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ANNO XVI – N. 63 – Dicembre 2012 - Agopuntura.org

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i fantasmi 32 che, come eteree e malevole entità, possono impadronirsi dei viventi,causandone ogni tipo di male xxix . Va poi rammentato che Liezi nel suo “Classico delvuoto perfetto” xxx afferma che esistono tre diverse categorie di “spiriti”:• Shen che vengono dal Cielo• Qi che derivano dalla Terra33• Gui che derivano dai defunti.Secondo altri testi taoisti gli Shen sono gli spiriti superiori, i Gui gli inferiori (o infernalio ctonici), paragonabili agli “spettri” delle tradizioni nordiche 34 , corrispondenti ai“demoni” (gdon 35 ) della tradizione mistico-religiosa tibetana 36 , che causano ostacoli ed32 In Cina si parla di tre tipi di Gui, secondo il seguente schema (elaborato dalla dott.ssa Rosa Brotzu):GUIGUI AFFAMATOPERSONE MORTENON REALIZZATE INVITAGUI ERRANTEPERSONE DECEDUTEIN INCIDENTIIMPROVVISIGUI ECCITATOPERSONE MORTECON ECCESSIVOLEGAME ALDESIDERIO FISICO33 Detti anche Yao, cioè Spiriti della Natura.34 Il vocabolo fantasma, dal greco antico phantasma a sua volta da phantazo (passivo e medio phantazomai : "io appaio"), ha il significato diapparizione (intesa come manifestazione soprannaturale) e solo con il tempo il suo significato si è ristretto ad indicare l'apparizione di un defunto.35 Secondo la religione animistica Bon, antecedente al Buddismo, per allontanare l’influenza degli spettri dalle comunità dei viventi, occore unacerimonia lunga e complessa, che dura molti giorni ed è nota come Shedur. Con l’avvento del Buddismo, si considerano altre entità spettrali,definite Tulpa: entita` incorporee create attraverso particolari metodi di meditazione da monaci. I tulpas vengono suscitati facendo convergereenergie psichiche, in conformazioni autonome, indipendenti cioè da chi le ha prodotte con il pensiero. Diventano realtà, e non soltanto per il lorocreatore, ma per tutti coloro che si trovano a muoversi nell'atmosfera psichica così creata. Col tempo questi fantasmi riescono perfino a sottrarsi alcontatto col proprio creatore e col suo pensiero – si staccano cioè, per così dire, dal ‘ cordone ombelicale ‘ del pensiero che li ha creati e li alimenta– e a peregrinare finché non si esaurisce la massa di energie psichiche di cui sono composti. Allora il tulpa si dissolve. Uno di tali tulpa è stato creatoquando l’adesso defunto Pantchen Lama (autorità religiosa e civile tibetana tradizionalmente opposta a quella del Dalai Lama, che ha sede nellaparte più orientale del Paese, e che, sempre tradizionalmente, in questa opposizione si appoggia alla Cina) fuggì in Cina. Egli lasciò in Schigatse (lasede di questa autorità, come Lhasa è la sede del Dalai Lamaun fantasma che gli somigliava come una goccia d'acqua, così da indurre in errore irappresentanti del governo di Lhasa, che volevano arrestarlo. Quando il tulpa scomparve, dopo una settimana, il vero Pantchen Lama si trovava giàfuori pericolo nel territorio cinese, senza poter essere raggiunto dalle truppe tibetane. a maggior parte delle tecniche mistiche tibetane deriva daltantrismo praticato nel Bengala, come dimostrano chiaramente gli innegabili punti in comune esistenti tra gli esercizi fisici, mentali e spirituali deidiscepoli yogi del tantrismo del Bengala e le pratiche segrete del buddismo tibetano. La pratica tibetana dei tulpa non sfuggirebbe dunque allaregola e trarrebbe la sua origine dal kriya shakti. Per creare un tulpa, l'adepto innanzitutto sceglie una divinità, maschile o femminile, del pantheontibetano, eleggendola, in un certo senso, a sua protezione. Occorre precisare che per i tibetani gli dei, benché siano dotati di poteri soprannaturali,sono ugualmente prigionieri del ciclo delle reincarnazioni esattamente come i più umili dei mortali. Il discepolo si ritira poi in un luogo isolato, o inun eremo, per meditare in pace sul suo yadam (il dio protettore), elevandosi alla contemplazione degli attributi spirituali per tradizione a quelloassociati. Nello stesso tempo, compie esercizi di visualizzazione fino a rappresentarsi distintamente, in spirito, l'immagine del dio, quale è dipinta suquadri e statue. Per aiutarsi nella contemplazione, il discepolo salmodia senza interrompersi delle litanie attribuite al suo yidam. Intanto disegna deikyilkhor. Spesso dipinge i motivi su carta o su legno usando inchiostri colorati, talvolta li scolpisce su cuoio o sul lamine d'argento, oppure li disegnasul terreno, con polveri di colori. La preparazione dei kyilkhor richiede estrema attenzione, perché il minimo errore esporrebbe lo sfortunatodiscepolo a gravissimi pericoli, alla follia, alla morte o, ancora peggio, alla permanenza forzata per migliaia d'anni in uno degli inferni dellacosmogonia tibetana. E' interessante notare che lo stesso timore è presente anche nei paesi occidentali: la tradizione esoterica non dice forse chese un mago che "cerca di evocare uno spirito" si sbaglia nel disegnare il cerchio magico protettore, rischia di essere "fatto a pezzi". I tulpas sonomolto simili alle eggregore (dal greco “vigiliare”, “vegliare”) dell’occultismo occidentale, entità, della tradizione nordica e germanica che vengonocreate nel piano astrale attraverso opportune cerimonie o rituali (anche involontari) come riflesso del subconscio dei suoi creatori. L'uso deltermine "eggregora" in questo senso si trova negli scritti di Aleister Crowley. Le eggregore possono essere create anche inconsapevolmente da unpensiero ossessivo e possono nuocere alla persona di cui sono parassite, sottraendole energia vitale. Attualmente, fra gli occultisti, è diffusa laconvinzione che la parola egregore abbia la medesima radice di aggregare e derivi dal latino: grex, gregis. La parola ha, dunque, il significato diraggruppare, mettere assieme. Qualunque siano gli individui che compongono un certo gruppo, per quanto simili o diversi possano essere, il99

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