Facciamoci sorprendere - Blue Liguria - Sagep

sea urchin
il riccio
Quel treno per Genova
That Train to Genoa
La sera del 1° giugno 2011 il TGV Parigi-Milano numero
2026 si è fermato alla frontiera di Modane per un’ora e
mezza perché i macchinisti italiani, provenienti da Torino
per il cambio, per una qualche ragione che nessuno ha mai
saputo, sono arrivati in ritardo. Imperversava al momento una
straordinaria nevicata mista a pioggia. Presto si fece buio. Nella
calda e accogliente atmosfera del vagone di prima classe c’era
chi leggeva, chi dormiva, chi commentava caustico. Qualcuno si
preoccupava delle coincidenze.
In particolare un gruppo di amiche francesi in ansia per la sicura
perdita della connection con Genova. Ci sarebbero stati ulteriori
treni? Dove dormire? Un ragazzino, smanettando sul suo Ipad
diede una speranza “C’è un treno per Genova alle 23 e 50 che
arriva alle 2 di notte”. Un sospiro di sollievo, pazienza per il
disagio.
A mezzanotte le francesi, al binario 6 della stazione di Torino
Porta Nuova, salivano con sconcerto sullo sgangherato espresso
1671. Destinazione Salerno via Genova e Roma. Si adattarono
come tutti in uno scompartimento fatiscente, ma poiché era un
treno a prenotazione obbligatoria ne vennero via via espulse
dagli aventi diritto, una italianità multiforme e assonnata,
ansiosa solo di trovare l’incastro di schiene e gambe necessario
al dormiveglia. Nel corridoio, tra bagagli e sedili provvisori, un
po’ sotto shock, ci trovammo in tanti.
Dopo due ore, in vista del porto, una signora del gruppo mi
chiese: “Sono stata a Genova da ragazza. È sempre una città
industriale?”. “Molto poco, le dissi. Oggi puntiamo ai servizi, all’hi
tech e sul turismo.”
L’aperto sorriso con cui mi rispose mi richiamò alla mente Felicia
Farr nel film Quel Treno per Yuma. Non saprei, lettore, se
nascondesse una profonda ironia o fosse effetto della malia
notturna della città. “Perhaps she’ll ride again on the 3.10 to Yuma”
cantava il grande Frankie Laine.
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Sergio Di Paolo
The evening of June 1, 2011, and the high-speed train, the
Paris-Milan TGV number 2026 was stopped at the border
town of Modane for an hour and a half because the Italian
machinists, coming from Turin for the change in shifts, for some
reason—no one knows why—arrived late. Outside the train, an
unseasonal snow mixed with rain was falling. Soon it would be dark.
Inside, in the warm and welcoming atmosphere of the first class car,
some passengers read, others slept, still others made caustic
comments. Some of them were worried about their connecting trains.
In particular a group of French ladies were worried that they would
miss the connection for Genoa. Would there be a later train? Where
could they spend the night? A young adult playing on his I-pad gave
them hope, “There is a train for Genoa at 23:50 which gets there at
2:00 in the morning.” A sigh of relief. Patience is in required.
At midnight the French ladies, by track number 6 at the Torino Porta
Nuova train station, climbed on board— with trepidation—Express
Train 1671, destination Salerno (south of Naples) via Genoa and
Rome. They settled down in a beat-up train compartment, but since
the train was one of those that requires reservations, they were
kicked out by a multi-form mass of sleepy Italians whose only desire
was to quickly find the right position for backs and legs in order to
go back to sleep. In the aisle outside the compartments, along the
windows, between baggage and flip-down seats, a bit still in shock,
we found ourselves all grouped together.
Two hours later, with the night lights of the port in sight, one of the
ladies of the group asks me, “I have been to Genoa as a child. Is it still
such an industrial city?”. “Not all that much,” I answered, “today we
are concentrating on services, on high-technology, and tourism.”
And the smile that she gave me brought to mind Felicia Farr in the
movie, That Train to Yuma. I wouldn’t know, dear reader, whether it
hid a profound irony, or was just the effect of the spell that the night
cast. “Perhaps she’ll ride again on the 3:10 to Yuma” sang the great
Frankie Laine.