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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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Questa poesia è quin<strong>di</strong> per te, Zia, che hai dovuto aff rontare una grave operazione a causa della<br />

malattia che ti ha colpito.<br />

Ho sentito una voce,<br />

era la voce <strong>di</strong> un cuore<br />

che ha molto soff erto<br />

che ha molto sperato<br />

che ha provato gioia e dolore,<br />

che è stato muto<br />

<strong>di</strong> fronte all’operazione,<br />

che ha cantato la felicità <strong>di</strong> un cuore sano<br />

anche se l’arrivo è un po’ lontano.<br />

C’è solo una voce<br />

che sa guarire,<br />

è il silenzio<br />

che la parola fa perire.<br />

Questa è la chiave della vita<br />

<strong>di</strong> una persona che non si è spazientita,<br />

è la forza che non ti fa perdere,<br />

che agisce<br />

nascosta<br />

e fa sì che il dolore si possa comprendere.<br />

Francesca<br />

Carissima Francesca<br />

grazie per la tua poesia tanto bella e ricca <strong>di</strong> signifi cati.<br />

È solo grazie alla tua grande sensibilità che sei riuscita a “sentire” la voce del mio cuore e a<br />

coglierne tutte le sue sfumature: dal dolore alla gioia, per arrivare al silenzio Sono trascorsi ormai<br />

<strong>di</strong>eci anni da quella terribile sera in cui tutto il mio mondo è cambiato, il grande dolore fi sico <strong>di</strong><br />

quella notte mi ha improvvisamente gettato in uno spaventoso tunnel buio, quasi senza uscita:<br />

la malattia. Io che fi no a quel momento l’avevo sempre vista negli altri ora fa parte <strong>di</strong> me, è<br />

parte <strong>di</strong> me. All’inizio pensi <strong>di</strong> guarire anche se la strada è in salita, ma poi ti accorgi che non è<br />

proprio così, la vetta è sempre lontana e per quanti sforzi tu faccia non riesci a raggiungerla. Inizi<br />

a fare esami, a passare da un ospedale all’altro, i tempi per i risultati sono lunghi, nel frattempo<br />

ti ritrovi <strong>di</strong> nuovo in sala operatoria, ricominci tutto da capo: il dolore, la riabilitazione, la fatica<br />

e la salita che <strong>di</strong>venta sempre più ripida. Ma intorno a me ho tanto amore: mio marito, i miei<br />

fi gli, la mamma, il tuo... e questo è la forza a cui attingo per percorrere il mio cammino ogni<br />

giorno. Finalmente arriva la <strong>di</strong>agnosi: Sindrome <strong>di</strong> Marfan. È la voce che rompe il silenzio. Può<br />

sembrare una condanna, ma non per me, perché fi nalmente so chi è il mio “avversario”, e se lo<br />

conosci impari come aff rontarlo e persino a conviverci. Con la <strong>di</strong>agnosi inizia il percorso per il<br />

riconoscimento dei miei <strong>di</strong>ritti, dall’invali<strong>di</strong>tà alla legge 104. C’è la mia voce che chiede solo il<br />

giusto, ma ahimè al <strong>di</strong> là c’è solo sor<strong>di</strong>tà e silenzio. Respingono più volte le mie richieste, mi<br />

riconoscono un’invali<strong>di</strong>tà non proprio congrua alla malattia, continuo a fare ricorsi, passare da<br />

una commissione all’altra, commissioni spesso composte da persone che non hanno mai sentito<br />

nominare la Sindrome <strong>di</strong> Marfan. Sai, ultimamente sono stanca <strong>di</strong> tutto ciò, forse sbaglio, ma mi<br />

sento sempre più a <strong>di</strong>sagio a chiedere e mi accontento <strong>di</strong> quanto mi è stato riconosciuto.<br />

Mi ricordo che la mia nonna <strong>di</strong>ceva spesso “chi le ha sono sue” e aveva proprio ragione! Sono<br />

<strong>di</strong>ventata “silenziosa” e nel silenzio ascolto la voce del mio cuore: <strong>di</strong>co grazie ogni mattina per<br />

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