CRITICA DELLA RAGION PRATICA - Sentieri della mente
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Immanuel Kant – Critica <strong>della</strong> ragion pratica<br />
condizionato e al sensibile. E', infatti, la nostra stessa ragione quella che, grazie alla<br />
suprema e incondizionata legge pratica e all'essere che di questa legge è cosciente (la<br />
nostra stessa persona), si riconosce come appartenente al puro mondo intelligibile,<br />
addirittura con la determinazione del modo in cui, come membro di tal mondo, deve agire.<br />
Si può capire, così, perché in tutta la facoltà <strong>della</strong> ragione “solo l'uso pratico” ci permetta di<br />
andare al di là del mondo sensibile, e ci apra la conoscenza di un ordine e di una<br />
connessione sovrasensibile, che, tuttavia, appunto perciò può estendersi solo nella misura<br />
necessaria per la pura finalità pratica.<br />
Mi si permetta, in questa occasione, di attirare l'attenzione soltanto ancora su un punto: e,<br />
cioè, che ogni passo compiuto con la pura ragione anche in campo pratico, in cui non si<br />
bada punto alla speculazione sottile, tuttavia si lega così precisa<strong>mente</strong>, e da sé, a tutti i<br />
momenti <strong>della</strong> Critica <strong>della</strong> ragione teoretica, come se lo si fosse meditata<strong>mente</strong> pensato<br />
solo per ottenere tale conferma. Una tal coincidenza, per nulla cercata, bensì (e di ciò<br />
chiunque può convincersi, purché prosegua le ricerche morali fino ai loro princìpi) trovata<br />
spontanea<strong>mente</strong>, delle più importanti proposizioni <strong>della</strong> ragion pratica con le osservazioni<br />
<strong>della</strong> Critica <strong>della</strong> ragione speculativa, che spesso sembravano non necessarie e troppo<br />
sottili, sorprende e riempie di ammirazione; e conferma la massima, già da altri<br />
riconosciuta e lodata, di condurre innanzi senza interferenze il proprio cammino, in ogni<br />
ricerca scientifica, con tutta la precisione e la sincerità possibili, senza preoccuparsi di ciò<br />
che potrebbe trovarsi di contrastante fuori del suo campo, bensì perfezionandola il più<br />
possibile in verità e completezza, in modo del tutto indipendente. Una frequente<br />
osservazione mi ha persuaso che, una volta portata a termine questa faccenda, ciò che a<br />
metà del percorso mi lasciava, a volte molto perplesso in rapporto ad altre dottrine, purché<br />
dimenticassi tale perplessità e badassi solo al mio compito fin quando non fosse terminato,<br />
finiva da ultimo col concordare inaspettata<strong>mente</strong>, e senza residui, con ciò che, senza<br />
minima<strong>mente</strong> tener presenti quelle dottrine e senza parzialità e preferenze per esse, di per<br />
sé era stato trovato. Gli autori si risparmierebbero molti errori e molta fatica perduta<br />
(perché diretta a un miraggio), se solo si decidessero a lavorare con più sincerità.<br />
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