montagne e lungo le sponde del lago Fucino, adoravano la dea Angizia 29 , dea deiserpenti, il cui culto rimase poi in epoca romana 30 . C'era nei pressi di Luco dei Marsi29Da: http://fogliettochenonfalla.blogspot.it/<strong>2012</strong>/05/amaggio-si-assiste-al-trionfo-della.html. In nome deriva daanguis, serpente, in peligno Anaceta. Poiché i serpenti erano spesso collegati con le arti curative, Angizia era probabilmente una dea dellaguarigione. E’ rappresentata sempre con un serpente in ogni mano e l’ampia diffusione del suo culto nell’Italia centro-meridionale e la tradizione dicerimonie che si svolgono a metà primavera in diverse contrade, sono rivelatrici di un rito propiziatorio della fertilità. Angitia fra i Marsi, Anagtiapresso i Sanniti, in Aesernia le veniva riservato l'appellativo di diiviia; Anaceta o Anceta nella peligna Corfinio aveva culto fra le donne ed erainvocata con l'attributo di Keria, voce che richiama il sumero kur (terra), accadico kerû (terra coltivata, orto) e il latino Cerere, il cui culto in Romaera abbinato a quello della Terra. Detta anche Bona Dea, era una divinità importantissima per i romani e violarne i misteri significava commettereun sacrilegio. Nel nel 62 a.C, quando Publio Clodio si introdusse di nascosto nella casa di Giulio Cesare, dove erano in atto le celebrazioni della dea,lo scandalo fu talmente grande da indurre lo stesso Cesare a ripudiare l’incolpevole sposa con la famosa frase la moglie di Cesare deve essere al disopra di ogni sospetto. Il primo giorno di maggio, si celebrava anche un’altra dea: Maia, personificazione della terra da cui il mese prende il nome.Le veniva sacrificata una scrofa gravida, il sus maialis (dal quale deriva la moderna etimologia di maiale) come presagio per la vita prospera deicampi. Maia, chiamata anche Bona Dea, Ops o Fauna, è probabilmente da identificare con la moglie del dio Vulcano dato che i sacrifici erano direttiproprio dal Flamen Vulcanalis, sacerdote di questa divinità. La Basica di S. Maria, fatta edificare in tempo record da Celestino V, s<strong>org</strong>e in un luogooggi chiamato Collemaggio, certamente derivante da Colle di Maia, cioè luogo dedicato a questa dea. La La basilica procattedrale Santa Maria diCollemaggio, fu fondata nel 1287 per volere di Pietro da Morrone, che fu incoronato papa, col nome di Celestino V, nel 1294. Contiene la primaPorta Santa del mondo ed è sede di un giubileo annuale unico nel suo genere. E’ stata gravemente danneggiata durante il terremoto del 2009. Nel1274 per difendere la sua Congregazione dallo scioglimento, decide di andare fino a Lione dove sta per svolgersi il Concilio voluto da Papa GregorioX. Un viaggio duro, 1000 km in pieno inverno, che f<strong>org</strong>ia e segna per sempre la sua vita. E' qui infatti che Pietro da Morrone incontra i Templari,soggiornando per due mesi in una loro maggione che poi diverrà convento celestiniano. Sotto lo stesso tetto, c'era il gran maestro Giacomo diBejau. Probabilmente furono gli stessi Cavalieri Templari ad introdurre Pietro da Morrone al Papa Gregorio X che rimase così ammaliato dallaspiritualità dell'eremita da concedergli la Bolla di conferma dell'Ordine 46 giorni prima che il Concilio iniziasse. E sembra che fu proprio inquest'occasione che i Templari strinsero un forte rapporto di fiducia con il futuro Papa Celestino V, un rapporto tale che li convinse ad affidare a luila custodia di un tesoro unico per il quale un tempo era stata costruita persino una città. Durante il suo rientro da Lione, lo stesso Pietro daMorrone racconta di aver incontrato un cavaliere, un angelo che lo avrebbe protetto. In un raro affresco, interdetto