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ANNO XVI – N. 63 – Dicembre 2012 - Agopuntura.org

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Circa l’andamento dei polsi il carattere teso si è ridotto dopo la seconda seduta ed èscomparso dopo la quarta; mentre a livello dei cun il polso si è tornato di volumenormale dopo la sesta seduta. A fine trattamento la lingua mostrava colorito normalee maggiore idratazione. A questo punto si è sospesa la somministrazione didiirdroergotamina ed eseguito una seduta di agopuntura (stessa modalità e punti)ogni due settimane per altri due mesi, con totale scomparsa del dolore e dei sintomicorrelati già dopo la seconda seduta. Inoltre, mentre nei due anni precedenti si eranoavute crisi ogni 3-4 mesi, non si è ripresentata cefalea ad un follow up di sei mesi.Interessante notare che, in tutto questo periodo, non si descrivevano defaillancesessuali.Commento ed epicrisiQuando abbiamo preso in cura il paziente, ciò che ci ha sorpreso è stata una suaaffermazione dalla quale emergeva una voglia profonda di credere in un trattamentoefficace, dato che, dopo molti anni di cure farmacologoche e “viaggi” in vari centricefalee, si era persuaso, anche a causa dell’atteggiamento verbale e non verbale deglispecialisti, la sua fosse una forma in ogni caso incurabile e che ogni tentativo era solouna prova destinata a fallire. Era così giunto ad uno stato di disperazione che è fontenon solo di un cronicizzarsi della affezione, ma che induce, di là dal dolore, ad undesiderio di porre fine ad una esistenza funestata da qualcosa di terribile e diinvincibile. Nell’ultima edizione del Codice di Deontologia Medica 37 , è invece scritto chenon solo compito del medico è quello di “sollevare dalla sofferenza nel rispetto dellalibertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia,di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e intempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”;ma anche quello “di suscitare la speranza” lvi . Il termine sofferenza deriva dal latino esi lega con l’immagine di colui che soffre, sopportando una pena e, soprattutto,resistendo ad essa. Con dolore, si vuole identificare una sensazione spiacevole, cheaffligge. La disperazione, invece connota uno stato psicologico in cui si è determinatol’allontanamento di qualsiasi speranza e, questa, rende vana ogni terapia. Dal doloreci possono essere due derivazioni:- la disperazione che è quello stato d’animo aggiuntivo, la stessa differenza che c’ètra lo stato d’ansia acuta e la perdita del controllo per il panico; si determinaquando tu non sai cos’altro poterti aspettare, infatti disperazione è un terminelatino composito, significa allontanamento da ogni speranza; perdi, dunque, lasperanza ed il controllo della situazione.- la sofferenza che, contrariamente a quello che si può immaginare, non è qualcosadi negativo; infatti, la derivazione etimologica, indica con il termine sofferenzaquello stato d’animo particolare di difficoltà in cui ci si ritrova quando si affronta unproblema... "resistendo". Ecco la differenza. Resistiamo non perché a noi piacciasoffrire, ma perché la sofferenza fa parte dell’essere umano, perché èquell’elemento risolto il quale, noi ci troviamo migliori nel rapporto con noi stessi enel rapporto con chi ci sta intorno.Ciò che è fondamentale e da tenere sempre a mente nell’esercizio professionale,anche e soprattutto di fronte a malattie complesse, è che il medico accompagna etrasmette la sensazione di poter contare su qualcuno in grado di aiutarci a capirecome mantenere il più possibile integro tutto quello che è l’aspetto della dignità dellapersona. Quello che fa la differenza, spesso, è la compartecipazione, l’applicazione,cioè l’aderenza alla terapia da parte della persona che ha il problema e per ottenerla,è in primo luogo il medico che deve essere animato dalla convinzione di potercurare lvii . Molto spesso invece, il medico trasmette una sensazione di inutilità ed37 Vedi: http://www.omceo.me.it/ordine/cod_deo/commentario.pdf ed anche: http://www.fedoa.unina.it/3372/1/Pepe_Francesca.pdf.131

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