30.05.2013 Views

CRITICA DELLA RAGION PRATICA - Sentieri della mente

CRITICA DELLA RAGION PRATICA - Sentieri della mente

CRITICA DELLA RAGION PRATICA - Sentieri della mente

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Immanuel Kant – Critica <strong>della</strong> ragion pratica<br />

nulla con certezza apodittica, e, rispetto a ciò, un interesse morale può essere decisivo.<br />

Più su avevo detto che, secondo il puro e semplice andamento <strong>della</strong> natura, nel mondo non<br />

ci si può aspettare - anzi, si deve giudicare impossibile - l'esatta corrispondenza <strong>della</strong><br />

felicità al valore morale; e che, perciò, da questa parte la possibilità del sommo bene poteva<br />

essere ammessa solo presupponendo un autore morale del mondo. A disegno mi trattenni<br />

dal limitate questo giudizio alle condizioni “soggettive” <strong>della</strong> nostra ragione, per sciogliere<br />

la riserva solo quando fosse stato determinato più esatta<strong>mente</strong> il modo di quell'assenso. In<br />

realtà, quell'impossibilità è soltanto “soggettiva”: ossia, la nostra ragione trova impossibile,<br />

per sé, rendersi comprensibile, in base a un processo mera<strong>mente</strong> naturale, una<br />

connessione così perfetta<strong>mente</strong> adeguata e completa<strong>mente</strong> finalizzata tra due accadimenti<br />

del mondo, che si producono secondo leggi così diverse: pur non potendo, d'altra parte,<br />

dimostrare - e lo stesso vale per qualsiasi finalità in natural'impossibilità che ciò abbia<br />

luogo secondo leggi naturali generali: non potendo, cioè, derivare adeguata<strong>mente</strong> tale<br />

impossibilità da princìpi oggettivi.<br />

Ma ora entra in gioco un principio di decisione di altra natura, per far pendere da una<br />

parte piuttosto che dall'altra la bilancia <strong>della</strong> ragione speculativa. Il comando di<br />

promuovere il sommo bene è fondato oggettiva<strong>mente</strong> (nella ragion pratica), e la sua<br />

possibilità lo è del pari (nella ragione teoretica, che non ha nulla in contrario). Solo il modo<br />

in cui dobbiamo rappresentarci questa possibilità - se secondo leggi generali <strong>della</strong> natura,<br />

senza un autore saggio preposto alla natura medesima, o solo presupponendo un tale<br />

autore - non può esser deciso oggettiva<strong>mente</strong> dalla ragione. Qui, ora, interviene una<br />

condizione “soggettiva” <strong>della</strong> ragione: l'unico modo teoretica<strong>mente</strong> possibile, e al tempo<br />

stesso compatibile con la moralità (che sottostà a una legge “oggettiva” <strong>della</strong> ragione), per<br />

pensare la corrispondenza esatta del regno <strong>della</strong> natura col regno dell'etica come<br />

condizione <strong>della</strong> possibilità del sommo bene. Poiché la promozione di esso, e, quindi, la<br />

presupposizione <strong>della</strong> sua possibilità, è necessaria “oggettiva<strong>mente</strong>” (ma solo in<br />

conseguenza <strong>della</strong> ragion pratica); e, al tempo stesso, il modo in cui noi abbiamo da pensar<br />

possibile tale corrispondenza dipende da una nostra scelta, in cui, tuttavia, un interesse<br />

libero <strong>della</strong> ragion pura pratica fa pendere la bilancia verso l'ammissione di un autore<br />

saggio del mondo; si ha che il principio che qui determina il nostro giudizio è, bensì,<br />

“soggettivo”, come esigenza; ma anche, al tempo stesso, che, come mezzo per promuovere<br />

ciò che è oggettiva<strong>mente</strong> (pratica<strong>mente</strong>) necessario, esso è il fondamento di una massima<br />

dell'assenso in senso morale; ossia, è una pura fede razionale pratica. Questa, dunque, non<br />

è comandata: è una libera determinazione del nostro giudizio, compatibile con la<br />

(prescritta) intenzione morale e, oltre a ciò, concorde con l'esigenza teoretica <strong>della</strong> ragione<br />

di ammettere quell'esistenza, e di farne, inoltre, il fondamento dell'uso <strong>della</strong> ragione. Tale<br />

fede scaturisce dall'intenzione morale e, quindi, può bensì talora vacillare in chi è bene<br />

intenzionato, ma mai rovesciarsi in incredulità.<br />

9. Della proporzione delle facoltà conoscitive dell'uomo saggia<strong>mente</strong> commisurata<br />

alla sua destinazione pratica<br />

Se la natura umana è destinata a tendere al sommo bene, anche la misura delle sue facoltà<br />

conoscitive, e, in particolare, il loro rapporto reciproco, si deve pensare che siano<br />

convenienti a tale scopo. Ma la critica <strong>della</strong> ragione “speculativa” dimostra la più ampia<br />

insufficienza di tale ragione a risolvere in modo adeguato i problemi più importanti che le<br />

sono proposti: pur senza che si disconoscano le naturali e non trascurabili indicazioni <strong>della</strong><br />

ragione stessa, nonché i grandi passi che può compiere per avvicinarsi a quella grande<br />

Pag. 88/103

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!