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Kunstbulletin Juli/August 2023

Unsere Juli/August Ausgabe für 2023 mit Beiträgen zu Doris Salcedo, Franz Hohler, Reena SainiKallat, Reto Müller, uvm.

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Nella maestosa Villa Heleneum di Lugano, la Fondazione Bally<br />

inaugura la sua nuova sede dedicata all’arte contemporanea con<br />

una mostra collettiva dal titolo ‹Un lac inconnu›. Un invito al viaggio<br />

e all’esplorazione dell’intimo. E per il Ticino, un nuovo spazio<br />

d’arte pieno di promesse. Cynthia Garcia<br />

La Fondazione Bally si è insediata in un’elegante villa costruita negli anni Trenta sulle<br />

acque smeraldine del lago Ceresio. Come uno scrigno, la villa e il suo ambiente<br />

naturale sono il preambolo della mostra inaugurale. Con questa visione in mente, la<br />

curatrice e direttrice Vittoria Matarrese ha riunito 22 artisti svizzeri e internazionali<br />

attorno a un tema che risuona intrinsecamente con il luogo: ‹Un lac inconnu›. Durante<br />

la visita siamo confrontati con artisti che si interrogano, attraverso le loro opere, su<br />

ciò che si cela dietro questa calma impenetrabile della superficie dell’acqua.<br />

La stranezza architettonica e la vista iconica entrano in dialogo con le opere. A<br />

cominciare dall’ingiunzione di Haim Steinbach ‹Close your eyes›, 2003, che fluttua<br />

sulla veranda affacciata sul lago. Chiudere gli occhi in questo contesto è un invito a<br />

un viaggio interiore, un itinerario da percorrere controcorrente. I dipinti dell’artista<br />

Caroline Bachmann e l’opera site-specific di Mathias Bensimon esplorano il tema<br />

del lago in senso letterale, immersivo e magnetico, mentre Wilfrid Almendra e Petrit<br />

Halilaj & Álvaro Urbano esplorano il rapporto tra il simbolico e il reale, il paesaggio<br />

introspettivo e il mondo vivente. I dipinti ‹Resonance›, <strong>2023</strong>, di Oliver Beer orchestrano<br />

sulla tela pigmenti e suoni catturati sul lago per dare forma fisica a ciò che non<br />

percepiamo. Le provocanti silhouette di fogliame artificiale dell’artista Vito Acconci,<br />

‹Bodies in the Park›, 1985, ricordano i giardini francesi, ma qui il corpo dell’uomo è il<br />

suo stesso supporto, fondendosi con la natura. La giovane artista francese Elise Peroi<br />

ci sorprende con le sue vedute delicatamente tessute su seta, dove gli spazi vuoti<br />

ci costringono a immaginare ciò che è assente: il gesto della tessitura materializza il<br />

passare del tempo. I paesaggi evanescenti e vaporosi di Hélène Muheim, dipinti con<br />

ombretto, inchiostro e grafite, ci ricordano la bellezza e l’inquietudine della natura.<br />

I contorni sono incerti, non c’è inizio né fine, né retro né fronte. Nel film di Emilija<br />

Škarnulytė, un’ondina solitaria nuota nelle acque trasparenti di Napoli verso Baia,<br />

l'antica città romana sommersa.<br />

Il titolo della mostra, ‹Un lac inconnu›, è una citazione dal ‹Tempo ritrovato› di Marcel<br />

Proust che evoca l’esplorazione dell’animo umano. La domanda che potremmo<br />

porci visitando questa esposizione, ossia cosa rimane dell’essere umano rispetto al<br />

tempo della natura, resta tuttavia sopraffatta dallo splendore dei luoghi. Più che risvegliare<br />

sentimenti di mistero o di riferimenti all’abisso del tempo, ‹Un lac inconnu›<br />

è una visione poetica che celebra la bellezza dell’effimero.<br />

Cynthia Garcia è storica dell’arte e insegnante. siacintia@gmail.com<br />

→ ‹Un lac inconnu›, Bally Foundation, Lugano, fino al 24.9. ↗ ballyfoundation.ch<br />

FOKUS // UN LAC INCONNU<br />

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