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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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88<br />

Mi mancava il respiro e gli occhi erano serrati, non riuscivo ad aprirli. Sentivo le voci degli altri<br />

provenire da lontano, sembrava fossero tutti in cucina, ridevano. biiiiiiiiip. “Sto soff ocando!<br />

Possibile che nessuno lo senta?” Provai a raccogliere tutta la voce che avevo in corpo, ma –<br />

biiiiiiiiip – non uscì che un rantolo appena sussurrato. “Sto morendo! Merda! Siete sempre tutti<br />

qui, ed ora che servite…” biiiiiiiiip Non riuscivo più a capire se respiravo da solo, mi girava la<br />

testa. “Giulia, amore, vieni da me, ti prego. – Aria, aria, aiuto, sto moren…”<br />

“Toc” un rumore sordo mi fece aprire gli occhi, all’improvviso. Giulia era lì, una scatoletta <strong>di</strong><br />

salviettine umi<strong>di</strong>fi cate le era scivolata dalle mani. “Scusa, tesoro, non volevo svegliarti”, mi <strong>di</strong>sse<br />

sorridendo. Le risa dalla cucina erano svanite, la macchina per respirare aveva il suo rumore<br />

solito, o<strong>di</strong>osamente ritmico, era lì e funzionava. Io stavo respirando regolarmente e mia moglie<br />

mi sorrideva dolcemente. Avevo sognato tutto. Un volgare, terribile incubo mi aveva fatto vedere<br />

la morte in faccia, una scatola <strong>di</strong> salviettine umi<strong>di</strong>fi cate mi aveva riportato alla vita. Io era ancora<br />

vivo e Giulia era con me, come sempre, bella come il primo giorno che l’avevo incontrata. “Va<br />

tutto bene, Lorenzo?”. Chiusi una volta gli occhi per <strong>di</strong>rle ‘SÌ’, “vuoi che resti qui con te?” Li<br />

chiusi ancora.<br />

Mi spostò un po’ la gamba destra e si sedette leggera sul mio letto, sistemandosi in modo che<br />

io potessi guardarla negli occhi. Rimanemmo a lungo così, in silenzio, ma scoprivo solo in quel<br />

momento, una per una, le parole che avrei voluto <strong>di</strong>rle.<br />

Sono passate due settimane da quel giorno. Anche oggi guardo il mio soffi tto. Mi sento come se<br />

fossi nato allora. Oggi sono vivo e sono tornato da me. Non mi vergogno per quello che avevo<br />

me<strong>di</strong>tato, ma non ne sento più il bisogno. Ho mille pensieri che si aff ollano nella mente, come<br />

sempre, mille silenzi ancora da ascoltare, qui nella mia cella con Lou.<br />

Domani arrivano i tecnici per montarmi il comunicatore vocale: non è poi così vero che non ho<br />

più nulla da <strong>di</strong>re.<br />

Lou Gehrig fu uno dei più gran<strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> baseball in America, costretto a ritirarsi per l’insorgere della<br />

SLA, la sclerosi laterale amiotrofi ca, che adesso viene anche conosciuta come “Morbo <strong>di</strong> Lou Gehrig”,<br />

prendendo il nome dal primo paziente che presentò questa patologia.<br />

S1/43 Non unica: solo rara<br />

Marinella ARRI<br />

Da un po’ <strong>di</strong> anni per me il mondo è fatto degli ‘angio’, da una parte e degli altri, i ‘fuori’,<br />

dall’altra. Ma molti anni fa e a lungo avevo pensato che nel mondo c’erano tutti gli altri e poi io,<br />

con una cosa che nessuno sapeva cos’era.<br />

Chi può capire quanto possa sentirsi sola, e come neanche sappia defi nire ciò che prova, una<br />

bambina <strong>di</strong> nove anni, che si vede un braccino crescere a sproposito e allungarsi più dell’altro,<br />

riempirsi <strong>di</strong> bozzi e <strong>di</strong> vene e dolere, senza che nessuno intorno a lei sappia darle una spiegazione<br />

e lenirle il male? Se si guarda allo specchio, è una bambina come tutte, anzi, lei non lo sa, ma è<br />

particolarmente carina, con i suoi capelli bion<strong>di</strong>, alta, snella e lo sguardo in bilico tra infanzia e<br />

adolescenza. Basta nascondere la destra <strong>di</strong>etro la schiena ed è tutto perfetto.<br />

Me<strong>di</strong>ci e professori la stu<strong>di</strong>ano e la portano in giro per convegni – perché è questo che gli adulti,<br />

quelli che sanno <strong>di</strong> più e che per gli altri hanno tutte le risposte, riescono a fare per lei – in cerchio<br />

tutti intorno, tanti occhi sconosciuti le scrutano incuriositi e perplessi il braccio ‘<strong>di</strong>verso’. Ma si<br />

rendono conto della paura e della profonda incertezza che le seminano dentro?

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