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ANNO XVI – N. 63 – Dicembre 2012 - Agopuntura.org

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Presumibilmente l’agopuntura, intesa come trattamento dei Gui, ha prodotto nel corpolo stesso impatto, rinforzando il Po (che è per definizione “protezione”) e consentendoalle cose di assumere un nuovo contesto ed una nuova visione lxxxviii . O forse, davvero,esistono i fantasmi, le possessioni e vi sono punti corporei che possono provvedervi?Siamo riluttanti a crederlo, giacchè lo stesso Sowen lxxxix xc recita “non curerai chi credeagli spettri”. Circa la lingua ed i polsi, non si sono ravvisate né forme di Vuoto delPolmone 77 xci , né segni di Yang Wei Mai 78 xcii , elementi che, ove occorressero,depongono sempre per cause nascoste rispetto alle apparenze xciii . Va infine detto chelo stesso Sun Si Miao non da notizie circa i polsi e la lingua propri degli “attacchi deifantasmi”, inseriti, lo ricordiamo, fra le Diankuang, con polsi o vuoti e lenti o tesi erapidi e con lingua arrossata o pallida, a seconda delle condizioni xciv xcv xcvi . Vogliamoqui aggiungere, come chiosa conclusiva, che nella tradizione popolare d’oriente ed’occidente, stabilire i confini che separano la religione dalla magia è una questioneinsolubile, o per lo meno è tale quando si entra in certe sfumature rituali, cherispondono solo in parte ad alcune definizioni. In realtà le preghiere, le promesse nonsono altro che azioni che hanno lo scopo di forzare una potenza soprannaturale,purché intervenga in nostro favore. Di questo potere sovrano sulle anime anche imortali, nella concezione popolare, possono disporre, solo che siano capaci di trovareun mediatore in grado di farsi ascoltare e servire da essi. Fra le credenze relative aquesti mediatori, mitici o leggendari, o persone dotate di magici poteri, è importantesottolineare la presenza di una figura che ha trascinato dietro di sé un complesso dielementi macabri, osceni e fantastici: ovvero la strega. Il termine strega deriva dastrix, voce latina, che è l'uccello notturno in quanto le streghe potevano assumerel'aspetto di un volatile dopo che avevano cosparso il proprio corpo con uno specialeunguento fatato; mentre il termine dialettale janara 79 deriva da "dianare" con cui siindicavano nell'antichità danze <strong>org</strong>iastiche in onore di Diana Tifatina 80 . Ma al di là77 Polso Fine e Debole alla Barriera di Destra, in profondità.78Debolezza di entrambi i Cun, con vibrazione interna-esterna, dalla Radice alla Bocca.79 Termine beneventano che, nelle credenze di questa area, soprattutto in quelle contadine, attiene alle tante specie di streghe che popolavano gliantichi racconti. Contrariamente a tutte le altre streghe, la Janara era solitaria e tante volte anche nella vita personale di tutti i giorni, aveva uncarattere aggressivo e acido. Per poterla acciuffare, bisognava nascondersi per poi afferrarla per i capelli che erano il suo punto debole a quelpunto ti poneva una domanda e dovevi rispondere in modo che non si liberasse. La Janara, nell'immaginario popolare delle genti dei b<strong>org</strong>hi è unaspecie di strega che di notte entrava nelle stalle a rubare asini o cavalli (o altri animali), riportandoli, all'alba, sfiancati, su-dati e con le criniereintrecciate all'inverosimile. La janara poteva entrare nelle case facendosi vento e passando sotto le finestre. Secondo una credenza antica, se unafamiglia sospettava di essere visitata di notte da una janara poteva scoprirla apostrofandola durante la notte con la frase magica:"Janà vie' pe'sale" (ossia "Janara vieni per sale"). La janara, prima di morire doveva sopportare una lunga e dolorosa agonia: la sofferenza durava fino a che nonavesse trovato una persona disposta ad accettare l'eredità della sua arte.80 Diana è una divinità italica prima ancora che romana che corrisponde grossomodo alla greca Artemide con la quale sarebbe stata identificata apartire dal VI sec. a.C., quando cioè i contatti tra italici e greci delle colonie diventano più fitti e significativi. È una dea dalla natura ferina, silvestre;cacciatrice, è nello stesso tempo protettrice degli animali selvatici (in particolare le sono sacri i cervi), dei boschi, delle s<strong>org</strong>enti. Ella, che in qualità didivinità ctonia esercita il suo potere e la sua influenza su tutta la natura vivente, sovrintende anche le nascite umane e pertanto, vergine, èdestinataria di riti propiziatori alla fecondità. Infatti spesso è in relazione con la vita femminile, protegge le partorienti e le nutrici ma è ancheritenuta la causa della morte improvvisa di una donna. È anche una divinità lunare e a questo suo aspetto rimanda lo stesso nome “Diana” formatosulla radice diu- che è alla base anche dell’aggettivo dius (che indica il cielo), dei sostantivi dies (giorno) e deus (dio, divinità). La dea ctonia è nellostesso tempo divinità iranica. I due più antichi santuari a lei dedicati sono quello costruito sul monte Tifata presso Capua, dove era venerata conl’appellativo di Tifatina, e quello ad Ariccia in un bosco presso il lago di Nemi dove era chiamata Nemorensis (Diana dei boschi). È proprio in questidue santuari che ha preso forma l’ellenizzazione del culto di Diana, alla fine del VI sec.; e ciò si riconduce a circostanze storiche e politiche benprecise. Nel 504 il cumano Aristodemo, subito dopo divenuto tiranno, vince una battaglia contro gli etruschi che si combatte proprio ad Ariccia. Daquel momento inizia una ristrutturazione/rifondazione del santuario in senso ellenico: Diana viene assimilata alle dee greche Artemide ed Ecate, chegià presso la cultura religiosa greca costituivano, si potrebbe dire, due facce della stessa medaglia, visto che gli ambiti di azione dell’unasconfinavano in quelli dell’altra in quanto mai definiti nettamente. Ecate è una divinità di origine antica che si confonde con Selene (Luna per iromani), soprintende alla prosperità materiale ed è nutrice della gioventù; Pótnia Thurun (Signora degli Animali), protettrice della vegetazione edella fertilità animale ed umana è invece Artemide. E la Diana venerata nel santuario sul monte Tifata sembra avere tutte queste caratteristiche,confermate dai materiali archeologici di vario genere recuperati in loco nel corso dei secoli. Conservati al Museo Campano vi sono numerose111

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