di persone che pur
lontane si riuniscono a Torino ogni due
anni, si rende conto della necessità di
vivere il territorio ed il suo tempo in
maniera diversa; forse accadrà quando
cominceremo a farci anche le domande
che apparentemente non hanno
risposta, allora mangiare diventerà
veramente “un atto agricolo”.
Federico Santamaria*
This absurd logic has also been
transmitted to our own agricultural
system. The farmer today produces
without having any idea of how
much he will be able to earn from
his produce. He will have to wait for
the Market to tell him. The loss of his
role puts the food producer in a
defensive position, which in turn has
disastrous effects on the quality of
food and the environment. To
summarize, it appears quite clear
that the Market does not care about
good food, that it be clean and tasty,
in fact, these social and cultural
aspects are factors that the Market
does not want to accept.
The end result is that we must seek a
diversified model for growth. A
model that is measured against its
own land, using integrated
production methods that are aware
of what is wasted, that consume less
Raccolto ed essiccato a fine
giugno, l' aglio di Vessalico viene
dall’Alta Valle Arroscia,
nell’entroterra di Albenga.
Censito dalla Regione Liguria ed
inserito nell’Elenco nazionale dei
prodotti agroalimentari
tradizionali, il "Presidio Aglio di
Vessalico" è stato (nel 2000) il
primo presidio Slow Food ligure
Harvested and dried at the end
of June, garlic from Vessalico
comes from the Upper Arroscia
Valley behind Albenga.
Recognized by the Regione
Liguria and on the National List
of Traditional Agricultural
Products, the "Presidio Aglio di
Vessalico" was (in 2000) Liguria’s
first Slow Food presidium