al pubblico nella Basilica diCollemaggio, compaiono proprio Celestino e l'angelo, con uno stemma, la croce rossa dei Templari. Sulla via del ritorno dalla Francia, nel luglio 1274Pietro si ferma a l'Aquila. Durante un sonno ristoratore racconta di aver visto La Madonna la quale, in segno di riconoscimento per le grazie ricevutea Lione, gli chiede di costruire, proprio lì a l'Aquila, un Santuario a lei dedicato. Pietro contatta allora subito il vescovo de l'Aquila, Niccolò daSinistro per la costruzione di un monastero e di un imponente abbazia. Forse il sogno della Madonna è solo una leggenda, ma sta di fatto che inpoco tempo Pietro trova le risorse e i progetti per edificare la propria basilica. I colori bianco e rosso della facciata, come quelli della fontana della99 cannelle (il più antico monumento della città de L’Aquila, attribuita a Nicola da Pentima), sono di chiara foggia Templare e, si dice, che l’interacittà de L’Aquila sia nata da un progetto di questa confraternita, il cui vero compito andava ben oltre la protezione dei pellegrini europei giunti inTerra Santa e consisteva nel dedicarsi alla ricerca dei tesori del Tempio di Gerusalemme, reliquie dai poteri immensi, andate perdute nel corso deisecoli. E’ in questo modo che i Templari entrarono in possesso di oggetti e documenti importanti, che si impegnarono a custodire e tramandare insegreto.30 Quindi non è forse un caso, ma l’effetto di un antico retaggio, il fatto che, lo scorso 5 agosto <strong>2012</strong>, la Gran Sasso Skyrace ha <strong>org</strong>anizzato una garedi Skyrunning (corsa ad alta quota: vedi: http://www.benessere.com/fitness_e_sport/corsa/skyrunning.htm), nel cuore del territorio del ParcoNazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, dedicata alla vipera dell’Orsini (Vipera ursinii), generalmente molto elusiva, solitaria e diurna, che abitaesclusivamente le praterie di alta quota, oltre i 1700 m.Da: http://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=39157.32
un bosco detto "lucus Angitiae", sacro alla dea, alla quale all'inizio della primaveravenivano offerte delle serpi come atti propiziatori. Una leggenda narra che Ovidio,poeta latino nato a Sulmona, autore delle “Metamorfosi”, il “poema delletrasformazioni” 31 , perdutamente innamorato di una bella fanciulla dal cuore dighiaccio, si rifugiò nel bosco di Angizia dove apprese le arti magiche. I Marsi eranonoti nel mondo antico per i loro poteri sui serpenti velenosi e sono menzionati nel I eII secolo d.C. come guaritori e indovini ambulanti a Roma. Nella cultura cinese,vietnamita, coreana e giapponese, si tramandano le leggende dei Long (Yong inCoreano, Ryu in giapponese 32 ) , creature a metà tra il piano fisico e il piano astrale,ma raramente descritte in forma umanoide, che possono assumere a piacere la formaumana e quella di rettile. Nel Medio Oriente sono conosciuti i Jinn, uomini serpente odragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi. Il un libro apocrifo falsamenteidentificato come il perduto Libro di Jasher 33 , viene descritta una razza di uominiserpente 34 .E’ la più piccola vipera d’Europa, si nutre di ortotteri, lucertole e piccoli roditori e come la congenere Vipera comune (Vipera aspis) è dotata di unsistema di difesa velenifero, ma questo risulta essere molto meno dannoso anche per le ridotte dimensioni delle zanne, in grado di iniettare unalimitata quantità di veleno. Detto in dialetto territoriale “aspe surdu”.31 Che iniziò a comporre intorno al 3 d.C. e si sviluppano in 15 libri di esametri (unica opera, nella sua produzione, scritta in questi versi), contenenticirca 250 miti uniti tra loro dal tema della