Influenza dello strain-rate sul comportamento meccanico dei ...
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Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.2 I metalli<br />
1.2.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali metallici<br />
Così come accade per il calcestruzzo, anche le proprietà <strong>dei</strong> metalli mostrano una<br />
sensibilità alla velocità di deformazione da cui ri<strong>sul</strong>tano positivamente influenzate<br />
al crescere della stessa. I miglioramenti delle caratteristiche meccaniche però, in<br />
questo caso, sono di diversa natura essendo totalmente differenti dal punto di vista<br />
chimico-strutturale i due materiali. Infatti, mentre nel caso del calcestruzzo la<br />
sensibilità alla velocità di deformazione è da imputare soprattutto alla variazione<br />
<strong>dello</strong> sviluppo del processo fessurativo se sottoposto ad azioni veloci, nel caso<br />
dell’acciaio il ruolo più importante è rappresentato dalle dislocazioni e dalla loro<br />
evoluzione durante il percorso deformativo ad elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Proprio a causa<br />
della forte dipendenza del <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> a scala macroscopica<br />
(dell’ordine del cm) dai processi che si sviluppano a scala meso- e microscopica<br />
(dell’ordine rispettivamente del mm e del μm), non possono essere trascurati gli<br />
elementi cardini alla base della teoria <strong>dei</strong> metalli.<br />
Lo studio <strong>dei</strong> materiali metallici è strutturato su diverse fasi corrispondenti ai<br />
distinti livelli di osservazione; a scala nanoscopica i metalli si presentano come<br />
atomi fortemente legati dal punto di vista chimico e molto vicini gli uni agli altri a<br />
formare “pacchetti” di diversa forma e disposizione interna. E sono proprio queste<br />
ultime caratteristiche che forniscono il “grado di impacchettamento” del materiale<br />
cioè la misura di quanto gli atomi sono costipati all’interno del reticolo cristallino<br />
delineando già il <strong>comportamento</strong> finale del metallo a scala reale.<br />
Passando ad un livello visivo più alto, i pacchetti si uniscono formando <strong>dei</strong> “fogli”<br />
piani che, sovrapponendosi, cominciano a dare forma a quello che poi sarà il<br />
ri<strong>sul</strong>tato finale a scala macroscopica, un unico elemento solido dotato di spessore.<br />
È a questo punto, a scala microscopica, che difetti di assemblaggio <strong>dei</strong> fogli<br />
originano le cosiddette “dislocazioni”, piccolissime imperfezioni geometriche che<br />
però hanno un grande peso nella determinazione delle proprietà meccaniche finali<br />
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