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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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Ho provato ad ascoltarle, perché è vero, un po’ mi bruciano la schiena, il sedere e i pie<strong>di</strong>. Ci ho<br />

messo la mia buona volontà ma, nel letto alla mia destra c’è uno che dev’essere malato, forse sta<br />

proprio morendo perché fanno tanto movimento intorno a lui… Poi, mi sembra che puzzi un<br />

po’ e non capisco perché.<br />

Alla mia sinistra invece c’è un tizio abbastanza giovane che cammina da solo, non usa neppure il<br />

bastone. Ogni tanto esce dalla stanza, io lo vedo.<br />

Lui qui, la fa da padrone perché io e l’altro non parliamo mai, poi mi da fasti<strong>di</strong>o come mi guarda<br />

pensando che non mi accorga <strong>di</strong> nulla. A volte lo fa con pena o insoff erenza, persino con schifo<br />

quando mi bagno nel letto.<br />

Non sempre riesco a chiamare le infermiere in tempo per aiutarmi, così quello deve vedere anche<br />

quando mi puliscono. Ma cosa vuole da me? Lui si sente un <strong>di</strong>o ma, io <strong>di</strong> notte son sempre<br />

sveglio e lo sento che russa e parla nel sonno. Anche lui da fasti<strong>di</strong>o, eppure noi non <strong>di</strong>ciamo<br />

mai nulla. È proprio antipatico, anche se penso che, dovesse andare a casa, chi chiamerebbe le<br />

infermiere se avessi bisogno? Poi, chissà chi arriverebbe al posto suo, magari qualcun altro che sta<br />

morendo, no, meglio questo tizio.<br />

Io, quando potrò tornare a casa mia?<br />

Perché sono confi nato qui dentro, in questa stanza, in questo corpo dolorante e devastato senza<br />

saperne il motivo e senza trovare sollievo o rime<strong>di</strong>o?<br />

Ora mi importa solo girarmi e stare a guardare il soffi tto, ci riesco bene anche con gli occhi chiusi<br />

tanto lo conosco a memoria. … Nell’angolo vicino alla fi nestra si intravede il ramo <strong>di</strong> un albero<br />

e, più in alto c’è la macchia <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà dalle sembianze <strong>di</strong> una nuvola da temporale, del resto, in<br />

questi vecchi luoghi c’è sempre una per<strong>di</strong>ta.<br />

Più in alto c’è una ragnatela col suo ragno e qualche zanzara intorno, invece, sulla parete <strong>di</strong> fronte<br />

a me vedo un piccolo schizzo <strong>di</strong> sangue o, forse, è solo lo schizzo <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>cinale.<br />

Ah, se non avessi sempre questo dolore starei proprio bene così, con gli occhi chiusi, immobile<br />

per via del respiro lieve sempre più. Potrei ancora vedere, come ieri sera, mia fi glia che fa i suoi<br />

primi passi tendendo le sue manine cicciotte verso me per paura <strong>di</strong> cadere. Eppure mi sembra <strong>di</strong><br />

ricordare che la mia bambina ha cinquant’anni suonati.<br />

Potrei vedere l’orto della mia casa che ha bisogno <strong>di</strong> me; le verdure son pronte da cogliere e le dalie,<br />

le mie dalie così belle e profumate, potrei portarle al cimitero da mia moglie che le adora. È stata<br />

lei a farmi venire la passione dei fi ori, anche se rimango convinto siano molto meglio le carote.<br />

Perché <strong>di</strong>co che la mia donna è al cimitero se, prima, era davanti a me e ogni tanto alzava lo<br />

sguardo dal suo lavoro a maglia per sorridermi o brontolarmi addosso?<br />

Non lo vuol proprio capire che fa dei centrini orren<strong>di</strong> e fasti<strong>di</strong>osi.<br />

Che bello, mi vedo persino quando ero più giovane, con la cartella piena <strong>di</strong> pratiche da sistemare,<br />

correre verso il tram per arrivare almeno una volta in orario al lavoro. Mi piaceva lavorare ma, il<br />

mio <strong>di</strong>fetto più grande era la puntualità.<br />

Ora è arrivata mia madre che, come ogni volta, mi guarda con la sua solita dolcezza senza <strong>di</strong>re<br />

neppure una parola.<br />

Vorrei tanto sentire la sua voce, dopo potrei anche andarmene al Creatore contento.<br />

Sento che mi sto bagnando ancora, non riesco proprio a fermarmi, perché è più forte <strong>di</strong> me. Ora<br />

il mio vicino <strong>di</strong> letto si accorgerà e chiamerà le infermiere così, anche se terrò gli occhi serrati, i<br />

miei cari si allontaneranno e, chissà quando potrò rivederli.<br />

Appena potrò rimettermi supino, li chiamerò.<br />

Speriamo non venga quella infermiera che, quando parla, non riesco proprio a capire, eppure<br />

io ho sempre parlato italiano per via del mio lavoro. Forse è un infermiera del sud, però è più<br />

delicata delle altre, con me i guanti li usa poco.

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