trasformazione: uomini o creature del mito si mutano in parti della natura, animata e inanimata. Opera inapparenza dis<strong>org</strong>anica e "barocca", frutto quasi di un'obbedienza eccessiva alle norme della "varietas", le "Metamorfosi" rivelano invero la lorounità nella concezione di una natura animata, fatta di miti divenuti materia vivente, partecipe di un tutto che si trasforma: una natura intesa comearchivio fremente di storie trascorse, ove è possibile avvertire la presenza di una creatura mitica in un albero, in una fonte, in un sasso. La naturaovidiana appare percorsa dai fremiti arcani delle tante creature d'amore e di dolore che essa cela nel suo grembo. E’ qui che il mondo di Ovidio, cosìin apparenza legato alle forme e alle superfici, ai suoni e ai colori, rivela dimensioni insospettate. Sì, certo, in Ovidio il mito, oltre che umanizzarsi, siatteggia a splendida favola, ad affresco fastoso (gli dèi e gli eroi, scomparsa ogni motivazione religiosa del mito, servono solo ad alimentare lasfarzosa immaginazione del poeta); e tuttavia, specie in alcuni casi, il brillante gioco delle superfici s'accompagna, in singolare simbiosi, a unasensibilità inquieta di creature tormentate, che trovano nel trasformarsi l'unica via d'uscita a una situazione impossibile, a una passione assurda: neldivenire altra cosa rispetto a una realtà divenuta umanamente intollerabile, esse ritrovano finalmente il loro riscatto.32 I giapponesi raccontavano storie sui Kappa, un popolo mitologico di anfibi umanoidi.Da: http://it.wikipedia.<strong>org</strong>/wiki/File:Kappa_jap_myth.jpg.33 Vedi: http://www.dicriscito.it/religione/bibbia/libri-perduti.asp.34 Gli Aborigeni d'Australia credono che il mondo sia stato creato da Kurrichalpongo, un grande serpente sovrannaturale. Dalle sue uova sarebberonate le montagne, gli alberi e gli animali. Sempre gli Aborigeni venerano il serpente arcobaleno, che collega il cielo alla terra, ed è il guardianodell'acqua, che distribuisce, rappresentando la fertilità della terra e dell'uomo. In Africa ritroviamo delle credenze simili, dove il serpente è legatoall'arcobaleno e di conseguenza alla fertilità portata dalla pioggia. Alcuni popoli d'Africa considerano il serpente un antenato comune a tutta la loroetnia, e vi consacrano un tempio. Alcune sacerdotesse si occupano di nutrire e curare i serpenti ospiti di queste strutture, in modo da avere incambio protezione per tutta la comunità. Curiosamente, molte di queste credenze si sono evolute in modo parallelo in punti opposti del globo, emolte di queste credenze ancestrali sono poi state riprese dalle religioni più recenti. Nell'Antico Egitto la dea naja Ejo proteggeva la zona del deltadel Nilo e garantiva la sovranità del Faraone. Non a caso, sulla corona di questi ultimi, veniva rappresentata sotto forma di ureo, un cobra (Naja) dalcappuccio aperto che proteggeva il Sole ed il Faraone con il suo respiro infuocato. In Mesopotamia, l'Eufrate veniva identificato ad un serpentemaschio. Una leggenda babilonese racconta delle avventure di Gilgamesh che raccolse, nel mondo dei morti, l'erba d'immortalità per riportarla nelpaese dei vivi. L'eroe babilonese si fece rubare l'erba dal serpente che divenne immortale a dispetto dell'uomo. L'immortalità del serpente, ispirataal fatto che "cambi" pelle periodicamente, è comune a numerose culture. Ad esempio per gli Aztechi il serpente era il dio inventore del calendario,simbolo di morte e di rinascita. I Toltechi e gli Aztechi consideravano Quetzalcoatl, il Serpente piumato, un dio che abbandonò il proprio popolo pervagare verso l'eternità.33
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