Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
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– Pigliapoco – lo chiamavano le donne – vien qua. Pren<strong>di</strong> questa pentola bucata (quest’ombrello,<br />
questo cestino...) ve<strong>di</strong> se puoi farci un po’ <strong>di</strong> bene o se è proprio da buttare.–<br />
Già, perché oltre che tenere pulito il paese tra le sue prerogative c’era anche <strong>di</strong> riparare gli oggetti<br />
rotti che non si aveva cuore <strong>di</strong> buttare; erano gli anni settanta e non c’era ancora il consumismo per<br />
cui ci si pensava bene a <strong>di</strong>sfarsi anche solo <strong>di</strong> un colino. Lui posteggiava il carretto, ci appoggiava<br />
vicino la ramazza e si faceva passare l’oggetto infortunato. Lo guardava <strong>di</strong> su, lo guardava <strong>di</strong><br />
giù, poi bofonchiava – Uhm, vedremo – e se in capo a due giorni l’aggeggio non ricompariva<br />
miracolato voleva proprio <strong>di</strong>re che il rime<strong>di</strong>o era impossibile.<br />
– Bravo, Pigliapoco – ringraziavano le massaie – Quanto vuoi per il lavoro? –<br />
– Niente, niente – ribofonchiava lui – Lo faccio per <strong>di</strong>vertimento – e scompariva.<br />
Era fatto così. Diceva che riparava le cose per <strong>di</strong>vertirsi e tutti lo mettevano sul conto <strong>di</strong> una sua<br />
innocua bizzarria, non l’unica perché l’intero paese era abituato anche a un’altra sua particolarità:<br />
al suo curioso rapporto con il sonno. Pigliapoco era infatti celebre per farsi trovare addormentato<br />
ovunque, sui muretti, sui gra<strong>di</strong>ni, qualche volta persino appoggiato alla granata. Erano sonnellini<br />
che lo coglievano fulminei e che in gioventù gli avevano procurato un guaio serio: mentre dalla<br />
spalletta del ponte stava pescando con la lenza si era come <strong>di</strong> consueto addormentato a botta, e<br />
c’era voluto del bello e del buono per tirarlo su e portarlo all’ospedale.<br />
Lì – le cronache narravano – era incappato in un giovane neurologo che si era sforzato <strong>di</strong> capire<br />
il perché <strong>di</strong> quelle dormite inopinate ma invano (certo, a quell’epoca la narcolessia non c’era<br />
ancora sui libri <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina) per cui era stato <strong>di</strong>messo con la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> “letargia” e buonanotte<br />
suonatori.<br />
Era tornato a casa e tutto era ripreso come prima; i compaesani gli avevano affi bbiato quel<br />
soprannome <strong>di</strong> Pigliapoco allusivo alla sua evidente scarsa propensione a prendere pesci e nessuno<br />
aveva più fatto caso alle sue ronfate inopinate. Lui stesso, peraltro non ne sembrava più <strong>di</strong> un tanto<br />
infasti<strong>di</strong>to ma per un motivo che si era ben guardato dal fare trapelare: nel momento in cui cadeva<br />
addormentato partiva per un mondo molto più variopinto <strong>di</strong> quello che lo circondava, un mondo<br />
in cui parlava e chiacchierava in continuazione con gli oggetti. E con quali oggetti? Con quelli<br />
che aveva appena riparato ma talora anche con quelli che gli si sarebbero presentati <strong>di</strong> lì a poco.<br />
Le cose gli erano amiche e gli raccontavano storie semplici ma interessanti: per esempio la<br />
cuccuma del parroco gli raccontava del primo caff è che aveva fi ltrato a Marechiaro, l’arcolaio<br />
della nonna conta<strong>di</strong>na delle lane che aveva <strong>di</strong>panato, il bilancino del farmacista degli intrugli che<br />
aveva soppesato, negli ultimi anni poi ci si erano messe anche le biciclette e fi guriamoci quelle,<br />
quante ne avevano da raccontare, e strade, e strade, e corse, e postini partigiani...<br />
Insomma, le voci silenziose delle cose gli avevano riempito la vita e l’avevano fatto arrivare in<br />
buone con<strong>di</strong>zioni fi no alla vecchiaia.<br />
– Ma sono allucinazioni! Le allucinazioni tipiche della narcolessia! – sarebbe sbottato quel giovane<br />
neurologo se fosse stato messo al corrente della faccenda ma era destino questo non dovesse<br />
avvenire mai. Per tutta la vita Pigliapoco era sempre rimasto ben attento a girare al largo da<br />
me<strong>di</strong>ci e ospedali e anche quelle volte in cui gli era capitato qualche altro guaio aveva fatto in<br />
modo <strong>di</strong> sfuggire a qualsiasi supplemento indagativo.<br />
Era arrivato così in età avanzata, era andato in pensione e passava i pomeriggi con gli altri vecchietti<br />
sulla panchina della piazza. Lì qualche donna lo cercava ancora per le carabattole acciaccate che<br />
lui continuava a riparare chiacchierandoci in silenzio come niente fosse stato.<br />
Sì, perché con il passare del tempo gli attacchi <strong>di</strong> narcolessia non erano spariti, continuavano a<br />
prenderlo ancorché mescolati alla normale sonnolenza delle persone anziane sì che quando, sul<br />
volgere dei novant’anni, dall’ennesimo sonnellino non si era più svegliato nessuno se ne era più<br />
<strong>di</strong> un tanto meravigliato.<br />
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