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Facciamoci sorprendere - Blue Liguria - Sagep

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questo lavoro).<br />

A questo disco seguirà una<br />

tournèe che porterà questi 4<br />

instancabili artisti non solo a<br />

solcare i palchi italiani ma anche<br />

quelli internazionali. Il concerto<br />

grosso N.3 ha avuto enorme<br />

successo in estremo oriente e in<br />

tutti gli ambienti progressive<br />

internazionali.<br />

La collaborazione con Luis<br />

Enriquez Bacalov, così come la<br />

creazione di questo genere di<br />

suite orchestrali, risale al 1971,<br />

anno in cui i New Trolls<br />

Blu Nepal, lezione di stile<br />

Blu Nepal, Lessons in Style<br />

proponevano il primo Concerto<br />

grosso. Ideato da Bacalov stesso e<br />

prodotto da Sergio Bardotti<br />

rimase per sempre un cult per<br />

tutti gli amanti, non solo italiani,<br />

del genere progressive. A questo<br />

primo Concerto grosso ne seguì<br />

un secondo nel 1976 (era già il<br />

sesto disco dei New Trolls).<br />

Jazz? Funky? Pop? Indie? Elettronica? Drum&bass? Queste sono solo alcune delle<br />

componenti dell’originalissimo suono dei Blu Nepal, una band nata solo due anni fa<br />

e che ha prodotto da qualche mese il proprio lavoro d’esordio dal titolo Doesn’t it?<br />

I Blu Nepal sono Roberto Nappi Calcagno alla tromba, Agostino Macor alle tastiere<br />

e al Fender Rhodes, Paolo Furio Marasso al basso e Federico Branca alla batteria.<br />

Il lavoro si apre con un brano a dominante acid jazz dal titolo Get mad! Get crazy!<br />

e si conclude con Montecarlo, romanza funky. In mezzo c’è una Suite in 3 parti<br />

nella quale si evoca il linguaggio della musica per film di Ennio Morricone.<br />

Il disco è volutamente disomogeneo.<br />

L’insolito quartetto genovese è eclettico ma si riconosce un suono peculiare che fa<br />

da filo conduttore e permette all’ascoltatore di partecipare non a una celebrazione<br />

di virtuosismo ma a una lezione di stile.<br />

Jazz? Funky? Pop? Indie? Elettronic? Drum&bass? These are just some of the<br />

components of the extremely original sound of Blu Nepal, a band that was born<br />

only two years ago and which has just produced (a few months ago) a successful<br />

work entitled, Doesn’t it? The members of Blu Nepal are Roberto Nappi Calcagno<br />

on the horns, Agostino Macor at the keyboard and Fender Rhodes, Paolo Furio<br />

Marasso, bass, and Federico Branca, drums.<br />

It opens with a piece, entitled Get mad! Get crazy! where acid jazz dominates,<br />

and concludes with Montecarlo, a funky romance. In the middle is a Suite in 3<br />

parts, in which Ennio Morricone’s music language for movies is evoked. The<br />

album, (the EP) which holds only 5 traces, is deliberately unhomogeneous.<br />

This unusual Genoese quartet is eclectic, but a particular sound that relates to<br />

them can be recognized: atmosphere is the thread, allowing the listener to<br />

participate not just in a virtuoso celebration, but in a lesson of style.<br />

Max Mo.<br />

sound<br />

blue<br />

Amandolese allo specchio<br />

Amandolese in the Mirror<br />

Valentina Amandolese, cantautrice genovese che dal 2005 si fa notare per via<br />

della semifinale del premio Bindi, dà ora alla luce il suo disco d’esordio Nella<br />

stanza degli specchi. Questo cd in realtà è preceduto da un Ep (ovvero una<br />

sorta di cd breve) dal titolo in terza persona. Ma questo è certamente il primo<br />

lavoro organico e maturo della cantautrice che nasce dalla collaborazione<br />

con la Dcave records di Catania e in particolare con Daniele Grasso. È lui, in<br />

veste di produttore artistico, che ha saputo dare al disco l’atmosfera indie<br />

americana in cui la Amandolese voleva vedere immerse le sue canzoni.<br />

Nella Stanza degli Specchi è un disco che racconta storie spesso<br />

autobiografiche attraverso emozioni e impressioni ma utilizzando il “filtro”<br />

del cantautore, che ci guida nel prendere posizione di fronte alla realtà. A<br />

incorniciare un lavoro permeato da un’estetica old school campeggia tra le<br />

tracce una cover di Jimi Hendrix.<br />

L’utilizzo del racconto in terza persona permette all’autrice di prendere un<br />

certo distacco dalle proprie liriche, recuperando una lucidità descrittiva che<br />

lascia spazio anche al giudizio dell’ascoltatore.<br />

Valentina Amandolese is a Genoese singer-songwriter, who first came to<br />

fame when she won the semi-finals of the Bindi Prize. Her latest<br />

successful album, In the Room of Mirrors, Nella stanza degli specchi, is<br />

following on the heels of an EP (a short CD) called In Third Person, in terza<br />

persona. This is the first organic and mature work that the singersongwriter<br />

has done in collaboration with Dcave Records in Catania and in<br />

particular with Daniele Grasso, the artistic producer who has given the<br />

American indie atmosphere that Amandolese wanted to her songs.<br />

Nella Stanza degli Specchi is a record that<br />

often tells autobiographical stories<br />

through emotions and<br />

impressions filtered by the<br />

author who guides us into<br />

taking a position when<br />

facing reality. To frame<br />

the work, which is<br />

permeated by an<br />

old school<br />

esthetic, it<br />

stands<br />

among the<br />

traces of a<br />

cover by Jimi<br />

Hendrix. Using<br />

the tale told in<br />

the third person<br />

allows the singer<br />

to detach herself<br />

from her own<br />

songs, obtaining a<br />

descriptive lucidity<br />

which also leaves<br />

room for the listener’s<br />

judgment.<br />

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